La trilogia della Patria del giornalista e scrittore Enrico Deaglio è una raccolta in presa diretta dei fatti più importanti che hanno segnato la storia del nostro paese dal 1967 al 2020. I volumi:
Nel 1967 Gianni Morandi canta "C'era un ragazzo che come me", De André "Via del Campo2 e Luigi Tenco si spara un colpo di pistola al Festival di Sanremo: si sente nell'aria che qualcosa sta per succedere, e infatti comincia un decennio di rivoluzioni, conquiste, speranze, disamori e misteri. Ma che cosa è successo davvero in quel decennio?
3 luglio 1969, Torino
Il 3 luglio Torino è teatro di una sorta di insurrezione popolare, che ha pochi precedenti.
Dall'inizio dell'anno, la tensione è crescente in città. Agli scioperi sindacali si sono aggiunti sempre più numerosi episodi di "scioperi spontanei", blocchi stradali, occupazioni di case sfitte, mentre continuano le agitazioni studentesche.
I ragazzi di Medicina hanno occupato l'enorme ospedale delle Molinette e istituito un'assemblea "operai studenti" permanente, che si riunisce due volte al giorno, all'uscita dei turni della Fiat, e programma le lotte future. Il 3 luglio i sindacati confederali hanno indetto uno sciopero generale per sollecita re nuove politiche della casa, mentre l'assemblea "operai studenti" ha convocato un corteo, in partenza davanti al cancello numero due dello stabilimento Fiat Mirafiori, in corso Tazzoli.
Le intenzioni (bellicose) dell'assemblea sono di raccogliere gli operai della Fiat in sciopero e puntare al centro della città. Hanno ottenuto rinforzi studenteschi e dei primi gruppi "operaisti" organizzati da Genova, Milano, Roma, Pisa, Padova, Trento. La polizia, anch'essa rinforzata da innesti esterni, ha l'ordine di disperdere il corteo fin dalla sua formazione, ma non ha piani precisi.
Apparirà anche inadeguata nelle sue strategie e nel suo equipaggiamento.
Scontri tra manifestanti e polizia avvengono fin dalle 14 davanti al cancello due delle carrozzerie di Mirafiori. Inaspettatamente si sposteranno lungo corso Traiano e diventeranno una battaglia di dodici ore che coinvolgerà, con barricate, incendi e scontri corpo a corpo, tutta la parte sudovest della città.
All'alba del 4 luglio la polizia riprenderà possesso della zona, devastata dagli scontri. Duecento persone vengono fermate, 29 arrestate. polizia e carabinieri denunciano cento feriti e il danneggiamento di decine di veicoli ed equipaggiamento.
Un processo per direttissima condanna gli arrestati a pene lievi; nessuno è detenuto.
La giornata del 3 luglio a Torino è considerata l'atto di nascita delle organizzazioni Potere operaio e Lotta continua, che aprono sedi vicino alle fabbriche e si dotano di giornali di propaganda.
La giornata di Torino presenta anche una figura sociale nuova: l’operaio massa, che il lessico del mondo operaista ha identificato come "il motore della lotta anticapitalista rivoluzionaria".
L'operaio massa è giovane, immigrato dal Sud al Nord, in genere single, spesso ha avuto esperienze di lavoro all'estero, non ha competenze professionali specifiche, ha scarse prospettive di carriera aziendale e lavora, con funzioni faticose e ripetitive, nel ganglio più vulnerabile del "processo di produzione", la catena di montaggio delle grandi fabbriche meccaniche.
La sua busta paga è sottile: alla Fiat di Torino, dove questo tipo di operaio è diventato la maggioranza, per 44 ore settimanali su tre turni, riceve un salario mensile di 110.000 lire. Ogni 15 del mese c'è un anticipo (in contanti) di 45.000, il saldo alla fine del mese è decurtato delle ore di sciopero.
Qui di seguito, stralci di un lungo racconto della "battaglia di corso Traiano" fatto dall'operaio Fiat Alfonso Natella, di Salerno, militante di Potere operaio. Natella è il protagonista del libro Vogliamo tutto, firmato dallo scrittore Nanni Balestrini.
Alle tre c'erano già tremila operai davanti a Mirafiori. La polizia presidiava completamente tutte le vie di accesso a Mirafiori nonché tutti i cancelli la palazzina eccetera. Erano arrivati anche altri rinforzi.
Alla manifestazione sindacale del mattino non era successo nessun incidente.
I sindacati avevano fatto il loro comizio sulla casa con gli operai delle piccole e medie fabbriche dove loro erano forti mentre alla Fiat erano quasi inesistenti.
C'erano là davanti al cancello 2 molte bandiere rosse cartelli e striscioni. Mentre si stava così aspettando che partisse il corteo cominciarono le provocazioni della polizia. [...] Mentre il vicequestore Voria dava questi ordini facendo muovere i carabinieri nei due sensi per chiuderci aveva detto a un operaio di spostarsi da lì dove stava vicino a lui. Questo operaio invece gli sferrò un cazzotto e lo stese a terra.
Intanto quei plotoni di carabinieri si mettono al piccolo trotto quasi a correre come i bersaglieri in mezzo ai dimostranti. E impugnano il moschetto come un manganello come una clava. Improvvisamente suona la carica naturalmente chi cazzo la sentiva.
E cominciarono ad arrivare i lacrimogeni una pioggia fittissima di lacrimogeni... Tutti scappavano e i carabinieri cominciarono a tirare botte col calcio dei moschetti a tutti. Ci spingevano contro il cordone di carabinieri che stavano lì fermi per circondarci. Io ero proprio vicino a quel cordone tenevano il viso pallido bianco verde dalla paura. Perché si trovavano così a contatto con noi faccia a faccia. Anzi poco prima ne avevo sfottuto uno gli avevo detto: «Vuoi vedere che ti porto via la pistola e ti sparo?». Lui non mi aveva detto niente.
E fu un piccolo massacro col calcio dei fucili tiravano botte da orbi su tutti quanti all'impazzata. E ne arrestarono una decina di compagni allora. Perché stavamo tutti così senza bastoni senza pietre. Mentre corro capito su un mucchio di dieci carabinieri che stavano picchiando a sangue un compagno steso per terra. Gli grido a uno: Che cazzo lo volete uccidere?
Questo qua mi guarda storto poi si gira di spalle e se ne va insieme agli altri tirandosi dietro sto compagno. Poi mentre ero così vedo a tre quattro metri di distanza un compagno uno studente che scappava inseguito da quattro o cinque carabinieri. Uno lo raggiunge e gli tira il moschetto in testa gli spacca la testa. Io e gli altri ci mettiamo a correre verso lì i carabinieri scappano via. Prendiamo questo compagno che stava per terra svenuto e lo portiamo via. Lo lasciamo a delle donne che stavano sotto un portone.
Perché ormai dalle case lì intorno erano scesi tutti o stavano sui balconi donne ragazzi e bambini per vedere cosa succedeva.
Corso Traiano sta proprio dirimpetto alla palazzina degli uffici Fiat. Corso Traiano c'ha due corsie e una corsia centrale dove ci sono le rotaie del tram e i sassi.
La gente ci guardava dalle finestre di corso Traiano mentre il corteo avanzava. Si affacciavano ai balconi, scendevano giù e sentivano quello che dicevamo. Erano d'accordo perché erano tutti operai quelli che abitavano lì.
Poi improvvisamente dai poliziotti schierati davanti a noi partono le scariche di lacrimogeni. Ma un numero pazzesco incredibile questa volta sparati anche addosso alla gente e che finivano dappertutto. Che andavano a finire sui balconi delle case al primo piano poi il gas investiva tutte le abitazioni perché era estate e c'erano tutte le finestre aperte. Altre granate andavano a finire sulle auto parcheggiate rompendole bruciandole. E tutto questo faceva incazzare molto la gente che abitava lì.
Su corso Traiano intanto era sbucato un camion carico di Fiat 500, una portaerei come si chiamavano. Tirammo sassi nella cabina e l'autista scese. Cominciammo a fracassare tutte le macchine coi sassi poi mettemmo una pezza nel serbatoio della nafta. La incendiammo per fare esplodere il camion ma la nafta non si accese. Allora cercammo di spingerlo in folle verso il corso e lo lasciammo lì di traverso.
Chiamarono i pompieri e come arrivarono i pompieri si presero le sassate anche loro. Non gli lasciammo spostare il camion il camion restò lì. Erano le quattro e quello fu l'inizio della battaglia che sarebbe durata più di dodici ore. [...]
Ci mettemmo in questo prato arrivarono i poliziotti coi loro furgoni e i carabinieri coi loro camion. I carabinieri si presero un sacco di sassate in faccia perché stavano allo scoperto e così li si poteva colpire facilmente. Arrivammo fin sotto ai camion per menarli coi bastoni quelli ci minacciarono coi mitra di sparare allora ci fermammo.
E loro intanto se ne scapparono via. I poliziotti intanto nei loro furgoni blindati sentivano questo rumore continuo l'enorme pioggia di sassi che cadeva sui loro furgoni e non ne volevano sapere di scendere.
Noi avevamo circondato tutti i mezzi ci correvamo tutto intorno gettando le pietre. Appena scendevano li avremmo massacrati di legnate. Alcuni furgoni tentammo anche di rovesciarli. Questi qua terrorizzati dentro dicevano all'autista di partire e infatti scapparono via tutti quanti.
Intanto la gente di corso Traiano si era rotta le scatole per tutti questi lacrimogeni che andavano a finire sui balconi e nelle finestre e per il fumo che entrava nelle case. I poliziotti menavano tutti quelli che trovavano sotto i portoni. Donne vecchi bambini chiunque trovavano. Menavano specialmente i ragazzini anche di dieci undici anni. Si erano messi tutti a combattere con gli operai. I giovani a tirare i sassi le donne distribuivano fazzoletti bagnati contro i gas. I compagni inseguiti dai poliziotti trovavano riparo nelle case. Tutti buttavano giù cose dalle finestre e dai balconi addosso ai poliziotti. [...]
Arrivano dei compagni e ci dicono che gli scontri a corso Traiano si erano allargati e proseguivano più grossi. E che c'erano grossi scontri anche a Nichelino. Anche a Borgo San Pietro anche a Moncalieri e in altri comuni di Torino Sud dicevano le notizie c'erano scontri.
In tutti i quartieri proletari si lottava. Fuori dall'università intanto aumentava la violenza delle cariche e della sassaiola. Lo scontro si estendeva nel viale nelle trasversali nei portoni. Granate sassi corpo a corpo fermi. Si decide di dividerci in diverse squadre d'intervento e di dirigerci verso i diversi quartieri della città in lotta.
A corso Traiano c'arriviamo di nuovo verso le sei e mezza e vediamo un campo di battaglia incredibile. Era successo che stavano cominciando a tornare a casa gli edili e gli altri operai che abitavano nella zona.
Che non avevano fatto lo sciopero che non sapevano un cazzo. Tornavano a casa e videro tutto sto fumo tutta sta polizia sta via piena di pietre di cose. Allora si unirono subito ai compagni e cominciarono a buttare materiale edile in mezzo alla strada a costruire barricate. Perché c'erano molti cantieri edili lì intorno e c'erano mattoni legna carriole quelle botti di ferro che c'è l'acqua dentro le impastatrici.
Tutto in mezzo alla strada mettevano e facevano le barricate con le automobili e poi incendiavano tutto. La polizia se ne stava lontana in fondo a corso Traiano verso corso Agnelli. Ogni tanto partivano per dei caroselli delle cariche.
Sgombravano le barricate mentre la gente li riempiva di sassate e poi scappava via nei prati di fianco. Poi tornavano quando la polizia se ne era andata. Riportavano il materiale sulla strada e costruivano di nuovo le barricate con le tavole di legno e con tutto.
Ci buttavano sopra la benzina e quando la polizia avanzava un'altra volta ci davano fuoco. E dava no fuoco anche a dei copertoni che facevano rotolare infiammati contro la polizia. Si cominciavano a vedere sempre più molotov.
Continuava ad arrivare gente da tutte le parti. Si sentiva un rumore cupo continuo il tam tam dei sassi che si battevano ritmicamente sui tralicci della corrente elettrica. Facevano quel rumore cupo impressionante continuo.
La polizia non riusciva a circondare e a setacciare l'intera zona piena di cantieri officine case popolari e prati. Si scassavano e si tiravano giù attraverso la strada i semafori e tutti i pali che c'erano. Si cercava di fare barricate dappertutto con qualunque cosa. Un rullo compressore rovesciato gruppi elettrogeni bruciati. Mentre cominciava a fare buio e si vedevano dappertutto i fuochi in mezzo al fumo dei gas i lanci delle molotov e le fiammate.
La polizia riconquista lentamente corso Traiano ma vengono continuamente erette barricate una dietro l'altra. La gente che viene presa è pestata a sangue e caricata sui cellulari. Molti poliziotti vengono picchiati. Intanto arrivano altri rinforzi alla polizia. Arrivano da Alessandria da Asti da Genova.
Il battaglione Padova che era arrivato già dal mattino non era bastato. Ma lo scontro si estende sempre di più.
Si combatte con più violenza di fronte alla palazzina Fiat in corso Traiano in corso Agnelli in tutte le trasversali. A piazza Bengasi dove la polizia fa cariche bestiali assurde di insensata violenza.
Ma viene attaccata da due parti e sfugge per un pelo all'accerchiamento. Quasi viene catturato il vicequestore Voria. I compagni che ascoltano le radio della polizia dicono che hanno chiesto l'autorizzazione a sparare.
Di
| DeriveApprodi, 2013Di
| BFS Edizioni, 2019Di
| Catartica Edizioni, 2021Di
| Feltrinelli, 2018Di
| Il Saggiatore, 2010Di
| Feltrinelli, 2020Potrebbero interessarti anche
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