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Jurassic Park: l'inizio di un'era

© MYmovies.it

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Trent’anni fa usciva nelle sale Jurassic Park, film destinato a segnare per sempre l’evoluzione del genere legato ai dinosauri, dando vita a un franchise che avrebbe macinato soldi per tre decadi, senza accennare a interrompersi.
Il soggetto di base era stato un romanzo di Michael Crichton (che avrebbe curato anche la sceneggiatura insieme a David Koepp), autore fantasioso e saccheggiato più volte dalla Settima Arte, spesso alla ricerca di storie solide e capaci di generare intrattenimento.

Jurassic park
Jurassic park Di Michael Crichton;

In un'isola sperduta al largo del Costa Rica, il miliardario Hammond costruisce un parco di attrazioni biologiche. Con all'ingegneria genetica, nel suo Jurassic Park rivivrà un intero ecosistema, compresi i dinosauri carnivor. L'incubo nasce dal profondo della preistoria e si proietta su un presente dominato dalle arroganti certezze della scienza.

Basti pensare ad Andromeda (poi film omonimo), L’uomo terminale (idem), La grande rapina al treno (poi giunto in sala col titolo 1855 – La prima grande rapina al treno), Mangiatori di morte (divenuto Il 13° guerriero), quindi tanti altri, tutti divenuti lungometraggi usando il medesimo titolo del libro, vale a dire Congo, Sfera, Jurassic Park appunto, Sol levante, Rivelazioni, Il mondo perduto e Timeline.
Non tutti belli in egual maniera, ma tutti in grado di essere una garanzia per produttori e pubblico.

Se c’è un annus mirabilis di Steven Spielberg, uno che ha vissuto trionfi irripetibili, questo è stato il 1993: in sequenza uscirono, infatti, Jurassic Park e Schindler’s List (ne parliamo qui). Il primo fece incetta di Oscar tecnici, il secondo degli Oscar più importanti, incluso il primo come regista (giunto solo al ventesimo anno di carriera, incredibile!).

Jurassic Park (DVD)
Jurassic Park (DVD) Di Steven Spielberg

Un ambizioso imprenditore miliardario costruisce in un'isoletta al largo del Costa Rica un grandissimo parco dei divertimenti, popolandolo di rettili preistorici di varie dimensioni e specie che sono stati clonati dal DNA di dinosauri estinti. Ma gli animali sfuggono al controllo umano con conseguenti disastri

Il film racconta la vicenda di un gruppo di paleontologi che atterrano su un’isola che accoglie un esperimento impensabile: ridare vita ai dinosauri a partire dal DNA conservato nelle zanzare preistoriche intrappolate nell'ambra. Ovviamente, non tutto potrà essere tenuto sotto controllo e questo genererà caos, inevitabile conseguenza della Natura che si rivolta contro l’uomo.

L’opera era perfettamente nelle corde del regista, un autore che aveva sempre fatto dell’avventura più pura, mista sempre a una buona dose di ironia, il proprio marchio di fabbrica (impossibile non pensare agli ispiratori e magnifici La leggenda dell’arciere di fuoco e Il corsaro dell’isola verde, entrambi degli anni Cinquanta e con Lancaster e Nick Cravat protagonisti).

C’erano già stati, nella storia del cinema, molti film aventi per protagonisti i dinosauri, già mossi con l’animazione a passo uno dal leggendario Ray Harryhausen e in primis dal suo maestro Willis O’Brien (basti pensare che quest’ultimo aveva già animato i lucertoloni del Mondo perduto nel 1925, tratto dal romanzo di Conan Doyle, poi ispiratore di Crichton stesso).

Jurassic Park, però ebbe il merito – per i classicisti il demerito – di traghettare quel mondo artigianale verso l’uso massiccio della computer graphic (CGI), grazie alla Industrial Light & Magic di George Lucas, senza però dimenticare la strepitosa animatronica messa in campo dal decano Stan Winston, che aveva permesso un realismo micidiale per quanto concerneva i movimenti dei vari T-Rex, Dilophosaurus, Velociraptor eccetera: qualcosa di mai visto prima.

Come tutti i grandi classici, il film non è invecchiato, perché l’idea di base era solida e lo stupore che fu generato nel 1993 – incassi intorno al miliardo di dollari, numeri strabilianti – permane nel tempo.
Come per opere quali Guerre stellari, non è l’ulteriore miglioramento in sé della tecnica ad aver portato gli epigoni a superare i capostipiti, perché quello che ha contato e continua a contare è la forza della narrazione, l’impatto visivo suscitato all’epoca e l’aver rappresentato una pietra di paragone non più scartabile per tutto il cinema analogo a venire.

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