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La trilogia della Patria del giornalista e scrittore Enrico Deaglio è una raccolta in presa diretta dei fatti più importanti che hanno segnato la storia del nostro paese dal 1967 al 2020. I volumi:
Roma, 4 agosto 1983
Bettino Craxi, da sei anni segretario del Psi, sceglie la cravatta giusta per salire al Quirinale: quella rosso granata.
Ha 49 anni, milanese, è alto un metro e novanta, veste in genere con un giubbotto, ed è il primo socialista a essere nominato presidente del Consiglio. L'incarico glielo dà un altro socialista, il presidente Sandro Pertini, dopo la crisi del governo Fanfani.
Bettino Craxi (nel Sud il suo nome risulterà sempre impronunciabile e diventerà Crazi o Cracsz) è una vera novità nel mondo politico italiano.
Ha accentrato su di sé tutto il potere nel suo glorioso partito, che raccoglie solo il 9 per cento dell'elettorato, ma che è in prima fila nelle battaglie civili e anticlericali e ha punti di forza a Milano e in Calabria.
Cresciuto politicamente nella corrente di Pietro Nenni (gli «autonomisti»), ha dichiarato di preferire il socialista francese Proudhon a Karl Marx, si è recato solitario in Cile per portare omaggio alla tomba di Salvador Allende, è un ammiratore e collezionista di cimeli di Giuseppe Garibaldi, apertamente sostenitore della causa palestinese, amico intimo di Silvio Berlusconi.
Diventa famoso per il suo modo di parlare in pubblico: poche parole, lunghe pause, gesti larghi della mano destra verso l'alto, che gira lentamente come se stesse avvitando un'invisibile lampadina.
Una certa repentina irascibilità è associata al diabete mellito di cui soffre.
Con un atto di forza senza precedenti nella politica italiana, ha denunciato i suoi compagni di partito (la corrente di sinistra, guidata da Riccardo Lombardi) per aver intascato enormi tangenti per un acquisto di petrolio, il cosiddetto affare Eni-Petromin.
Cinque anni prima, è stato l'unico segretario di partito a non accettare la linea della fermezza e a lavorare per salvare la vita di Aldo Moro. Nell'esplosione patriottica seguita l'anno prima alla vittoria dei Mondiali, ha visto un segno inequivocabile della coesione della patria. Conta di sfondare nel consenso elettorale, sia a sinistra, nelle fila del Partito comunista, sia a destra, nella massa senza rappresentanza che vota per il Movimento sociale.
Il suo governo è pentapartitico. Giulio Andreotti è ministro degli Esteri; Antonio Gava è alle Poste e telecomunicazioni (ovvero la Rai); Gianni De Michelis, dell'ex sinistra socialista, al Lavoro e alla previdenza sociale; Oscar Luigi Scalfaro, democristiano, agli Interni. Giovanni Spadolini, repubblicano, alla Difesa; Bruno Visentini, repubblicano, alle Finanze.
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