Per chi si accinge a una prima emozionante lettura della Recherche, o per chi si pregusta quel sottile piacere di una rilettura, questa preziosa raccolta di conferenze e saggi di Bernard de Fallois, famoso editore e curatore di opere francese ed illustre conoscitore di Proust, può diventare una guida ed un accompagnamento utile e seducente, nell’avvicinarci a quello spazio proprio dell’opera, su cui lavora il critico, sospeso, come suggerisce lo stesso, tra il momento della “creazione” da parte dello scrittore e quello della “ricreazione” della stessa da parte del lettore.
Prima di diventare uno dei più grandi editori europei, Bernard de Fallois è stato un professore. Una vocazione alla ricerca e all'insegnamento che non lo ha mai abbandonato, fino a farne uno dei più apprezzati studiosi al mondo dell'opera di Marcel Proust, di cui ha curato e pubblicato diversi inediti. Questo volume raccoglie per la prima volta in italiano i più importanti saggi proustiani di de Fallois.
Non perché un approfondimento teorico sia assolutamente necessario alla comprensione e al piacere che scaturisce dalla lettura delle pagine stesse, ma perché questi saggi ci sembrano contemplare, con un solo sguardo, la verità e la bellezza assoluta a cui l’intero romanzo sottende.
I temi delle principali conferenze tenute da Bernard de Fallois nel corso degli anni sono anche il filo conduttore della “Cattedrale” proustiana: il Tempo, che rende molteplici e sempre diversi i personaggi che vivono nel vortice del suo inarrestabile corso, insieme alla concezione proustiana dell’arte, della vita e della morte.
Analisi e studi che hanno il merito di non scomporre l’opera in momenti a sé stanti, ma di coglierne l’unità e l’incanto del tutto, anche quando si sviluppano attraverso singole voci ed approfondimenti tematici. Rimaniamo affascinati, al di là talvolta della retorica o del mal celato intento didattico dell’editore ed insegnante, dal suo entusiasmo contagioso, che già nei titoli provocatori e nelle sfumature colloquiali delle sette conferenze, gioca e coinvolge l’ascoltatore-lettore.
Bernard cattura tutta la nostra attenzione perfino quando ci racconta quanto poco sia stata interessante la vita di Proust, "quello strano essere umano che viveva di notte e dormiva di giorno": quella quotidiana del "primo io", quella biografica , sociale e mondana, che contrasta con quella più vera , più profonda, preclusa agli altri, dell’ "altro io" quello proprio dello scrittore, che si anima, nel silenzio, di fronte alla pagina bianca. Una vita intera, una vocazione consacrata all’opera, a quel libro unico "che sia in sé una totalità e che esprima la totalità di un pensiero", come sottolinea Bernard.
Il saggio ci trascina nell’architettura del romanzo, mostrandoci i faticosi passi della composizione e della storia della creazione letteraria. Ci illumina sui personaggi così singolari su cui si costruirà la stessa, nati da un geniale assemblaggio di impressioni, caratteri, ricordi, uniti nel tempo, di insospettabili accostamenti, talora comici, talora drammatici ma resi universali nella superba scrittura che ne coglie l’essenziale, l’universalità, resa immortale nelle indimenticabili metafore e nelle suggestioni poetiche.
I "territori", i temi propri della opera, che costituiranno la base teorica e filosofica delle pagine proustiane, alcuni dei quali inesplorati dalla letteratura che lo ha preceduto, ci vengono raccontati nel loro svelarsi allo scrittore stesso: la gelosia, l’amore e il loro imprescindibile connubio, l’omosessualità come una delle tante forme dell’amore universale, lo snobismo dei personaggi che ci diventano, nella loro ambiguità e unicità, così familiari, il tema essenziale del Tempo, quello cronologico e quello vero, con le sue discontinuità ed interruzioni da cui scaturiscono le intermittenze del cuore.
Questo profondo conoscitore di Proust, ci racconta come, al di là delle critiche dei suoi contemporanei, i personaggi mondani, pieni di contraddizioni e spesso superficiali della Recherche, quel mondo in miniatura che costituisce la trama dell’intero romanzo, non invecchi ma, al contrario, continui a "sorprenderci e divertirci", mettendo in luce i caratteri universali dell’uomo in cui , al di là del tempo, ci si rispecchia. E questo, scrive l’autore, perché Proust con il suo genio, in quest'opera universale che ha l’eternità della poesia, "ha guardato dentro di loro, ha estratto da loro verità situate a una certa profondità là dove, al di là delle generazioni, al di là del progresso scientifico o sociale, gli uomini si assomigliano e si ritrovano”.
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