L’amore che le libraie e i librai hanno per i libri è davvero infinito.
Noi capiamo perfettamente i lettori che prima di acquistare un libro gli fanno, fisicamente, la radiografia.
Vedo spesso, infatti, clienti che prima di raggiungere le casse prendono il libro tra le mani, lo guardano in ogni angolo esterno, sfogliano le pagine in cerca di piccole sbavature, lo annusano.
Insomma, siamo tutti nella stessa barca!
Quello è il nostro libro e deve essere perfetto.
Io sono assolutamente maniacale nei confronti dei libri (prima dell’acquisto).
Ad esempio: se voglio comprare un libro di cui abbiamo grande quantità di copie e per questo è in esposizione impilato, io non prendo la prima copia in alto, né la seconda né l’ultima, ma comincio dalla terzultima. Prendo la copia e la guardo, apro la copertina, giusto un po’, per capire se è già stata maneggiata.
Poi guardo la quarta, osservo il dorso, la perfezione del font.
Insomma, il libro mi deve parlare. Se quella copia non mi ha “rivolto la parola” allora passo al libro sopra.
Trovo la mia copia quando sento dirmi “sono io”.
Può sembrare un po’ esagerato, eppure per me è così.
Questo sentimento l’ho provato in modo fortissimo quando ancora non ero libraia, ma una cliente.
Il libro in questione è L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón. Ricordo ancora la sensazione che mi diede averlo tra le mani! È stato un libro che ha cambiato per sempre le mie prospettive. Ma questo è un altro aneddoto, di cui vi parlerò più avanti.
Altre leggende librarie
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Di
| Mondadori, 2021Di
| Einaudi, 2014Di
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