La gloria presuppone un mondo stabile nel quale le generazioni future continuano a vivere con quelle scomparse, nel flusso di una storia ininterrotta, in un mondo sì in perpetuo movimento dal medioevo in avanti, che non ha mai smesso di rinnovarsi, ma anche capace di mantenere una robusta corda di continuità
Un vecchio quaderno, trovato per caso nella cartoleria di un paesino sperduto della Pampa Argentina. Una copertina ingiallita dal tempo e istoriata con pochi, evocativi caratteri e il disegno di un sole raggiante. Per Maria Pace Ottieri comincia da qui una riflessione sulla parola gloria e su un concetto che ha a che fare “con il sogno e la dismisura”, sin dai tempi di Alessandro il Grande e forse anche da prima che quello straordinario macedone tagliasse nodi gordiani e si spingesse ad oriente.
Ma cos’è davvero la gloria? Oltre ai serti di lauro coi quali i condottieri dell’antichità usavano ornarsi il capo, cosa hanno annusato in questo balsamo misterioso gli uomini di ogni paese, censo e cultura per consacrare alla sua ricerca la propria vita?
A leggere il vocabolario, l’arcano sembrerebbe presto svelato:
glòria s. f. [dal latino “gloria”]. – 1. a. Grandissima fama, onore universale acquisito per altezza di virtù, per il conseguimento di meriti eccezionali, per l’aver compiuto atti di indiscutibile valore, per aver realizzato opere eccelse.
Un percorso appassionante tra autori, testi, personaggi e aneddoti, indagando con acume, levità e grazia una parola sorprendente. Un'inchiesta letteraria tra storia, cultura e attualità per scoprire cos'è, cosa può essere oggi, la vera gloria.
Ma dopo essersi rigirati in bocca queste parole per qualche istante, resta un fondo amarognolo e insoddisfacente. C’è qualcosa che non torna, perché se la gloria fosse solamente un principio quantitativo, di accumulazione e prevalenza su altre più raggiungibili altezze, beh, se davvero la gloria fosse solo questo, non l’avrebbero cantata e celebrata uomini come Montaigne, Manzoni, Foscolo e tutti i lirici dell’antichità…
E invece Maria Pace Ottieri non è sola, in questo viaggio che più si spinge nel passato e più sembra fornire un’immagine di quel che noi moderni siamo diventati, rinunciando alla gloria. Sebbene quello di gloria sia un concetto oggi quasi “completamente estinto”, che ha lasciato il passo alle più prosaiche sorelle minori notorietà e fama, cova in esso un seme che è al tempo stesso inattingibile e profondamente umano. Ne hanno parlato i lirici dell’antichità, ma anche i poeti ottocenteschi; i trovatori medievali e gli umanisti del rinascimento.
Per secoli, quest’asticella fissata ad altezze siderali è stata lo sprone per la realizzazione di opere grandiose, ma ha soggiogato schiere di uomini che – in cuor loro lo sapevano - non ne sarebbero mai stati degni. Poi è successo qualcosa, e la gloria è diventata un accessorio, un orpello polveroso da ripescare solo disinnescandone la portata dirompente con aggettivi come “vecchia” o “vana”.
Alla gloria sono subentrate altre pulsioni. Direi che è un’aspirazione, un’ambizione, uno slancio, più che un sentimento… forse è stata addirittura una passione. Oggi le passioni sono più frantumate
Amor di gloria esce per le edizioni Nottetempo, in una collana dedicata alle parole.
Maria Pace Ottieri compone con il suo libro un repertorio delle possibili accezioni attraversate nel tempo da un’idea che a lungo ha occupato un posto speciale nel cuore di uomini e donne e, così facendo, consegna nelle nostre mani un memorandum prezioso, ricco di pensieri illuminanti ai quali tornare ogni volta che saremo in cerca di ispirazione. Proprio come quel sole che, splendendo sulla copertina di un vecchio quaderno trovato per caso, continua a irradiare la sua gloria attraverso i giorni, i mesi e gli anni.
Le nostre interviste
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I libri di Maria Pace Ottieri
Di
| Edizioni di Comunità, 2019Di
| Einaudi, 2018Di
| Feltrinelli, 2011Di
| Longanesi, 2006Di
| Nottetempo, 2003Di
| Nottetempo, 2013Di
| Nottetempo, 2011Di
| Nottetempo, 2004Conosci l'autrice
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