La trilogia della Patria del giornalista e scrittore Enrico Deaglio è una raccolta in presa diretta dei fatti più importanti che hanno segnato la storia del nostro paese dal 1967 al 2020. I volumi:
Ma davvero è successo tutto questo? In un libro di novecento pagine, una cavalcata in quel vero romanzo che è stata l'Italia degli ultimi trent'anni. È come guardare un film sulla nostra vita, in cui gli avvenimenti sono raccontati mentre succedono.
Palermo, 29 agosto 1991
Libero Grassi, 67 anni, è un imprenditore inconsueto per Palermo.
Dirige la Sigma, una fabbrica di biancheria intima, boxer, pigiami, vestaglie. Centocinquanta operaie cuciono alle macchine, ognuna ha incollata allo strumento un'effigie di santa Rosalia.
La Sigma è una storica camiceria palermitana, ma si è saputa modernizzare; ha un buon campionario, clienti fedeli e prestigiosi in tutta Italia.
Libero, già dal nome (in ricordo di uno zio anarchico), è «diverso»: catanese trapiantato a Palermo, di famiglia antifascista, amante delle buone letture e della cultura dell'impresa, con una grande ammirazione per la borghesia industriale e commerciale del Nord Europa.
La moglie, Pina Maisano, manda avanti un altro storico negozio di tessuti nel centro della città ed è una militante del Partito radicale.
Due figli, Alice e Davide, giovani.
Un'accurata e accorata biografia di un autentico eroe civile. Non un poliziotto, non un militare, non un politico ma un imprenditore che osò sfidare la mafia e fu ucciso per questo, nel silenzio delle istituzioni e delle associazioni di categoria.
Da un anno Libero Grassi è diventato famoso: sottoposto a richieste di pizzo, le ha denunciate pubblicamente, sul Giornale di Sicilia.
In base alle sue denunce, otto mafiosi sono stati arrestati. È stato invitato alla trasmissione televisiva Samarcanda di Michele Santoro e lì ha ragionato pacatamente:
Con le mie denunce, ho fatto arrestare otto persone. Se duecento imprenditori parlassero, milleseicento mafiosi finirebbero in galera. Non le sembra che avremmo vinto noi?
Ma gli industriali di Palermo non lo amano affatto: dicono che vuole solo farsi pubblicità, che non esiste questa storia del pizzo, e poi, anche se esistesse, se si pagasse tutti, si pagherebbe meno.
La Confindustria siciliana, che ha appena stabilito un patto organico con Cosa Nostra, gli rifiuta qualsiasi appoggio. Anche se molti palermitani lo spingono ad andare avanti, a tenere alta una bandiera di moralità.
C'è stato persino un quotidiano americano, il Washington Post, che ha parlato di lui:
C'è stato persino un quotidiano americano, il Washington Post, che ha parlato di lui:
La mattina del 29 agosto Libero Grassi si alza e si veste (pantaloni, una camicia e un paio di sandali) per andare, a piedi, alla Sigma.
In via Alfieri lo aspettano Marco Favaloro, in macchina, e Salvatore Madonia, il figlio del boss, che lo stanno pedinando da una settimana. Madonia scende dalla macchina e gli spara con una pistola che ha nascosto dentro un giornale. Un'altra, per sicurezza, è tra la schiena e la cintura dei pantaloni.
Ai funerali, le operaie della Sigma e molti altri (ma non moltissimi), sfilano reggendo grandi mazzi di fiori.
Il figlio Davide stupisce tutti perché, portando la bara del padre, alza la mano a V, simbolo di vittoria.
Un brillante imprenditore, un amico sincero, un infaticabile lavoratore: questo era Libero Grassi. Ma era soprattutto un uomo coraggioso, che a Palermo seppe opporsi al ricatti della mafia mentre tutti vi cedevano quasi fosse un destino inevitabile.
Di
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