Presto, il vino!
Non vedete, o signori,
che le acque del Fiume Giallo, dal Cielo partite, arrivano rombando fino al mare senza più volgere indietro?
Non vedete, o signori,
che allo specchio sfavillante nella sfarzosa dimora ci si duole del crine canuto,
al mattino nero come seta e la sera già bianco?
Se in vita conosci soddisfazione, gioisci allora fino all’estremo;
non lasciar che l’aurea coppa sia vuota al cospetto della Luna!
Che si adoperino le risorse del Cielo a noi donate,
tanto, dilapidate migliaia di monete d’oro, queste un giorno a noi faranno ritorno.
Montone bollito e bue frollato son certo una gioia,
ma assieme faremo meglio a tracannar in una volta trecento coppe!
Maestro Cen,
compagno Danqiu,
versate da bere senza fermarvi!
e io vi regalerò un canto,
se vi degnerete di porgermi l’orecchio:
“Squillanti campanelle e recipienti di giada non son d’apprezzare,
d’esser brillo per sempre senza mai destarmi ho soltanto desìo.
Da tempi antichi di saggi e virtuosi si tacque,
solo dei bevitori si conservò la fama.
Nel Palazzo Pingle soleva banchettare il principe di Chen,
beato e gaudente tra migliaia di brocche di vino”.
Oh miei ospiti, perché dite d’essere a corto di moneta,
comprate presto da bere e io con voi berrò!
Ho qui una pelle di cavallo di cinque colori e una sacca da mille denari,
si chiami il garzone perché le cambi in prelibato vino,
e assieme, amici, dissiperemo l’infinita mestizia nostra!
Ebbro e ascetico, fedele all'impero ma soprattutto alla propria libertà, il poeta cinese Li Bai (Li Po, 701-762) rappresenta una delle personalità cinesi più conosciute al mondo. Visse durante lo gloriosa dinastia Tang (618-907), nel periodo in cui il medioevo cinese raggiunse il suo apogeo, e fu testimone, pochi anni più tardi, anche del declino di questa età. La sua poesia riflette dunque una duplice visione del mondo, positiva e gaudente e, allo stesso tempo, intimista e decadente. Questa tensione tra vita attiva e vita meditativa lo avvicina sorprendentemente alla sensibilitò dell'uomo contemporaneo.
Li Bai (Li Po secondo la trascrizione del nome più diffusa in passato in Occidente) visse negli anni di massimo splendore della dinastia Tang (618-907), nel periodo d’oro delle arti e della poesia cinese che coincise con il regno dell’imperatore Li Longji (712-756), meglio conosciuto con il titolo postumo di Xuanzong. Li Bai nacque nel 701 in Asia centrale in una famiglia cinese che nel 706 si trasferì nell’odierno Sichuan. Ebbe una vita errabonda e movimentata: si sposò più volte, trascorse lunghi periodi in ritiro sui monti, dove si immerse nelle pratiche taoiste, come molti letterati dell’epoca, e fu profondamente influenzato anche dalla dottrina buddhista, tanto da scegliere per sé stesso, dopo i trent’anni, proprio un appellativo di origine buddhista: “eremita del loto blu”. Poiché era consuetudine cinese attribuire ai letterati vari nomi, derivati soprattutto da cariche ricoperte o da titoli onorifici, Li Bai fu noto anche come “immortale esiliato dal Cielo nel mondo degli uomini”, Li Hanlin (perché faceva parte della prestigiosa Accademia imperiale Hanlin), Li Gongfeng (“attendente imperiale Li”), Li shi’er (“Li il dodicesimo”, per distinguerlo da parenti con lo stesso cognome), Li Shiyi (“correttore di bozze Li”: è il titolo onorifico che gli concesse dopo la morte l’imperatore Li Yu).
Secondo lo studioso Wei Hao (metà dell’VIII secolo), Li Bai “da giovane si dedicò alla vita di riparatore di torti, ferendo con la propria spada diversi uomini”. Il suo desiderio di diventare assistente del sovrano si infranse contro una serie di eventi nefasti e di scelte personali avventate, e visse quindi nell’amarezza e nella frustrazione. Fu, però, un poeta eccezionale e la sua maestria, celebrata già dai suoi contemporanei, lo consegnò direttamente alla leggenda.
Nella sua poesia, pervasa dalla tensione tra vita attiva e vita meditativa, affrontò il tema eterno della caducità dell’esistenza e diede voce alla malinconia per un mondo in trasformazione, alla nostalgia, alla solitudine e alla dolcezza del vivere in comunione con la natura e con il cosmo. La figura di Li Bai è abitualmente associata al vino e all’edonismo, e secondo una suggestiva tradizione, riportata in un testo del 1304, il poeta addirittura annegò nel Fiume Azzurro perché “nell’ebbrezza del vino volle afferrare la Luna riflessa nell’acqua”. Morì, invece, nel 762, per una malattia, ma il mito, come si sa, segue leggi speciali, e non pochi continuarono a sostenere la sua immortalità, certi di averlo incontrato in epoche e in posti diversi della Cina.
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