Anniversari e Ricorrenze

30 anni dalla morte di Audrey Hepburn

Illustrazione di Nicole Ferrario, 2023, studentessa del Liceo artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

Illustrazione di Nicole Ferrario, 2023, studentessa del Liceo artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

In Svizzera, a Tolochenaz, il 20 gennaio 1993 il mondo del teatro, della televisione, del cinema e non solo salutava per l’ultima volta l’iconica Audrey Hepburn.

Ambasciatrice ufficiale dell’UNICEF, che l’ha insignita della medaglia presidenziale della libertà e del premio umanitario Jean Hersholt, la Hepburn vanta numerosi riconoscimenti. In particolare è una dei soli diciassette individui EGOT, un acronimo di Emmy, Grammy, Oscar e Tony, riuscendo, quindi, nell’impresa di ottenere il grand slam. Un’attrice, ma anche e soprattutto un’icona che, a distanza di 30 anni dalla sua scomparsa, è ancora ricordata e celebrata da tutto il mondo.

Ma andiamo con ordine. Audrey Hepburn è stata un’attrice belga naturalizzata statunitense, figlia di un banchiere anglo-irlandese e di una baronessa olandese. Fin da giovanissima, però, si trova a vivere situazioni che la segnano. Da una parte la Seconda Guerra Mondiale e dall’altra il divorzio dei suoi genitori, al quale ha fatto seguito l’abbandono del padre, simpatizzante del nazismo.

Per fuggire agli attacchi, la Hepburn e la sua famiglia si rifugiarono nella città olandese di Arnhem dove l’adolescente cominciò a studiare danza, frequentando il Conservatorio dal 1939 al 1945. Dopo aver cambiato il suo nome, conferendogli un suono meno “inglese”, e aver cercato di aiutare il movimento di opposizione al nazismo, insieme alla sua famiglia, facendo da staffetta in favore delle formazioni partigiane olandesi e di altri soldati alleati nascosti, la giovane tornò a respirare aria di libertà, insieme ai Paesi Bassi, il giorno del suo sedicesimo compleanno, il 4 maggio 1945.

Nel 1948, trasferitasi a Londra, continuò a prendere lezioni di danza, ma decise di optare per la carriera di attrice, anche e soprattutto a causa del suo fisico (troppo gracile, a seguito della malnutrizione durante l’occupazione nazista). Dopo alcuni ruoli di sfondo in commedie romantiche arrivò finalmente il successo. Nel 1951, durante le riprese di un film a Montecarlo, conobbe l’ormai anziana scrittrice Colette che, colpita dalla spontaneità e dallo stile della Hepburn, la scelse come protagonista della sua commedia Gigi. Ecco la scintilla che, per la prima volta, la fa brillare nel firmamento delle stelle del cinema.

Bruna, esile e flessuosa, grandi occhi scuri, sofisticata e romantica al tempo stesso, è l’interprete ideale di figure sbarazzine, quasi eterne adolescenti, dotate di un fascino discreto.

Gli anni seguenti le regalarono ruoli importanti che le valsero varie nomination all’Oscar: dalla principessa in incognito in Vacanze romane (1953) di William Wyler all’ingenua e spumeggiante protagonista della commedia sofisticata Sabrina (1954) di Billy Wilder accanto a due interpreti di tutto rispetto, Humphrey Bogart e William Holden. Ma poi è anche la commessa sognatrice in Cenerentola a Parigi (1957) di Stanley Donen, la ragazza selvaggia nel fantasioso Verdi dimore (1959) di Mel Ferrer, all’epoca suo marito, e soprattutto la giovane disinibita con una passione per i diamanti in Colazione da Tiffany (1961) di Blake Edwards. Nonostante, come rivelato da Truman Capote, autore del romanzo dal quale è tratto il libro, il ruolo della protagonista Holly fosse stato pensato per Marilyn Monroe, la Hepburn si rivelò una carta vincente, considerato il grande successo del film e del suo personaggio.

Ma il successo dell’attrice non si fermò e l’allora poco più che trentenne proseguì la sua scalata al successo interpretando altri ruoli. Tra questi si possono citare la fioraia trasformata in gentildonna nel musical My Fair Lady (1964) di George Cukor, la cieca in pericolo nel drammatico Gli occhi della notte (1967) di Terence Young e la moglie in crisi in Due per la strada (1967) di Stanley Donen.

È il 1967 l’anno in cui decise di ridurre drasticamente le sue apparizioni sullo schermo. Ricomparve, a distanza di anni, al fianco di Sean Connery, come l’eroina di Robin e Marian (1976) di Richard Lester e come angelo nel film Always – Per Sempre (1989) di Steven Spielberg, sua ultima interpretazione.

Illustrazione di Delia Tomasini, 2023, studentessa del Liceo artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

«Bisogna capire che mi piace recitare e che desidero farlo ancora domani. Ma, per me, il cinema non sarà più che un’attività occasionale. […] Sono stata per diversi anni lontana dallo schermo, ma ho continuato a leggere i copioni che mi venivano mandati. Ma non trovavo niente di entusiasmante e poi volevo dare la precedenza alla famiglia».

Illustrazione di Stella Sotto Corona, 2023, studentessa del Liceo artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

Con queste parole Audrey Hepburn si è, in qualche modo, congedata dal suo pubblico che tanto la amava e la ama ancora, a distanza di 30 anni dalla sua scomparsa, avvenuta per un cancro scoperto di ritorno da un viaggio benefico in Somalia, quando era ormai troppo esteso per essere curato, nonostante due operazioni d’urgenza.

Un’infanzia e un’adolescenza vissute nel terrore e una vita privata, fuori dalle scene, con due matrimoni alle spalle, complessa e travagliata non hanno sicuramente aiutato la salute dell’iconica e universale star rimasta comunque nell’immaginario collettivo e nei cuori di chiunque.

Illustrazione di Benedetta Macis, 2023, studentessa del Liceo artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

Per saperne di più

Audrey Hepburn. Immagini di un'attrice

Di Margherita Lamesta Krebel | Tabula Fati, 2017

Audrey. Vita di Audrey Hepburn

Di Roberta Zeta | Hop!, 2017

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