Costantino Kavafi s si è sempre rifi utato di raccogliere in volume la sua opera, che ha incessantemente riscritto e corretto per tutta la vita, alla ricerca della perfezione assoluta. Preferiva distribuire a pochi amici eletti le sue poesie su fogli volanti. La prima raccolta di versi è quindi uscita postuma, nel 1935, e ha segnato la nascita di quello che diventerà un culto universale. Kavafi s è infatti il poeta del Novecento più tradotto e imitato nel mondo. La passione erotica e la memoria, storica e privata, sono il fl uido vitale che scorre nella scrittura di questo poeta colto e raffi nato, e arriva fi no a noi intatto nella sua potenza lirica.
Costantino Kavafis (1863-1933) si è identificato a tal punto con la sua poesia da superare qualsiasi ostacolo e confine segnati dalla vita “reale” e quotidiana. Scrisse un numero di poesie esiguo, eppure sufficienti per fare di lui uno dei poeti più letti, amati, studiati e tradotti del mondo. Nacque e visse quasi sempre ad Alessandria d’Egitto e la lingua in cui compì gli studi fu l’inglese, eppure fu visceralmente greco. In gioventù fece per breve tempo il giornalista e l’agente di Borsa, e dal 1892 fino alla pensione, nel 1922, lavorò al servizio irrigazione del ministero dei Lavori pubblici, eppure fu indiscutibilmente poeta, tanto da far scrivere proprio “poeta” sul suo passaporto, alla voce “professione”. Il suo canone comprende 154 testi (lo stesso numero dei sonetti di Shakespeare), a cui gli studiosi hanno successivamente aggiunto due gruppi di componimenti noti come “Poesie nascoste” e “Poesie rifiutate”. Alle 154 poesie del canone ufficiale, Kavafis lavorò instancabilmente per tutta la vita, cesellando, cancellando, perfezionando, inseguendo la perfezione. Le sue poesie, da lui diffuse su fogli volanti o in piccole plaquettes destinate perlopiù agli amici, furono pubblicate per la prima volta in volume nel 1935, due anni dopo la sua morte. Kavafis conosceva diverse lingue e padroneggiava l’inglese e il francese, ma per i suoi versi preferì quasi esclusivamente il greco: un greco molto particolare e non privo di sgrammaticature, unico, un impasto di lingua colta e popolare. Fu “originale, senza precedenti”, come scrisse nel 1924 il poeta Napoleon Lapachiotis, secondo il quale l’opera di Kavafis, come “una quintessenza della poesia, schiude gli orizzonti dell’Arte universale”.
Kavafis è il poeta dell’eros e della memoria, storica e privata. Un universo remoto, personaggi ed eventi antichissimi parlano nei suoi versi di sentimenti immutabili, diventano metafore della contemporaneità. Mondi lontani sono rievocati con la precisione dello storico, e nelle sue descrizioni realtà e immaginazione si compenetrano e diventano indistinguibili. Del resto, immutabile è l’essere umano, sempre gli stessi i dolori e le gioie, e la ricerca del senso della vita, di quell’Itaca verso cui tutti ci dirigiamo, con l’augurio di un viaggio pieno “di conoscenze e d’avventure”.
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Le poesie di Costantino Kavafis
Di
| Einaudi, 1997Di
| Einaudi, 2015Di
| Garzanti, 2020Di
| Rizzoli, 2013Di
| Bompiani, 2021Di
| Via del Vento, 2021Di
| Crocetti, 2011Di
| Passigli, 2021Di
| Aiora, 2019Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
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