Deneuve 80! Catherine, una vita per il cinema

Catherine Dorléac nasce a Parigi il 23 ottobre 1943.
Cambierà il proprio cognome, adottando quello della madre per differenziarsi dalla sorella Françoise, di un anno più grande e anche lei attrice.
È dunque Catherine Deneuve a debuttare ufficialmente nel film Le collegiali di André Hunebelle. Purtroppo, a questo film fanno seguito piccole parti in titoli non di rilievo, al punto da far pensare alla ragazza di abbandonare la recitazione.

Fortunatamente a farle cambiare idea ci pensa Roger Vadim, il quale la scrittura per il suo Il vizio e la virtù nel 1962. L’interesse del regista, però, va oltre la bravura mostrata da Catherine sullo schermo.
Tra i due nasce una relazione. Di breve durata, ma sufficiente perché venga alla luce il primo figlio dell’attrice, Christian.

Il 1964 è l’anno della svolta.
La Deneuve, grazie all’aiuto della sorella, viene scelta dal regista Jacques Demy come protagonista del suo musical Les Parapluies de Cherbourg con il quale ottiene un enorme successo e, grazie a questo, viene notata dal giovane ma promettente Roman Polanski, che la vuole per il suo thriller al femminile Repulsione del 1965, anno in cui Catherine sposa il fotografo britannico David Bailey.

La sua bravura, il suo fascino e i suoi personaggi sensuali, misteriosi ed enigmatici, l’hanno resa l’icona che è, ancora oggi, al compimento degli 80 anni.

Le sue caratteristiche la fanno notare da un altro grande regista, Luis Buñuel, per il suo Bella di giorno del 1967 che la lancia a livello mondiale (il regista la dirigerà poi anche in Tristana e La ragazza con gli stivali rossi). Diva riconosciuta internazionalmente e icona di stile, la Deneuve deve “ringraziare” sia il personaggio al quale presta il volto, Séverine, rispettabile moglie di un medico che tutti i pomeriggi si prostituisce per puro istinto liberatorio, sia il suo guardaroba, interamente realizzato dallo stilista Yves Saint Laurent. Il film, vincitore del Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia, la innalzerà ancora di più verso l’olimpo dei grandi. E in molti, fra i facenti parte di questo olimpo, cercheranno di starle accanto in occasione di un tragico evento: la morte della sorella Françoise, a soli 25 anni, in un incidente d’auto. Non fu sempre un rapporto semplice e idilliaco, il loro: ma era sicuramente un legame forte -raccontato anni dopo nel libro Si chiamava Françoise - quello che univa le due sorelle.

Con una carriera lunga più di sessant'anni, sarebbe impossibile citare tutti i progetti ai quali ha preso parte la diva. Ma se c’è una cosa che si può dire di Catherine Deneuve è che è stata una delle figure più rappresentative della Nouvelle Vague, corrente cinematografica che vede come massimo esponente François Truffaut, invaghitosi della splendida attrice durante le riprese de La mia droga si chiama Julie nel 1968. Tra i due nasce una storia, confermata in seguito dalla donna.
Nonostante il loro legame e la loro amicizia, Truffaut la dirigerà soltanto un’altra volta ne L’ultimo metrò per il quale la Deneuve ottiene il suo primo César.

Per raccontare la vita e la carriera dell’attrice non si possono, dunque, trascurare le sue potenti (e a volte discusse) storie d’amore.

Perché, dopo Truffaut, c’è un altro nome nella sua vita, quello di Marcello Mastroianni.
La scintilla tra i due, scoppiata in occasione di una cena a casa di Polanski, si consolida sul set di Tempo d’amore di Nadine Trintignant. Nonostante la differenza d’età e i matrimoni di entrambi, l’attrazione tra i due darà vita a una figlia, Chiara, e a una storia durata cinque anni.

Dagli anni ’70 la Deneuve recita per i maggiori registi europei in un gran numero di film.
Tra questi La cagna di Marco Ferreri nel 1972, Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli nel 1985, Il convento di Manoel de Oliveira nel 1992 e Dancer in the dark di Lars von Trier nel 2000.

Premiata con la Palma d’Oro onoraria a Cannes nel 2005 e con il Leone d’Oro nel 2022, Catherine Deneuve resta un’icona di stile, di bravura, di talento e di bellezza, tanto da essere assurta a modello per l’iconica figura di Marianne, simbolo femminile della Repubblica Francese.