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Georges Braque: 60 anni dalla morte di uno dei più grandi esponenti del cubismo

Flickr.com - © Thomas Hawk

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Chissà da cosa sarebbe stato ispirato e cosa avrebbe dipinto oggi uno come Georges Braque, il grande pittore e scultore francese di cui quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario dalla morte, avvenuta a Parigi il 31 agosto del 1963. Prolifico all’inverosimile, amava sperimentare e per un certo periodo realizzò anche dei collages. Nella sua arte è possibile riconoscere varie fasi, da quella Fauve al cubismo formativo, per poi passare al cubismo analitico e tornare infine al figurativismo. Con Pablo Picasso è comunque considerato il capostipite del Cubismo e i due, come sono in molti a sapere, divennero grandi amici tanto da cambiare radicalmente la concezione dell’arte che si era avuta per cinquecento anni, un’arte che secondo loro non doveva essere più soltanto un’imitazione della realtà. E così è stato.

I due si conobbero nel 1907, quando Braque si recò a visitare una retrospettiva su Paul Cézanne all’interno del Salon d’Automne, un’esposizione più avanti di tutte le altre, perché accoglieva volutamente avanguardie considerate “anti accademiche”. Picasso all’epoca stava lavorando a Les demoiselles d’Avignon e stava studiando l’arte africana “primitiva”. Braque ne rimase affascinato, tanto da volerne approfondire la conoscenza, in particolare quella con lui che ebbe poi uno sviluppo positivo inaspettato. Gli lasciò un biglietto nel suo studio a Montmartre sul quale scrisse “ricordi anticipati”. Ebbe così inizio una delle più esaltanti collaborazioni artistiche del Ventesimo secolo e per sei anni i due vissero e lavorarono a stretto contatto, rompendo con le composizioni convenzionali e rappresentando oggetti tridimensionali su una superficie a due dimensioni fino al 1914, quando il rapporto si arrestò perché Braque fu chiamato a combattere nella Prima Guerra Mondiale.

Cahier 1917-1955. Con un omaggio di Brassaï

Non basta far vedere quel che si dipinge. Bisogna anche farlo toccare". E per illustrare questa massima disegna una teiera, simile a tutte le teiere che ha dipinto o inciso su pietra. Sembra così far eco alle parole di Reverdy: "La poesia consiste nel creare un oggetto sostitutivo in grado di colmare nel cuore dell'uomo il vuoto prodotto dall'assenza dell'oggetto reale agognato, di tutto il reale agognato ". Nel Cahier ogni aforisma ha forza e significato soprattutto in virtù della magia del disegno. Le parole attraversano le forme, e le forme esaltano la risonanza delle parole.

Durante il conflitto, rimase ferito e trascorse la convalescenza tornando a vivere in Normandia, “una nuova vita”, la definì lui, testimoniata da dipinti che viravano di nuovo verso il figurativismo. Visti gli eventi tragici che coinvolgono i migranti sul Mediterraneo, uno come lui che amava il mare e in particolare i porti, ne sarebbe stato oggi probabilmente influenzato, chissà. Celebre resta, nella sua produzione artistica con quella tematica, Il Porto di La Chotat (1907), la rappresentazione del porto di quella cittadina che aveva visitato più volte con l’amico artista Othon Friesz, anche lui pittore fauvista, tra il 1906 e il 1907. Sul fondo dell’opera si notano due grandi navi che contrastano con le piccole imbarcazioni ancorate in primo piano. Qui, come negli altri del periodo, la tonalità dorata viene accentuata e il risultato è magnifico, in particolare la resa del paesaggio, da Braque reso sempre in maniera geometrica, come potrete verificare ammirando L’Olivo (1906), con le sue forme morbide mai riempite da contorni, ma solo da colori vivaci e per nulla aderenti al reale.

Diversi, invece, sono Violon et Palette (1909) e La mandola (1910), due dipinti in cui è presente anche la predilezione di Braque per gli strumenti musicali di cui amava circondarsi, puro cubismo analitico, in cui c’è l’unione dei piani prospettici sull’unica superficie del quadro. In Donna con chitarra (1913) – altro suo capolavoro – la superficie dipinta è arricchita dall’inserimento di ritagli di giornale, un elemento deperibile e povero inserito volutamente come rimando alla provvisorietà dell’arte. Ma c’è un elemento fondamentale che ci fa dire grazie a Georges Braque.

In Uomo col violino del 1912, e non solo in quel dipinto, è riuscito a stimolare l’immaginazione dell’osservatore in modo da portarlo a notare aspetti della realtà che sfuggono al primo sguardo. E non è certo una cosa da poco. Lo ha fatto anche ne Le Portugais (1911), introducendovi però lettere e numeri, per permettere allo spettatore di avere dei riferimenti riconoscibili. Quando non utilizzava questa tecnica, c’era sempre l’amato collage, come ricordato, che gli permetteva di descrivere un oggetto mediante la dissociazione delle forme e dei colori. Quel quadro, conosciuto anche come L’emigrante, si trova al Kunstmuseum di Basilea insieme ad altre sue opere, presenti nei più importanti musei del mondo. Tra le curiosità che riguardano la sua vita, un premio tutto italiano, il Premio Internazionale Feltrinelli per le Arti conferitogli dall’Accademia dei Lincei nel 1958. Qualche anno dopo morì a Parigi per poi essere sepolto nel cimitero di Varengeville-sur-Mer, in Normandia, proprio di fronte al mare. Anche lì, non certo a caso.

I libri per approfondire l'arte di Georges Braque

Cahier 1917-1955. Con un omaggio di Brassaï

Di Georges Braque | Abscondita, 2002

Cubismo

Di Anne Ganteführer-Trier | Taschen, 2015

Cubismo

Di Jolanda Nigro Covre | Giunti Editore, 2017

Braque. Ediz. illustrata

Di Jolanda Nigro Covre | Giunti Editore, 1998

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