La muta di Aliya Whiteley

Come vivresti avendo la certezza che il tuo amore ha una data di scadenza? Che ogni sette anni la tua pelle muta, cambia e con lei vanno via l’amore, la rabbia, l’affetto e tutti i sentimenti?

Nel mondo immaginato da Aliya Whiteley questa non è una fantasia distopica o una possibilità remota. È la realtà. Ogni sette anni, le persone cambiano pelle, o meglio si lasciano la propria vita alle spalle.

Rose Allington conosce molto bene il prurito che precede la muta, il fastidio di indossare una pelle che non è più la propria, il dolore dei vestiti che poggiano sul nuovo strato roseo. Sono tutte sensazioni che ha già provato molte volte e che è destinata a provare ancora. Ma Rose è particolare, perché non muta solo ogni sette anni: lo stress e il dolore accelerano il processo e lei è ormai stanca. È stanca di sentire l’impellente bisogno di scappare, di mollare tutto e di non tornare più. Per Rose, la muta è una chiusura totale con la vita precedente, è uno spartiacque.

Dopo aver cambiato pelle nel bagno di Max, l’amore della sua vita, capo e attore di successo, non resiste, fugge per non tornare mai più. Il suo solo tocco le provoca addirittura insofferenza.

Per questo è sorpresa quando poco tempo dopo Max, che ha subìto un furto di pelli, si rivolge a lei per intervenire: proprio lei, la sua ex-guardia del corpo, è la persona che ha scelto per aiutarlo. La ricerca delle pelli diventa un mistero, e Rose ne viene travolta.

Rose è un personaggio complesso, magnetico e respingente allo stesso tempo; la perfetta protagonista di un romanzo distopico in cui l’amore è approfondito in ogni sua sfaccettatura: dal rapporto con i suoi genitori, all’abbandono della persona più importante della sua vita, passando per una relazione senza confini in cui ritrovare se stessi e una nuova forma d’amore.

La muta (Carbonio Editore) è un romanzo a tratti destabilizzante, un thriller condito con un pizzico di fantascienza, con una spruzzatina di rosa e con una riflessione sui grandi temi della vita: amore, amicizia e giustizia. Non sorprende che La muta abbia vinto il Subjective Chaos Award. La trama scorre veloce, il ritmo incalzante e la scrittura limpida e accurata non fanno staccare gli occhi dalla pagina e ogni nuovo capitolo è una scoperta della natura e della diversità.

Un universo ben realizzato in cui, alla fine, ci si domanda se sia davvero la pelle a definire il cambiamento o se, in fin dei conti, non sono sempre le contingenze della vita a renderci ciò che siamo, anche senza muta.