«Allora lei pensò che tutti gli uomini, a guardarli un po’ attentamente, avevano quell’aria indifesa, solitaria, raccolta, e a una donna facevano pena; e pensò che questo era molto pericoloso», scrive in esergo al suo ultimo libro Sandra Petrignani prendendo in prestito queste parole dalla sua amata Natalia Ginzburg.
Se in Lessico femminile (Laterza, 2019) l’autrice e giornalista piacentina si era soffermata sui «fatti della vita delle donne, di alcune donne, soprattutto scrittrici, filosofe a volte, per rileggere il mondo dal loro punto di vista», Leggere gli uomini (Laterza, 2021) è invece il risultato di una lunga riflessione e di un attento studio sull’essere uomini e, in particolare, sull’essere uomini e fare gli scrittori.
La letteratura è stata, per molto tempo e salvo rari casi, appannaggio dei soli uomini. Imparare a leggere i loro libri significa capire quanto questa forte presenza maschile abbia influenzato l'intera produzione culturale, anche quella delle donne e della loro rappresentazione.
Sin dalle prime pagine di questo saggio – che a tratti assume la forma di un vero e proprio memoir – Petrignani chiarisce che lei stessa si è formata come lettrice prevalentemente su romanzi di scrittori uomini. A cominciare da quando era una ragazzina e amava perdersi tra le pagine di Rudyard Kipling e James Matthew Barrie: la vita di Kim e quella di Peter Pan erano emozionanti e ricche di nuove avventure e il desiderio di emulazione spesso prendeva il sopravvento. Ma l’autrice prova a intraprendere anche un altro tipo di riflessione, ovvero cercare di capire l’influenza che questi autori hanno avuto su di lei come scrittrice («provare a rintracciare il mio debito di scrittrice nei loro confronti»).
Da Alexandre Dumas a Lev Tolstoj, da Cesare Pavese a Marcel Proust, fino a Fëdor Dostoevskij, Italo Calvino e Philip Roth, Leggere gli uomini è un viaggio appassionante tra le pagine di classici della letteratura mondiale e non solo. L’autrice, infatti, riserva un’attenzione speciale a tutti quegli autori che non l’hanno solo accompagnata nella sua crescita professionale, ma che ha conosciuto e potuto frequentare come amica: si pensi a Luigi Malerba, Giorgio Manganelli e Alberto Moravia.
Petrignani descrive poi come sia inevitabile per una scrittrice confrontarsi con le eroine e i personaggi femminili creati da penne maschili e, soprattutto, quanto sia forte l’esigenza di cambiare quel modo di rappresentare le donne. In conclusione, usando le parole dell’autrice stessa, Leggere gli uomini è: «un libro di uomini ridotti in pezzi, dunque. (E anche questa tecnica l’ho assorbita da uno di loro, Benjamin appunto.) Farli a pezzi, ma per ricostruire coi frammenti un mosaico inedito. E per far risaltare ancor di più, spero, il peso, la bellezza, l’originalità delle parole che hanno scritto, persino quando le hanno scritte senza o addirittura contro di noi. Noi, le donne».
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