So bene cosa vuol dire mettercela tutta per parlare senza dire una parola
Per tutti i lettori della prima storia di Melody, per quelli che hanno potuto incontrarla nel primo libro, sempre edito da Feltrinelli, conoscerla e amarla fino alle lacrime, sarà una piacevole sorpresa poterla accompagnare in questo nuovo episodio della sua vita, nella sua indomabile voglia di essere indipendente e pronta a crescere, affacciandosi timida e determinata alle soglie dell’adolescenza e alla sua prima esperienza di vacanza estiva in autonomia.
L’avevamo lasciata alle prese con la scuola, con professori che non sapevano capire quanto fosse ricca la sua mente e quanto fosse irrefrenabile la sua voglia di poter usare le parole per entrare in relazione con il mondo, quanto fosse brillante il suo modo di fare i calcoli e memorizzare in un attimo informazioni. L’avevamo lasciata ancora fraintesa da compagni che si fermavano alle apparenze.
Darei qualsiasi cosa perché le persone vedessero prima me, non la mia sedia, e per fare più cose da sola, come uscire con gli amici...se li avessi
Melody ha ormai dodici anni e può comunicare grazie al computer Elvira, nonostante la sua paralisi cerebrale. Ma questo non le basta: sta crescendo e vuole diventare più autonoma. Decide così di cercare un campo estivo adatto a ragazzi come lei e si imbatte nel Green Glades, lì per la prima volta trascorrerà una settimana lontana dalla famiglia.
Per Melody tutto resta terribilmente complesso nella quotidianità, proprio ciò che per tutti gli altri è così semplice, come mangiare, spostarsi, parlare, giocare, vestirsi, la scuola, la mensa, le lezioni e le scale...Che fatica! Ha tanta gente intorno, eppure Melody a volte si sente proprio sola; per fortuna ha l’amore incondizionato della sua meravigliosa famiglia, della sua sorellina Penny, che mai sta ferma, e della signora V che si occupa di lei da sempre, quando la sua mamma lavora, e la conosce davvero, non la commisera mai, anzi, le regala allegria e una diversa visione del futuro attraverso le storie.
Niente capriole per me, tranne quando cado senza volerlo dalla sedia a rotelle. Non posso camminare, non posso parlare e non posso usare le mani e le dita come la maggior parte delle persone, ma la signora V mi aiuta a non commiserarmi. Lei sa che la mia mente è una miniera di parole e idee che non vedono l’ora di uscire
La biblioteca è per Melody un luogo magico, una casa amica, una miniera di destini che si alternano e dove un bibliotecario gentile le offre la possibilità di un’estate diversa: un campus dove Melody scoprirà di potercela fare.
La narrazione in prima persona ci trasporta nelle sue emozioni autentiche, che sono contrastanti, senza troppi filtri, e simili in fondo a quelle di ogni ragazzo che per la prima volta nella sua vita affronta una vacanza lontano da casa. Melody sceglie da sola un Campus nella natura con ragazzi in parte come lei, che hanno difficoltà diverse.
Essere sola, seppure con una meravigliosa assistente con le treccine a lei dedicata, e veder partire la sua famiglia è una sfida che la metterà alla prova fino in fondo, ma che le regalerà nuovi incontri e occasioni incredibili che mai si sarebbero presentate e Melody sarà finalmente immersa in una realtà che la farà sentire una persona normale, sì, con bisogni speciali, ma in fondo come tutti gli altri. L’ironia, la forza di ridere di sé stessa, non le mancano mai. La fatica si accompagnerà alla fiducia, la paura all’avventura, la vergogna alla sincerità del calore di attimi preziosi, la voglia di indipendenza ad un’indicibile nostalgia di casa, soprattutto la notte. Melody sperimenterà un groviglio di sensazioni nuove, identiche a quelle di qualunque ragazzina di tredici anni, con lo stesso cuore, pieno di curiosità. Si percepisce la voglia prepotente di Melody di avere degli amici veri, che sono indispensabili come l’aria che si respira.
Dopo il primo attimo di sgomento assoluto per la richiesta del tutto inaspettata, la mamma di Melody, una donna forte che ha saputo combattere ben più ardue battaglie con strutture, medici, assistenti, professori e dirigenti per il bene di sua figlia, ora non vorrebbe lasciarla nelle mani di persone sconosciute, ma si convince e capisce che quel campus sarà per lei l’inizio di una nuova fiducia in sé stessa, nel mondo e nelle persone. Un dono che non può negarle. Occorre lasciarla andare.
Potersi fidare, uscire dal guscio dei propri affetti che sempre ci hanno protetto, può generare uno strano e inarrestabile senso di vertigine, eppure in quella casa di legno con i letti a castello, con le altre ragazze, sul quel lago calmo dove l’orizzonte sembra più dolce, e persino a tavola dove essere imboccata ancora rimane una specie di umiliazione, Melody, come in un diario segreto di appunti, fitto di dialoghi e battute allegre, vi racconterà ogni momento, ogni avventura, ogni falò della sera, ogni passo (seppur fatto sulle ruote) che riuscirà a renderla finalmente parte di un cielo pieno di stelle e di lucciole.
Quello che accade nel suo cuore in soli sette giorni la cambia così profondamente da riuscire a farla “ballare” su una pista o farle raccontare di sé con sincerità a un ragazzino con gli occhi dolcissimi o a non farsi prendere dal panico in un incidente a cavallo sotto un temporale. Essere solo Melody Brooks, ecco quello che aveva sempre desiderato, e ora tutto si stava avverando.
Sapete perché sono così certa della verità delle parole scritte in questo libro, che possono volare e cambiare tutti e tutto…anche senza poter usare una voce che le veicola?
Perché io una Melody vera, proprio della stessa età, la conosco davvero e mi ha “detto”, o meglio, scritto, in gran segreto, che è tutto vero, anzi verissimo, quello che quest’autrice coraggiosa ci ha saputo raccontare. Mi fido profondamente di chi non può parlare, ma sa sentire e vedere oltre tutti noi adulti un po’ distratti.
Di
| Feltrinelli, 2020Di
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