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Le brave ragazze di Sonia Faleiro

«Se le ragazze non fossero morte, quali misure avreste preso per tutelare l’onore della famiglia?» «Le avremmo uccise» rispose Sohan Lal.

Questo libro parla di cosa significa essere donne in India oggi, ma dice anche molto sull’essere poveri, sull’appartenere a una casta inferiore, sulla situazione politica, sociale e mediatica dello stato indiano.

Padma e Lalli erano due cugine di sedici e quattordici anni, abitavano nel villaggio di Katra, nel distretto del Budaun. Lo stato è quello dell’Uttar Pradesh, uno dei più poveri e violenti del continente indiano per circolazione di armi, denunce di sparizioni di minori e uccisioni.

Le brave ragazze
Le brave ragazze Di Sonia Faleiro;

Uttar Pradesh, Nord dell’India, 2014. Sono simili quanto due chicchi di riso, Padma e Lalli, due cugine di sedici e quattordici anni. Stesso viso a forma di cuore, stessi capelli di seta nera: Padma Lalli, così vengono chiamate, con un nome solo perché stanno sempre insieme, inseparabili mentre lavorano fianco a fianco dall’alba al tramonto, badando alle capre, accendendo il fuoco con il letame, impastando il pane per la famiglia.

Erano identiche come due chicchi di riso, Padma e Lalli, sempre insieme tanto che il loro nome era diventato un unico nome più lungo: badavano alla casa, facevano pascolare i bufali, pulivano e cucinavano per gli uomini della famiglia, l’una accanto all’altra. Nella notte del 27 maggio 2014, passati i festeggiamenti della fiera del villaggio, Padma e Lalli sparirono, dopo essersi allontanate per fare i loro bisogni nei campi.

Non era una cosa inusuale, anzi, la stragrande maggioranza delle case del villaggio non possedeva dei servizi igienici interni ed era più che comune nascondersi nei campi per svolgere le proprie funzioni. I genitori di Padma e Lalli, allarmati, cominciarono le ricerche, aiutati da amici, familiari, curiosi e semplici conoscenti, perché la sparizione di due giovani ragazze riguardava l’intera comunità.

Rajiv Kumar non ne sapeva nulla, perché non le conosceva. Non conosceva nemmeno i loro genitori, al di là del consueto «Sab theek?» – tutto bene? – quando li incontrava. Ma la vita di una ragazza riguardava l’intera comunità. E lui era ben deciso a fare il proprio dovere.

Saranno ritrovate appese a un albero di mango poche ore più tardi, nel frutteto poco lontano da dove erano state viste l’ultima volta: le loro vesti si muovevano alla brezza del vento, le loro scarpe erano ordinatamente riposte ai piedi del mango, i loro volti appoggiati sul mento sembravano solo dormire.

Le madri e le nonne del villaggio impedirono che i due corpi fossero slegati e portati giù, era la loro protesta silenziosa. Dopo lo stupro di gruppo sull’autobus di Delhi, avvenuto due anni prima (nel 2012), avevano imparato che per avere giustizia, per assicurarsi che la polizia svolgesse le indagini, era necessario creare scalpore mediatico, in modo da smuovere l’opinione pubblica e le più alte sfere politiche. Fino a che non fosse arrivata qualche autorità, non avrebbero permesso a nessuno di toccare i corpi di Padma e Lalli.

Il fatto ebbe enorme scalpore in India, le foto dei due corpi appesi fecero il giro del mondo e un ennesimo grido di sconforto si alzò in nome delle donne del paese: l’episodio di Delhi e le numerose proteste che ne erano scaturite, messe in atto per modificare leggi arcaiche e desuete che miravano a delegare il consenso femminile all’uomo, ancora una volta non erano servite a nulla, ancora una volta il paese non era stato in grado di proteggere le donne.

«Se tiriamo giú i corpi» disse uno dei parenti, «l’eco di questa faccenda si fermerà al villaggio». Avrebbero aspettato l’arrivo dei politici

Da quel momento Padma e Lalli non raccontavano più solo la loro storia, non erano più due giovani ragazze con le loro specifiche personalità, ma incarnavano il simbolo di tutti i mali più inveterati dell’India, una nazione ancora divisa per caste, con una polizia corrotta e sotto-numero, una grave mancanza di servizi sanitari, di istruzione, di prese per la corrente e un analfabetismo dilagante.

Sonia Faleiro ha raccontato tutto questo in un libro meraviglioso, un reportage giornalistico che senza perdere obiettività, ha la delicatezza di non disperdere la storia di Padma e Lalli, e le loro vite. Le brave ragazze, pubblicato in Italia da Neri Pozza, è il frutto di quattro anni di ricerche che la scrittrice ha direttamente condotto nel villaggio di Katra tra il 2015 e il 2018, intervistando più di cento persone e integrando il materiale con quello rilasciato al tribunale dalla squadra del CBI (Central Bureau of Investigation) che era sul caso.

Accanto alle due cugine, emergono chiaramente le figure dei padri Jeevan Lal e Sohan Lal, delle madri, della rete parentale e comunitaria che detta ritmi, consuetudini, pratiche sociali e religiose, tanto più forti quanto più ci si allontana dalle metropoli indiane. Le donne non hanno quasi mai un’istruzione oltre la scuola media, non intervengono nei dibattiti, non sono interpellate, i loro bisogni vengono dopo quelli dei capi famiglia.

Il procedere delle indagini, tra ritardi e mille difficoltà, esaspera la disperazione della famiglia Shakya di fronte a uomini della chowki (stazione di polizia) scansafatiche e ubriaconi, che non vogliono perder tempo: si è avvolti da un senso di incertezza che scava le sue radici in ragioni così profonde e ataviche, da sentirsi sconfitti ancor prima di cominciare a cercare, e ogni senso di giustizia viene meno. Trovare delle scorciatoie giuridiche, allora, sembra l’unica soluzione possibile per rimediare alla situazione già precaria dei soggetti più deboli della società indiana.

Il padre di Lalli si era conquistato la simpatia e la fiducia dei telespettatori. Quando affermava: «Lotterò per la giustizia fino all’ultimo respiro» e poi si spingeva ancora oltre dichiarando: «Sono pronto a sacrificare la vita per questo», impersonava ogni indiano che avesse combattuto con tutte le sue forze per essere trattato equamente. Nemmeno i dati di fatto evidenziati dalla scienza potevano minare ciò che la gente si sentiva nelle ossa. Ed era facile appellarsi alle gravi iniquità commesse in precedenza da agenti di polizia e persino dal primo ministro per dimostrare che in India tutto è possibile e niente è come sembra.

Padma e Lalli sono due nomi d’invenzione, ma la storia de Le brave ragazze è realmente accaduta. Si scoprirà che ad uccidere le due cugine non è stato nessuno e sono stati tutti, allo stesso tempo. È stato un distorto e malsano senso dell’onore, sono stati i familiari, gli amici e ogni componente del villaggio, sono stati i media e la società indiana che hanno girato la testa, e continuano a farlo, di fronte all’indistinto aumento di casi di rapimento e stupro del paese.

Lo stupro commesso sull’autobus di Delhi evidenzia i micidiali pericoli dei luoghi pubblici per una donna, ma la storia di Padma e Lalli rivela un fatto ancora più terribile: la prima sfida per le donne indiane è riuscire a sopravvivere alla propria famiglia.

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