Scelti per voi

Ohio di Stephen Markley

Quando torni nel luogo che per anni hai chiamato casa, lo fai portandoti addosso tutto quello che nel frattempo sei stato altrove.  Si crea una piccola collisione tra ciò che hai costruito dopo essertene andato e quello che è rimasto immobile ad aspettarti.

Ohio parla esattamente di questo, di come non ci si sottrae dal passato e della necessità, a volte forzata, di chiudere con tutto ciò che – in quel passato – è rimasto irrisolto per troppo tempo.

Il luogo del ritorno è in questo caso New Canaan, una cittadina immaginaria di provincia in Ohio, abbandonata dai quattro protagonisti quando erano ancora adolescenti. A fare da padrona qui è la desolazione, un senso di degrado non tanto estetico, ma soprattutto umano. New Canaan è il tipico microcosmo con cartelli arrugginiti di vecchie attività fallite, una middle class in rovina e una gioventù a contatto con un sempre crescente problema legato alla droga. Un provincialismo in cui gli abitanti sono vittime di sé stessi, in cui "crescono in un piccolo centro e si mettono in testa lo stesso genere di idee crudeli che gli propinano da quando sono nati, e le inglobano nella loro visione del mondo perché è l’unico contesto che capiscono."           
Ed è in questo luogo pieno di fratture che Stephen Markley muove i suoi personaggi, rotti allo stesso modo.

Ohio
Ohio Di Stephen Markley;

È un posto dimenticato da Dio, New Canaan. Dopo il diploma, dieci anni fa, se ne sono andati tutti. Bill, attivista disilluso con una passione per i guai; Stacey, una dottoranda che ha imparato ad accettare la propria omosessualità; Dan, reduce dall'Iraq segnato nel corpo e nella mente; Tina, ex cheerleader fragile e amareggiata. Ma la notte in cui le traiettorie dei quattro giovani si incrociano di nuovo, passato e presente fanno contatto ed esplodono.

Il primo capitolo si apre con il funerale di Rick, morto in guerra, amico d’infanzia degli altri protagonisti. Ma nessuno di questi è presente. È, infatti, il funerale delle grandi assenze, simbolo di come il trascorrere del tempo possa allontanare, corrodere, modificare radicalmente.

Gli amici non ce li potevamo scegliere. Quel ragazzino mi abita a due passi, posso andare da lui in bici? A posto, amici per la pelle. Quell’epoca è finita

Ed eccolo, lo specchio più puro del provincialismo: l’inevitabilità. Si diventa amici perché non si potrebbe fare altrimenti, perché tutti immersi nella stessa bolla, con gli stessi limiti e la stessa visione del mondo. Non puoi davvero scegliere, è quella piccola prigione a scegliere per te. Nessuno dei vecchi amici va al funerale di Rick semplicemente perché ora sono liberi di poterlo fare, di mantenere una distanza che è la stessa faticosamente costruita anche da New Canaan.    
Una distanza, però, che crolla anni più tardi, quando tutti ripiombano in quel luogo per motivi diversi, tutti con qualcosa da risolvere e chiudere, tutti quasi obbligatoriamente. C’è Bill, un alcolista licenziato per le sue idee politiche, che corre in aiuto dell’unica ragazza che abbia mai amato; Stacey, a cui tocca rivivere tutto ciò che ha significato crescere da omosessuale in un luogo chiuso e duro come quello; Dan, un veterano reduce dall’Iraq, e Tina, che torna per affrontare il suo passato scandito dagli abusi e l’uomo che glieli ha inflitti.

Sono tutte vite in bilico, a cui manca qualcosa, che vanno avanti a stento e provano a ricucire l’insanabile. Vite che Stephen Markley tratteggia con una scrittura cruda ed essenziale, attraverso una struttura che affida il giusto spazio a tutti, essendo ogni capitolo il punto di vista di uno dei protagonisti. Vite che non riusciamo a giudicare, nemmeno nelle loro scelte più squallide, proprio perché figlie di un vissuto difficile e degradante. Intrecci e ricordi si materializzano davanti ai nostri occhi in maniera sì cruenta, ma sempre giustificabile, perché onesta e vicina ai dolori più profondi.

Con questo romanzo d’esordio, Markley porta a galla il marcio di un mondo che sembra essere destinato alla rovina per sua stessa presa di posizione. Una realtà che in un qualche modo quasi si crogiola nella sua imperfezione, perché talmente inquinata da non avere più spazio per la rinascita.

La disillusione della Grande Cosa Americana.        
Ohio ci pone davanti all’angoscia di persone fragilissime, che vorremmo accompagnare verso un lieto fine, ma che abbracciamo sinceramente quando ci rendiamo conto che non può esistere per nessuno di loro. È il romanzo di un ritorno, ma anche di una rassegnazione – così grave da diventare l’unico modo di porsi alla vita.    

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