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Sfidare il capitalismo di Bernie Sanders

L’ übercapitalismo ha un messaggio chiarissimo per i cittadini americani. Per la classe miliardaria e i grandi amministratori delegati a essa collegati questo messaggio è: “Se esce testa vinco io, se esce croce perdi tu”. Gli übercapitalisti operano nella piena impunità.

Sfidare il capitalismo, l’ultimo libro di Bernie Sanders (Fazi), è un’aperta requisitoria contro l’"übercapitalismo", ovvero il sistema che secondo il senatore socialista ha preso piede negli Stati Uniti dagli anni ’80 in avanti. Sanders, originario di una famiglia operaia del Vermont, si è candidato alle ultime due elezioni presidenziali come indipendente, per poi cedere il posto, entrambe le volte, al candidato democratico più quotato, così da fare fronte compatto contro i repubblicani. Ma né questo, né l’età che avanza (Sanders ha 82 anni) lo hanno reso meno agguerrito. E neanche, per fortuna, meno fiducioso nella possibilità di un avvenire migliore: Sfidare il capitalismo testimonia con esattezza e sensibilità le profonde disuguaglianze che segnano gli USA, esprimendo al tempo stesso un sanissimo ottimismo della ragione nelle nuove generazioni – tra cui si trova la maggioranza degli elettori di Sanders – perché, finalmente, realizzino la promessa americana di «libertà e giustizia per tutti».

Sfidare il capitalismo
Sfidare il capitalismo Di Bernie Sanders;

Come possiamo accettare un sistema economico che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri? Come possiamo accettare un sistema politico che permette ai super-ricchi di comprare elezioni e politici?

Nella sua prefazione, Fausto Bertinotti ci avverte che questo è un libro “molto americano”, molto calato nelle logiche e nei funzionamenti della politica e della società statunitensi. Ma la verità è che, più lo si legge, più ci sembra di sentir risuonare dei nodi fondamentali che – magari in maniera meno eclatante, ma non meno problematica – ci coinvolgono molto da vicino, al di là dell’oceano che ci separa. Se l’America è ancora, da tanti punti di vista, il faro che dirige il corso del mondo occidentale, abbiamo molto da imparare quando quel faro viene rivolto all’inverso, sia sulle profonde contraddizioni delle nostre società “democratiche”, sia sulle possibili soluzioni. Perché di soluzioni, ci dice Sanders, ce ne sono eccome. Tutto sta nell’avere il coraggio di svincolarsi dagli interessi dei più forti e tornare ad avere delle democrazie che siano degne di questo nome, cioè che lavorino davvero per l’interesse collettivo e non dei pochi magnati che le sovvenzionano.

Nella prima parte del libro, Sanders ripercorre l’ultima elezione presidenziale e la sfida di rendere più progressista l’agenda del partito democratico, evidenziando le importanti novità che hanno caratterizzato la sua campagna elettorale. Al contrario dei suoi concorrenti, infatti, la campagna di Sanders è stata interamente finanziata dal basso, dalla classe lavoratrice, con “oltre due milioni di singoli donatori che hanno effettuato 10 milioni di versamenti del valore medio di 18,50 dollari”. Una bella differenza rispetto a quelle degli altri candidati, finanziate per milioni di dollari dalle “super PAC”, organizzazioni nate per raccogliere fondi a favore di un tema o di un candidato in seguito alla sentenza della Corte Suprema Citizens United, secondo cui imporre dei limiti alle donazioni e alle spese elettorali viola la libertà di espressione. Ma, fa giustamente notare Sanders, ricevere quelle spropositate quantità di denaro da aziende e gruppi d’interesse priva di libertà i politici una volta che salgono al potere, perché a quel punto diventa impossibile sottrarsi alle richieste dei finanziatori.

Nella seconda parte del libro invece, Sanders esamina alcune tra le questioni più spinose che affliggono oggi gli Stati Uniti: dal tema eternamente controverso della sanità privata fino alla scuola, dalle condizioni dei lavoratori al problema della libertà di stampa, in una situazione in cui “circa il 90% di tutti i media statunitensi è controllato da otto grandi conglomerati” (vi ricorda qualcosa?).

La buona notizia è che, se gli oligarchi e le istituzioni che controllano fanno di tutto per preservare lo status quo, noi invece iniziamo a vedere le crepe nel sistema. Milioni di americani cominciano a guardare la società in cui vivono da una nuova e differente prospettiva.

Con un linguaggio semplice e di immediata comprensione, in Sfidare il capitalismo Sanders riesce in un’opera che oggi sembra – o meglio, è fatta sembrare – impossibile: spiegarci che ci sono dei colpevoli molto chiari per le enormi disuguaglianze, e le conseguenti sofferenze, che affliggono il nostro mondo. Colpevoli che continuano a operare nella più totale impunità, protetti dall’idea per cui “gli affari sono affari” e che, in sostanza, il successo giustifichi qualsiasi cosa, non importa quante vittime collaterali si possano provocare.

A tal proposito, alcuni dati restano particolarmente impressi per la loro brutalità, come i 600.000 morti per la dipendenza dall’OxyContin, il farmaco a base di oppioidi commerciato da Purdue Pharma, nonostante fosse nota da anni la fortissima dipendenza che provoca. O ancora, la differenza di aspettativa di vita tra persone povere e marginalizzate e i ricchi: in due quartieri diversi della capitale Washington, ad esempio, arriva addirittura a 27 anni. Su questo punto Sanders è estremamente chiaro: si tratta di dati semplicemente inaccettabili per un paese del Primo mondo. L’attuale gestione privata di tutti gli ambiti della società americana, banalmente, non funziona. O meglio, funziona solo per quell’1% più ricco della popolazione a cui “le cose non sono mai andate meglio”, mentre per tutti gli altri significa avere un livello di servizi scarso e a dei prezzi esorbitanti, quando non è direttamente una condanna a morte.

Con un occhio a paesi come la Finlandia e la Norvegia, dove a un forte welfare state corrispondono condizioni di vita incomparabilmente migliori, anche dal punto di vista psicologico, Sanders ci avverte che se i democratici non avranno il coraggio di fare una “politica vera”, trasformativa e radicale, sarà inutile stupirsi del successo crescente di una destra neoliberista e antidemocratica

[Il Partito democratico] Non riconosce il fatto che, quando gli oligarchi e il mondo delle grandi aziende muovono guerra agli americani che lavorano, la classe lavoratrice ha bisogno di un partito che risponda. E che vinca.

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