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La stangata che compie 50 anni

Cinquant’anni fa usciva nelle sale La stangata, il film che avrebbe consacrato un terzetto che aveva già dato prova del proprio enorme potenziale nel 1969 in Butch Cassidy: Paul Newman e Robert Redford davanti alla macchina da presa e George Roy Hill dietro di essa.

La stangata (DVD)
La stangata (DVD) Di George Roy Hill

Negli anni Trenta due imbroglioni organizzano una truffa soffiando un generoso malloppo al pollo di turno per mezzo di un telegramma. Un vecchissimo turco in cui, però, questa volta cade un re della malavita di Chicago negli anni Trenta. La truffa serve anche a vendicare la morte di un amico. Il film ha avuto un seguito nel 1983.

Il lungometraggio era incentrato su una coppia di truffatori (Newman è sempre perfetto quando sfrutta gli angelici occhi azzurri per azioni luciferine, si veda il sontuoso Lo spaccone di Robert Rossen o lo stesso Butch Cassidy) che decidono di gabbare un losco e spietato criminale.

L’alchimia Newman/Redford, già decisamente evidente nel western succitato, qui diventa perfetto equilibrio, in un’opera che danza tra gli avvenimenti come all’interno di un orologio svizzero, tra colpi di scena, personaggi indimenticabili e una colonna sonora celeberrima, quasi tutta a ritmo di ragtime, tra cui il tema principale di Scott Joplin, riconoscibile in sei note.

Come talora capita (si pensi al Barry Lyndon di Stanley Kubrick, che si avvale anacronisticamente di Franz Schubert nel Settecento), si potrebbe obiettare come quel tipo di musica fosse di inizio Novecento, mentre la vicenda è ambientata negli anni Trenta; ma sarebbe in effetti impossibile immaginare un miglior tappeto sonoro per accompagnare la rischiosa e divertente evoluzione della storia. Autore degli arrangiamenti fu Marvin Hamlisch, per i quali vinse un Oscar, in rapida sequenza dopo i due conseguiti per Come eravamo di Sydney Pollack.

Come spesso succede, la fortuna di simili opere è spesso dovuta, al netto del congegno narrativo (tutto merito di David S. Ward, all’epoca nemmeno trentenne e insignito proprio per La stangata con l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale), alla presenza di attori non protagonisti in grado di incarnare personaggi indimenticabili. Su tutti impossibile non citare Charles Durning (chi lo ricorda nel ruolo del volgarissimo Spermwhale in I ragazzi del coro di Robert Aldrich?), Ray Walston (già strepitoso in Baciami, stupido di Billy Wilder), Eileen Brennan e soprattutto Robert Shaw, supercattivo beffato.

Quest’ultimo, un attore britannico, si fece notare per via del fisico imponente (non dimenticabile nel ruolo dell’assassino in A 007, dalla Russia con amore di Terence Young), poi consacratosi grazie a Lo squalo di Steven Spielberg, ma sfortunato poiché morì all’apice del successo, nel 1978, per problemi di cuore.

Non stupisce dunque che la pellicola ricevette ben sette Oscar, ovvero miglior film, regia, sceneggiatura originale, scenografia, costumi (Edith Head, una che ne vinse ben otto, questo fu l’ultimo), montaggio e miglior adattamento della colonna sonora. Le due ore volano via, il godimento cerebrale è innegabile, non si riescono a trovare difetti e la freschezza è rimasta identica, il crisma dei capolavori. Hill non sarebbe mai più stato bravo come col duo di belli e bravi, mentre proprio Newman e Redford non avrebbe mai più recitato insieme: un vero delitto.

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