Quest’anno nel mondo verranno gettati via 5 miliardi di telefonini.
Avete letto bene: 5 miliardi. Tenuto conto che la popolazione terrestre sfiora gli 8 miliardi, è come se nel corso del 2022 pressappoco ogni adulto buttasse un cellulare nella spazzatura.
E questo è un problema, non solo perché aumenta l’ammontare dei rifiuti. Quella massa di smart e non tanto smart phone, infatti, andrebbe riciclata, permettendo di estrarne preziosi minerali da riutilizzare per altri prodotti, minerali che altrimenti devono essere estratti dal sottosuolo, consumando le risorse naturali, aumentando il consumo energetico e contribuendo all’inquinamento.
“La gente non si rende conto che questi oggettini elettronici apparentemente insignificanti hanno un grande valore e a livello globale rappresentano un enorme volume”, afferma Pascal Leroy, direttore generale del Waste Electrical and Electronic Equipment (WEEE), l’associazione internazionale che ha calcolato il numero dei telefonini buttati via negli ultimi dodici mesi.
L’altra cosa di cui la gente non si rende conto è quanti siano i telefonini in circolazione.
Compresi i 5 miliardi non più in uso, perché non funzionano, perché sono diventati antiquati, perché il marketing spinge a comprare sempre nuovi modelli, si calcola ci siano 16 miliardi di cellulari nel mondo, circa due per ogni abitante della Terra: posso confermare la statistica, perché io stesso ne ho due che uso, quello con il numero inglese quotidianamente, quello con il numero italiano saltuariamente, più un terzo che non utilizzo più, un vecchio modello che mi ostino a tenere “di riserva”, pur sapendo benissimo che non verrà mai più acceso.
Scommetto che molti di quelli che leggono queste righe sono in condizioni simili.
Una delle ragioni per cui 5 miliardi di cellulari l’anno non vengono riciclati è che il riciclo di prodotti elettronici viene meno pubblicizzato e promosso rispetto alla plastica, alla carta e agli alimentari. Attualmente soltanto il 17 per cento dell’e-waste (la sigla con cui sono chiamati i rifiuti elettronici) viene riciclata. L’International Telecommunication Union, un’agenzia delle Nazioni Unite, ha fissato l’obiettivo di portare la percentuale al 30 per cento nel 2023. Se non si interviene, la montagna di scarti elettronici, dalle lavatrici ai tostapane, dai computer appunto ai telefonini, crescerà fino a 74 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030. Pensiamoci, lo dico per primo a me stesso, quando vediamo il nostro vecchio cellulare spento chiuso in un cassetto.
Non piange solo il telefonino, per parafrasare una vecchia canzone, ma anche il pianeta in cui viviamo.
Dobbiamo fermare la pandemia dei rifiuti. I nostri scarti che invadono il Pianeta sono l'inquietante riflesso della società dei consumi. Non basta riciclare, bisogna prevenirli. Adesso!
Altre riflessioni di Enrico Franceschini
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