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Tredici notti di rancore di Kazuo Kamimura

Queste storie risalgono ai tempi in cui gli esseri umani erano in grado di vedere e ascoltare le voci di spiriti animati da profondo rancore

I protagonisti sono diversi, ma sono tutti uniti da un simile destino: il nodo stretto tra amore e morte, desiderio e vergogna, omicidio ed estasi

Questo è Tredici notti di rancore, storie molto crude, sia nello sviluppo narrativo, sia nel tratto del disegno che visivamente restituisce corpi di donne e uomini che in modo magnetico sono attratti gli uni dagli altri

Non è, però, una storia unicamente di magnetismo e amore, è una storia di figure maledette o, comunque, molto pericolose, talmente tanto da portare alla morte violenta di uno dei due amanti. 

Tredici notti di rancore. Cofanetto. Ediz. speciale

Tredici racconti di fantasmi tornati dalla morte per cercare vendetta. Un’altra incursione nel soprannaturale e nuovi, indimenticabili ritratti di donne: eroine dalle molteplici sfumature, fragili vittime di una società soffocante, determinate e spietate quando decidono di ribellarsi. I fantasmi fanno paura.

Nella tua vita hai conosciuto soltanto la solitudine. Sei sempre stato solo… ecco perché hai ucciso mio padre e mi hai tradita… dico bene?

Oiwa

Il legame indissolubile tra amore e morte, però, non è il solo tema portante del cofanetto. Importante è anche la presenza degli animali, un doppio che ripesca nella tradizione giapponese. Da un lato c'è un animale, un serpente, un topo, una volpe che è vivo nella storia, dall'altro c'è lo stesso animale che diventa simbolo di uno spirito del folklore giapponese o di un sentimento. La volpe diventa presenza fantasmatica degli spiriti giapponesi e personificazione dell'astuzia, il rospo è la rappresentazione di un uomo particolarmente orrido e devastato dal vaiolo. 

Ma in Tredici notti di rancore c'è di più: la malattia. Più che un morbo, è un segno, indice delle azioni compiute che non rimangono mai impunite e hanno sempre delle conseguenze. Il più delle volte queste azioni si manifestano direttamente sui corpi, perché sì, questo è un manga prevalentemente corporale.

Il peccato, l'azione compiuta è simbolizzata in una ferita sul corpo, in una malattia mortale arrivata all'improvviso. Ma è anche in menomazioni fisiche presenti dalla nascita. La cecità, la sordità, un corpo smisuratamente grande o l'abilità di uccidere gli altri. Sono questi i personaggi di Tredici notti di rancore

In un mondo senza luci e senza suoni, Onami aveva scelto di "vivere". Lo aveva fatto per quella creatura che sarebbe dovuta nascere. Per farle ascoltare i suoni delle stagioni che lei non poteva più ascoltare. No, non era assolutamente per questi motivi. Quella creatura doveva nascere soltanto per vendicarla

Amore uguale morte, morte uguale vendetta. L'ultimo degli elementi cardine che traina la storia: il rancore. Kamimura riesce, con il ricorso alla tradizione giapponese e con un segno elegante netto che diventa più profondo o più sfumato a seconda delle tavole, a narrare vicende di amore, dolore, passione e soprattutto vendetta. 

È vendetta il picchio che esce dal seno di una donna, è vendetta l'attraversare il fiume della morte per forza in due, è vendetta aumentare a dismisura il proprio fisico solo per uccidere

Il papà con il quale parlavo di tante cose e che mi mostrava i suoi disegni, ormai non esiste più. Lo odio! Non mi considera più... dalla mattina alla sera non fa altro che parlare con quel picchio

Mayotaro

Tredici notti di rancore, però, è anche un manga dai tratti erotici. Numerose sono le tavole caricate di eros, di corpi che si uniscono, di piacere. È una lettura provocante, a volte disturbante, altre talmente incomprensibile da avere un senso

Sono storie diverse sia per protagonisti, sia per lunghezza. Ma sono storie simili. Tutte hanno come protagonisti gli onryô spiriti e fantasmi giapponesi che condividono questo sentimento di cui tanto ho parlato in questa recensione: il rancore. Sono anche storie in cui emergono figure femminili molto forti, che non accettano il loro ruolo di vittime. Il loro dolore è talmente grande da riuscire a scatenare forze soprannaturali. 

Quelle di Tredici notti di rancore sono leggende popolari, come Oiwa dell'anno del topo, una rivisitazione di un celebre dramma teatrale dell'Ottocento, o come quella di Koyuki, travolta dalla passione incestuosa per il fratello che a sua volta ha una relazione omosessuale proibita con un vicino di casa. 

Questo non è chiaramente un manga per tutti, a partire dalla sua lunghezza: due volumi raccolti in un elegante cofanetto. Ma è allo stesso tempo un manga che rende omaggio a una tradizione, quella del kaidan, le storie di fantasmi molto in voga nella complessa storia delle letteratura giapponese.

Probabilmente Tredici notti di rancore è la spia di quanto siamo ancora lontani dal comprendere il mondo giapponese, le sue tradizioni e la sua storia, ma è anche la spia di quanto questo mondo sia affascinante e ci attragga magneticamente, come i personaggi che vivono nelle sue tavole e le lucciole in mezzo a un campo. 

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