Quando scrivi un giallo, ti inventi un piano e sei abituato a calcolare dei piccoli imprevisti, dei piccoli ostacoli… ma ce n'è uno incalcolabile nelle vite di tutti noi, che è quello dell’amore
Una piccola questione di cuore, di questo pensa che si tratti il protagonista dell’ultimo romanzo di Alessandro Robecchi: quando nell’ufficio dell’agenzia investigativa si presenta un giovane dal cuore spezzato affranto per la scomparsa della compagna, il detective Carlo Monterossi è fin troppo svelto nel liquidarla come una semplice pena d’amore.
Non può immaginare di essersi appena cacciato in un’indagine molto più grande di lui. A Monterossi e al suo improbabile team di soci spetterà dipanare un’intricata matassa che lega a doppio filo malavita e jet set, denaro sporco e domande (per ora) senza ancora nessuna risposta.
Alla Sistemi Integrati – l’agenzia investigativa che Carlo Monterossi ha fondato per noia, per sfuggire alla tivù spazzatura che l’ha reso ricco, per «infilarsi nelle vite degli altri» – si presenta un ragazzo molto perbene, Stefano Dessì. Vuole che sia ritrovata una persona scomparsa, «la mia donna», dice.
In una Milano nera che ricorda quella resa celebre da Giorgio Scerbanenco, Una piccola questione di cuore intreccia una doppia trama gialla riportando alla ribalta un cast di protagonisti molto amato, complice anche il recente adattamento televisivo che Prime Video ha tratto dai romanzi di Alessandro Robecchi. Della serie tv l’autore non può che ritenersi soddisfatto, e commenta così:
Fabrizio Bentivoglio è uno dei migliori attori italiani: sul set l'ho visto indossare i panni del mio Monterossi, e tre minuti dopo si trattava del suo Monterossi… non solo per la recitazione, l’espressione e i gesti, ma anche per quella bizzarra indolenza un po’ snob tipica del personaggio
Nel chiudere l’intervista ci sentiamo in dovere di chiedere ad Alessandro Robecchi di ampliare quanto ha scritto sul Fatto quotidiano in merito alla questione ucraina, sulla quale ha affermato di condividere la posizione di Bertold Brecht: “Quando si parla di guerre c'è sempre la tendenza a schierarsi, a parlare di buoni e cattivi, giusto e sbagliato… fatta quella premessa devo dire che la frase di Brecht mi sembra innegabile se prendiamo ad esempio tutte le guerre che ci sono state, da quella del Peloponneso a quelle di oggi. A pagare per la guerra sono sia quelli che la perdono, sia quelli che non ha vincono… ammesso che ci sia qualcosa da vincere. […] Se proprio bisogna schierarsi, io sto dalla parte della povera gente, i civili, la gente che non c'entra niente”.
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