Un piccolo gioiello questo libro di West, che, dopo averci fatto divertire e appassionare con gli indimenticabili personaggi della famiglia Aubrey nella sua famosa trilogia sempre pubblicata da Fazi, ci riporta nell’Inghilterra della Prima guerra mondiale, dove la tragedia e l’orrore non compaiono brutalmente, almeno non nelle pagine del libro, ma la cui eco devastante si fa sentire drammaticamente nei pensieri e nei sogni dei protagonisti, travolgendo la loro vita.
Un romanzo sulla fluidità del tempo e il potere salvifico e distruttivo dell’amore, sulla comprensione di un presente difficile e sui limiti della realtà a riempire di senso la vita.
Un soldato sta per tornare dalla guerra, e la moglie e la cugina lo stanno aspettando. Ma c'è anche un'altra donna: il primo amore di questo soldato, inspiegabilmente ricomparsa. Sarà il ritorno dell'uomo a rivelare il motivo della sua presenza: una terribile amnesia gli permette di ricordare solo eventi molto lontani nel passato.
Nella bella magione di Baldry Court, illuminata dal sole e circondata da una natura la cui vitalità contrasta con la malinconia e l’ansia che impregna l’attesa, diventando «un palcoscenico vuoto», due donne aspettano notizie di un uomo a loro caro: Chris, per Kitty il marito amato, per Jenny il cugino, con cui ha condiviso un’infanzia di giochi e sogni. Ma nello spazio dell’attesa, condiviso dalle due donne, entrerà un’intrusa, «dal viso sciupato e sereno», Margaret, il primo amore del soldato, che come un’apparizione dal passato annuncerà che Chris porterà con sé i segni della guerra, un’amnesia, che come ferita dell’anima gli preclude la memoria degli ultimi anni. E da quel momento per Kitty e Jenny si apre la violenta certezza che quella donna sarebbe stata «come una macchia che si allargava sul tessuto delle loro vite», e che solo una sofferenza silenziosa avrebbe ridato un apparente ordine alle loro esistenze.
In ogni uomo «ci sono parti di cui non sappiamo niente», il passato di ognuno sembra parlare una lingua che non ci appartiene, da cui siamo esclusi. Il tempo che il reduce porterà con sé non includerà la moglie Kitty, con la quale si apriranno silenzi e «carezze sospese», ma sarà il tempo pieno dell’amore per Margaret. Il tempo di Chris è infatti quello della giovinezza e lo scarto dal presente in cui vivono la moglie e la cugina si fa abisso. Lo legano alla casa di famiglia, non più in grado di dargli quella «felicità inevitabile» per cui era stata ristrutturata, solo tracce di un passato che, in pochi oggetti e angoli, si è preservato.
Gli spazi e il tempo sembrano mutare. Lo spazio della magione si fa prigione, e «tutti coloro che abitavano quel segmento di tempo [diventano] suoi nemici». Con indimenticabili metafore, similitudini e poetiche descrizioni di una natura in continua trasformazione col trascorrere delle ore e dei mesi, la prosa della West dà voce ai ricordi del soldato, ai suoi primi incontri con Margaret, all’acquisizione di quella «certezza di poterla amare per sempre», e i luoghi stessi del ricordo si ripresentano alla memoria come «una condizione magica» dovuta alla condivisione dello sguardo dell’amata sul mondo circostante.
Il tempo sembra dilatarsi portando con sé quella certezza acquisita di un amore che non sarebbe mai cessato. La realtà a cui Chris prova a stento ad adattarsi gli sfugge a ogni richiamo col passato, e solo la presenza di quella donna, appartenente a una inferiore classe sociale, che porta con sé il luogo povero e rozzo da cui proviene, ma con una generosità e una personalità «che risplendeva nello squallore come una bella voce risuona in una stanza buia», riesce a ridargli la felicità perduta.
Ma in questa forma di follia come distacco dal presente, il soldato ci apparirà «molto più sano di mente di molti di noi, che prendiamo la vita come viene», portando in salvo da un tempo passato quella bellezza originaria che gli sembrava ormai preclusa. La scelta tra normalità e felicità, allo svelamento della verità diviene terreno di scontri e dubbi per tutti, facendo vacillare le acquisite certezze e i singoli egoismi.
Ed è proprio per questo che il ritorno alla normalità, sancito dall’improvvisa guarigione, risulterà alla fine una sconfitta per tutti, perfino per la scienza che con la medicina darà un nome e una precisa diagnosi a questo viaggio dell’anima alla ricerca della felicità, lasciandoci l’amaro in bocca, perché ci rendiamo conto che solo l’amnesia, con i suoi vuoti e salti temporali, era riuscita a recuperare quell’istante al di fuori del tempo che ha reso eterno un amore, dando senso a una intera vita.
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