Romeo non è un bambino come tutti gli altri e, sapete cosa vi dico, proprio qui sta il bello di tutta la sua storia e di tutte le avventure bizzarre che troverete in questo libro. Un libro speciale, con parti illustrate che lo animano e che potete leggere anche separatamente, se vi va. Il bello del tratto di un grande fumettista è senza dubbio quello di farti soffermare sulle illustrazioni.
Romeo è introverso, non ride quasi mai, anzi, proprio mai, e non se ne vergogna; ha due genitori davvero eccentrici che, con tentativi disperati e spesso grotteschi, cercano di rendere il loro adorato pargolo uno come tutti gli altri. Iperprotettivi al punto da assomigliare a delle tenere macchiette, terrorizzati dalle correnti e dai colpi d’aria, nella loro sincera apprensione data dall’affetto, non sono sempre capaci di comprendere i sentimenti e desideri del figlio, influenzati dalla loro visione ordinata e scontata del mondo.
Ma Romeo non lo è, un tipo scontato. Non ha voglia di raccontarsi, adora i fumetti e i libri, non si diverte alle feste, ha un solo amico con cui torna da scuola, l’unico che lo comprende. Per il resto, Romeo gioca da solo, è inappetente da sempre, spesso malaticcio, coperto di maglie della salute (che probabilmente lo fanno ammalare), ha un’adorazione speciale per la sua tata Clio: ottima cuoca, donna verace e vivace, con la quale invece mangia come un lupetto.
La vicenda comincia nella stanza di Romeo, dalle sue strane abitudini di gioco; è vero, a volte la troppa immaginazione tira brutti scherzi, ma quando sulla propria testa e nei nostri riccioli scomposti, criticati dai grandi di passaggio, abitano degli esserini speciali, che non sono pidocchi, allora davvero la vita di un bambino cambia. E si complica non poco.
Aveva un’immaginazione instancabile, con un cervello in movimento perenne, e se la mamma fosse entrata in camera in quel momento avrebbe visto che anche i suoi capelli erano in forte movimento, molle animate di vita propria che si scatenavano in un campo di battaglia
Una storia ricca di fantasia, un po' racconto e un po' fumetto, allo stesso tempo divertente e profonda, sull'amicizia, sulla bellezza della diversità e su quella straordinaria avventura che è crescere.
Con uno stile divertente e assolutamente vicino ai ragionamenti autentici dei bambini, il libro utilizza due linguaggi, scrittura e illustrazioni, che viaggiano paralleli e in sintonia; le immagini sono come chiavi che svelano continuamente qualcosa che il testo tralascia volutamente, con un tratto che solo un grande fumettista può regalare.
Tutti gli adulti sono eccessivi e dipinti volutamente come inadeguati al loro ruolo, quasi delle scoppiettanti caricature di sé stessi, alquanto perdonabili, proprio perché totalmente incapaci, ciechi e un tantino superficiali.
All’estetica, ai desideri di suo figlio e alle inevitabili reazioni di presa in giro dei suoi compagni non sembrava affatto interessata. O peggio non se ne rendeva conto. Era convinta che i bambini fossero tutti buoni in quanto bambini
I genitori di Romeo sono i primi a capirci poco o nulla, forse vorrebbero solo un libretto di istruzioni, e dunque si affidano a specialisti a dir poco improbabili: la pediatra, la Dottoressa Baumann, sembra uscita da un libro di Dahl.
In fondo, però, è colei che meglio capisce i bisogni veri di un bambino che vuole essere ascoltato e accettato per ciò che è, non solo dagli amici che vivono nei suoi capelli - gli unici indisciplinati abitanti che tifano per lui sempre e gli raccontano la verità. I maestri restano in ombra assoluta e la scuola anche, sono solo uno sfondo sfuocato dove si resta, si esce, si passa e si prende sempre 10 e lode (Romeo è bravissimo a scuola, ovviamente…)
Romeo è un bambino che vorrebbe solo poter scegliere i vestiti da indossare, non giocare a calcio, non arrampicarsi sugli alberi, cadere dalla bicicletta, non aver paura degli spifferi, e non essere costretto e vedere alla tv i film che si pensano dovrebbero far ridere proprio chiunque, quelli di cui si dice “impossibile resistere alla risata”; e invece Romeo resiste. E non ride.
Finché un giorno, dopo aver provato una cura ricostituente di punture, Romeo si ritrova trascinato nella sala d’aspetto di uno strizzacervelli, il Dottor Crumoni, ed è lì che inaspettatamente la sua vita ha una svolta, perché incontra colei che gliela cambierà in meglio, che lo capirà, con cui parlerà fino farsi seccare la lingua: una bambina con gli occhiali. No, non posso proprio dirvi che cosa si diranno girando per le sale di un museo. E non vi dirò che finalmente Romeo prenderà un brutto voto nella verifica perché stava pensando ad altro.
La Biondina con gli Occhiali conosceva Spider-Man e aveva letto e riletto tutti i suoi albi, ma non solo. Erano tantissimi i libri che avevano letto entrambi. Uno diceva un titolo e l’altro rispondeva con la trama. Parlarono fitto fitto fino a quando il dottor Crumoni si affacciò sulla porta per fare entrare la Biondina con gli Occhiali che riprese a grattarsi le braccia con ancora più vigore
Ma quando ci si incontra, ci si riconosce all’istante e almeno una cosa buona gli adulti di questa storia l’hanno fatta: lasciare che Romeo regali il suo sorriso in maniera assolutamente gratuita e inaspettata a chi se lo merita.
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