Amore a prima vista
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso giocava con loro.
Non ancora pronto del tutto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
con un salto si scansava.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
Traduzione di Pietro Marchesani
Da Wisława Szymborska, Opere, a cura di di Pietro Marchesani, Adelphi 2008
Da quel 1996 in cui fu insignita del Premio Nobel per la letteratura, Wislawa Szymborska - che Iosif Brodskij considerava una delle grandi voci poetiche attuali - è diventata un autore di culto anche in Italia.
Nel discorso tenuto in occasione del conferimento del Premio Nobel, nel 1996, Wisława Szymborska (1923-2012) indicò nelle “paroline (…) alate” “non so” l’origine dell’ispirazione, e non solo per i poeti: “Se Isaac Newton non si fosse detto ‘non so’, le mele nel giardino sarebbero potute cadere davanti ai suoi occhi come grandine e lui, nel migliore dei casi, si sarebbe chinato a raccoglierle, mangiandole con gusto. Se la mia connazionale Maria Skłodowska Curie non si fosse detta ‘non so’, sarebbe sicuramente diventata insegnante di chimica in un convitto per signorine di buona famiglia, e avrebbe trascorso la vita svolgendo questa attività, peraltro onesta. Ma si ripeteva ‘non so’ e proprio queste parole la condussero, e per due volte, a Stoccolma, dove vengono insignite del Premio Nobel persone dall’animo inquieto perennemente alla ricerca di qualcosa”.
La consapevolezza di non sapere, il dubbio, e l’irrequietezza che ne deriva, animano dunque anche la riflessione, l’incessante ricerca di risposte, che generano sempre altre domande, di Wisława Szymborska. Con la sua lettura del mondo leggera, come leggera e comprensibile è la sua scrittura, segnata da quella semplicità che può scaturire soltanto da una profonda conoscenza degli strumenti espressivi, Szymborska si interroga sul senso dell’esistenza partendo dall’osservazione degli oggetti, del quotidiano, e riconoscendone il mistero: “Il mondo, qualunque cosa noi ne pensiamo, spaventati dalla sua immensità e dalla nostra impotenza davanti a esso, amareggiati dalla sua indifferenza alle sofferenze individuali (…), qualunque cosa pensiamo di questo smisurato teatro, per cui abbiamo sì un biglietto d’ingresso, ma con una validità ridicolmente breve, limitata da due date categoriche (…) questo mondo è stupefacente”. Punti di vista sempre sorprendenti, inattesi, spesso ironici, colgono la magia delle piccole cose che costituiscono il puzzle della vita degli esseri umani, uniti nello stesso sentire, nella stessa corrente in cui il caso si trasforma in destino.
La curiosità, l’ironia e il desiderio di rivalutare quel che è spesso considerato non importante sono i tratti caratteristici anche della scrittura in prosa di Wisława Szymborska, che dal 1960 ha curato due irresistibili rubriche su alcune riviste letterarie polacche: Posta letteraria e Letture facoltative. Nella prima rispondeva agli aspiranti scrittori che inviavano in redazione i loro manoscritti per chiedere un parere.
La seconda è un ciclo di recensioni su libri di argomento vario, poi raccolte in cinque volumi.
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