La bellezza sembra un fatto superficiale, un aspetto collaterale delle nostre vite, in realtà le influenza moltissimo. Essere belli è un fatto sociale
Impacchi dimagranti, creme antirughe, sieri che contrastano la caduta dei capelli e fondotinta che uniformano l’incarnato, facendo apparire le nostre guance morbide e levigate come quelle di bambole di porcellana. E poi ancora pinzette, corsetti, panciere, piegaciglia, dentifrici sbiancanti e beauty blender.
La pressione sociale a essere belli ci spinge a consumare, acquistando sempre più prodotti che ci promettono come provvidenziali fate madrine di donarci un aspetto quanto più in linea con gli standard estetici dei nostri tempi. Ma quando nasce il mito della bellezza? In che modo influenza il modo in cui ci rapportiamo agli altri e – quanto è peggio – il modo in cui trattiamo noi stessi?
A queste e tante altre domande prova a rispondere Maura Gancitano in Specchio delle mie brame. La prigione della bellezza, un libro che fin dal proprio titolo esprime in modo quasi programmatico l’idea che gli standard estetici non siano che una struttura sociale che limita le nostre potenzialità e innalza muri di pregiudizi.
La bellezza oggi è qualcosa di ben preciso a cui adeguarsi: un certo modo di vestire, di mangiare, di parlare, di camminare. Non si tratta di una questione puramente estetica, ma di una tecnica politica di esercizio del potere. In altre parole, di una gabbia dorata in cui non ci rendiamo conto di essere rinchiusi.
Pensatrice, filosofa, autrice di saggi e articoli, divulgatrice culturale e fondatrice della casa editrice Tlon: il nome di Maura Gancitano è sinonimo di una filosofia che scende dalla propria torre d’avorio e si avvicina alla vita quotidiana. Basta leggere anche solo uno degli interventi che la pensatrice firma insieme ad Andrea Colamedici sul proprio profilo instagram per accorgersi del modo in cui i due sono in grado di agganciarsi all’attualità per suscitare riflessioni e problematizzare comportamenti.
E quale concetto più attuale e al contempo più antico della bellezza?
Nella società contemporanea fatta di filtri piallanti e celebrity photoshoppate, il modo in cui nostro malgrado finiamo per essere percepiti dagli altri è quanto più centrale.
Sui social network il senso di auto-oggettivazione è ancora più forte perché non abbiamo più un ristretto numero di immagini a cui rifarci, ma siamo continuamente coinvolti in un processo di comparazione. Ci paragoniamo costantemente gli altri
L’ironia è che nel mondo di oggi la bellezza è qualcosa che ognuno di noi segretamente desidera per sé, ma sotto sotto disprezza negli altri: lo stereotipo della donna bella ma stupida – così come dell’uomo palestrato ma ignorante – ha fatto la fortuna di reality come La pupa e il secchione, che altro non sono che l’evoluzione trash delle favole edificanti che vogliono la protagonista brillante ma di aspetto modesto. Una ragazza che si interessa delle ultime tendenze in fatto di make-up e smalti è ancora oggi oggetto di scherno, in virtù di un pregiudizio duro a morire.
Afferma a questo proposito Maura Gancitano: “Quello che dovremmo cercare di veicolare è l’idea che possiamo dedicare le nostre energie a ciò che ci interessa veramente. Per tutta la nostra vita purtroppo veniamo indirizzate al modo in cui è giusto dedicare tempo, energie e denaro. Mentre dovremmo poter essere libere e creare dei cortocircuiti: fare in modo che non passi l'idea che una donna che a cui interessano la cosmetica, i trucchi e borse sia considerata una donna frivola. Una persona è una persona: può avere interessi diversi, ma questi interessi diversi non sono mai in contraddizione”.
Quello proposto da Maura Gancitano è quindi un superamento della teoria di Daisy Buchanan, che tra le pagine de Il grande Gatsby si augurava che sua figlia diventasse bella e stupida, ma sarebbe un errore prendere il saggio Specchio delle mie brame per l’ennesimo vuoto inno alla body positivity.
Perché la tesi di fondo di Maura Gancitano è che è inutile girarci intorno: la bellezza conta.
Che si amino o si odino, gli standard di bellezza esistono e sono fattori sociali. Il corpo che abitiamo non potrà mai essere considerato in modo neutro, “e forse nessuno di noi lo vorrebbe”, chiosa l’autrice “perché il grande paradosso oggi è che un essere umano ha bisogno di essere visto, di essere riconosciuto, di sentirsi parte di una comunità.”
Ma la chiave per uscire dalla metaforica prigione della bellezza è renderci conto che ognuno di noi è molto, molto di più.
Un'autentica accezione di body positivity non è tanto dire “devi amarti perché sei bellissima, anche a modo tuo”, ma è “devi rispettarti e devi essere rispettata perché sei un essere umano, e perché qualunque siano le tue caratteristiche, la tua condizione sociale e il tuo modo di apparire meriti rispetto”
Le nostre interviste
Ascolta "Il profumo delle pagine"
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Conosci l'autrice
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente