Quello che i librai non dicono

I mondiali di calcio in libreria

Illustrazione di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione di Gaetano Di Riso, 2021

Sono iniziati i Mondiali di calcio 2022 e il Paese che ospita questo evento è il Qatar. Sarà l'edizione più "anomala" di sempre perché gli incontri si giocheranno in questo periodo autunnale (quando invece normalmente vengono disputati tra giugno e luglio) e quindi nel pieno svolgimento di tutte le altre competizioni nazionali e internazionali che riguardano il mondo del calcio professionistico.

Ora, per chi lavora in libreria i Mondiali di calcio sono spesso un po' problematici dal punto di vista della gestione del lavoro, perché a differenza delle tradizionali partite che si svolgono in serata (tipo il campionato di serie A), questa manifestazione presenta incontri anche in orari che si sovrappongono a quelli di apertura del negozio. Se a tutto ciò aggiungiamo che possa capitare che la squadra coinvolta in un match pomeridiano sia l'Italia, allora la combinazione risulta esplosiva. 

Ho usato il termine "problematici" perché lavorare durante un evento sportivo, capace come poco altro di attrarre l'attenzione di una intera popolazione (o quasi), è appunto problematico, quasi surreale. Ci sei tu lì a sistemare e consigliare libri, mentre in campo gli azzurri nazionali si giocano il loro destino sportivo! Ma ho sempre pensato che la libreria aperta durante una simile circostanza rappresenti una delle sue essenze identitarie, cioè quella di accogliere e soddisfare anche quei pochi fuori dal "coro".

Purtroppo la nazionale italiana quest'anno non si è qualificata per la fase finale e, quindi, questa situazione non si presenterà. Ma se ci guardiamo indietro si è verificata molte volte, come, ad esempio, nel 1998.

Quell'anno è la Francia ad ospitare il campionato del mondo e il 3 luglio si incontrano ai quarti di finale proprio la squadra transalpina e l'Italia, partita secca da dentro e fuori disputata alle quattro e mezza del pomeriggio. Io lavoro da qualche anno a Roma e in particolare da qualche mese in una libreria su via Tiburtina, in una zona vitale e popolosa a ridosso del polo universitario de "La Sapienza". 

Quel giorno sono in negozio mentre tutto il quartiere, con l'approssimarsi della partita, si rinchiude in casa davanti alla televisione. Quindi in libreria rimaniamo io, un collega più anziano e il direttore. Clienti pochissimi, ma bisogna comunque darsi da fare. A me tocca un compito che con la tecnologia attuale fa veramente sorridere: con un catalogo cartaceo della collana "Grandi libri Garzanti" devo verificare la presenza dei classici moderni divisi per colore a seconda del Paese: verde-autori italiani, marrone-inglesi, rossi-francesi, celestino i tedeschi.

Intanto la partita è iniziata e mentre metto una croce tra un Pirandello e un Oscar Wilde mi rendo conto che quella strada normalmente trafficata fino all'ingorgo adesso è vuota; e quei palazzi che trasudano molteplici storie di vita quotidiana sono solo silenzio alternato ad urla per le azioni in campo. In libreria i pochi clienti si aggirano tra i scaffali con curiosità, lieti di sentirsi padroni di tutto quello spazio. Da parte mia non c'è nessuna frustrazione per quella situazione, anzi i dialoghi con i clienti mi distolgono volentieri dalla TV portatile che il direttore ha piazzato in cassa.

Ricordo due signori, frequentatori abituali, che proprio non sopportano il calcio. Con loro il discorso scivola subito sulla proposta dei libri di Calvino, di cui mi chiedono quale sia per me il migliore. La mia risposta non si fa attendere: "Sono tutti da leggere ma Se una notte d'inverno un viaggiatore... ha qualcosa di speciale".

Dalle finestre aperte arrivano le vivaci esclamazioni per le azioni più significative, mentre nella quiete della libreria il lavoro procede. C'è una signora che sta cercando un libro sui fiori da balcone, richiesta particolare che sfocia nel racconto di questa sua passione botanica facendomi perdere la fine della partita. Siamo 0-0 dopo i supplementari, per cui si deciderà il vincitore con i calci di rigore.

Ecco ci siamo: è il momento decisivo, ma c'è un ultimo cliente che mi chiede un consiglio su un libro che parli della storia delle crociate perché il figlio le sta studiando a scuola e lui ne è completamente digiuno. Mi viene in mente subito Maalouf e il suo Le crociate viste dagli arabi e, mentre gli descrivo il libro, noto nei suoi occhi una luce di sorpresa e interesse per quella proposta. Ho fatto centro! Mi ringrazia e mi promette che mi farà sapere il risultato di quella lettura. Intanto la "lotteria" dei rigori va avanti in un silenzio sempre più assordante.

Com'è andata quella partita non lo voglio ricordare (ma mi piace pensare che in seguito ci sia stato spazio per una vendetta sportiva...). Mi preme ripensare a quei volti che cercavano nelle mie parole un conforto umano al loro disinteresse per quel fenomeno di massa.

Come dicevo all'inizio, penso che una libreria sia essenzialmente quello che ho vissuto durante quel cocente pomeriggio di luglio: un posto dove tutte le varie personalità possano trovare l'oggetto dei propri desideri sentendosi unici, a prescindere dai giudizi del resto del mondo. E questa idea un rigore sbagliato non la può mettere in discussione. 

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