Un uomo che rifiuta le frittelle di mele non può avere un’anima pura
La pensa così lo scrittore inglese Charles Lamb e la sua riflessione è quanto mai azzeccata dal momento che stiamo vivendo una specifica fase dell’anno nella quale friggere è praticamente obbligatorio: Carnevale. Un tempo in questo periodo si viveva all’insegna della goliardia, della spensieratezza e del divertimento esagerato. Una festa del mondo. Nel suo bel saggio Carnevale. La festa del mondo Giovanni Kezich scrive:
Carnevale festa del mondo, perché il mondo degli uomini vi celebra fasti tutti propri, senza alcun dichiarato riferimento ultraterreno: ‘non è una festa che si offre al popolo, ma è una festa che il popolo offre a se stesso’, scrisse Goethe da par suo. È la festa di un al di qua senza aldilà, ovvero di un al di qua fattosi immune a qualsiasi suggestione d’aldilà, sotto il cielo diafano e muto di febbraio, senza angeli, senza stelle comete e senza dei
Caposaldo imprescindibile del nostro calendario, il carnevale sembra voler sfuggire ancor oggi a ogni tentativo di spiegazione. Eppure, i riti mascherati si collegano fin dalla notte dei tempi al ciclico ritorno degli antenati che alla vigilia del nuovo anno, sotto forme bizzarre, inquietanti, sfarzose, portano ai vivi un augurio di prosperità.
Nei paesi cattolici il Carnevale precede la Quaresima, che con i suoi quaranta giorni di ‘penitenza’ prepara i fedeli alla Pasqua, e termina con il Martedì Grasso, il giorno che precede il mercoledì delle Ceneri. Il termine Carnevale, secondo alcuni, deriverebbe proprio da carnes levare, ovvero “togliere la carne”, alludendo ai digiuni quaresimali. Il periodo carnevalesco, oltre che dallo spasso, era caratterizzato dalle grandi abbuffate e delle scorpacciate.
Vi siete mai chiesti perché a Carnevale si mangiano, in particolare, i dolci fritti? I cibi dolci, in passato, erano simbolo di libertà e di festa. Pare che già gli antichi romani preparassero dei dolci fritti che venivano offerti alla popolazione per festeggiare i saturnali, le festività che corrispondono all’attuale Carnevale. E non bisogna dimenticare le usanze e i ritmi contadini: questi ultimi usavano macellare i maiali a inizio anno e si ritrovavano con generose quantità di grasso biancastro, perfetto per la frittura. Ed ecco spiegato perché a Carnevale ci ritroviamo circondati da montagne di dolci fritti, dalle chiacchiere alle frittelle, dalle castagnole ai tortelli.
Le fritole, le famosissime frittelle veneziane con l’uvetta che ai tempi dei Dogi erano considerate il dolce nazionale, sono uno dei dolci fritti più tipici. Di origine molto antica, a Venezia venivano preparate dai fritoleri, un’importante corporazione della Serenissima, che aveva il privilegio di poter tramandare l’attività commerciale di padre in figlio. Persino Carlo Goldoni celebra questo mestiere antico che ha fatto parte dei costumi veneziani fino alla fine dell’800: nella sua commedia Il campiello, dedicata al Carnevale, la protagonista è Orsola, una frittolera che cerca moglie per suo figlio Zorzetto
GASPARINA: Quezta zè un’inzolenza.
ORSOLA: Chi songio? una massera?
GASPARINA: Pezo. Una frittolera.
ORSOLA: Vardè! se fazzo frittole?
La xè una profession.
GASPARINA: Co la ferzora in ztrada zè par bon
Lasciamo Venezia per spostarci a Milano, dove a Carnevale spopolano i tortelli milanesi, simili ai bigné, anche questa un’antichissima ricetta, celebrata anche in una divertente filastrocca:
Crapa Pelata la fa i turtei,
ghe ne dà minga ai so fradei.
I so fradei fan la fritada,
ghe ne dan minga a Crapa Pelada
Rispetto al Carnevale, Milano ha una tradizione particolare: il rito Ambrosiano, infatti, dura quattro giorni in più che altrove, sforando nel periodo della Quaresima.
La maschera milanese tipica è il Meneghino, un onesto e genuino servitore: fu inventata da Carlo Maria Maggi, grande interprete della corrente dialettale milanese di fine Seicento.
Tornando ai dolci fritti, non solo a Milano ma un po’ in tutta Italia Carnevale fa decisamente rima con le chiacchiere, forse il dolce carnevalesco per antonomasia. Le chiacchiere sono diffuse e amate lungo tutto lo Stivale e vengono nominate in modo diverso a seconda delle località: graffe, frappe, lattughe, cenci, sfrappole, galani, cròstoli, intrigoni e chi più ne ha più ne metta.
Voi come le chiamate?
Altri articoli di Millefogli
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Libri per approfondire
Di
| Bollati Boringhieri, 2008Di
| Priuli & Verlucca, 2015Di
| Progedit, 2019Di
| Garzanti, 2010Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente