Mi permetto di iniziare questa recensione del nuovo libro di Franco Faggiani, edito da Aboca, con una riflessione assolutamente personale.
Da qualche anno vivo in campagna e nel giardino di casa si staglia un albero di gelso, elegante e rassicurante, che dà dei frutti bianchi, buonissimi, ma che offre anche un’ombra fondamentale nei primi caldi giorni estivi. È chiaro quindi che quando ho visto il titolo del libro, La compagnia del gelso, leggerlo è diventato naturale, in tutti i sensi.
Pier Maria Croz, professore milanese, si è da poco trasferito alla facoltà di Scienze Forestali dell’Università di Ascoli. Vive in una villetta adiacente a quella dei proprietari di casa, l’anziano Nevio e la figlia Fosca. Una sera Nevio confonde gli ingressi e investe il professore. L’incidente ha però tutto il sapore di un segno del destino...
Sì, naturale, perché questa storia parla appunto di natura, quella che ci circonda e che troppo spesso ci dimentichiamo di apprezzare. Ma anche di natura umana, di quel modo di approcciare la vita che faceva parte della nostra cultura (quantomeno in diverse regioni d'italia), chiamiamola "contadina", e che aveva la sua base nella genuinità, nella semplicità, nel rispetto e nella saggezza popolare.
Il libro inizia nel modo più casuale possibile: Pier Maria Croz, professore di origini milanesi, si è da qualche tempo trasferito ad Ascoli per insegnare nella facoltà di scienze naturali. Come nel più classico sliding doors che il destino spesso ci riserva, una sera viene investito davanti al cancello della propria abitazione, dal suo vicino, nonché proprietario di casa, Nevio, che al volante della sua mitica Fiat Panda 30 si aggirava in stato confusionale tra strade troppo buie.
Per fortuna nessuna grave conseguenza per entrambi (qualche arto ingessato) ma l'incontro tra i due e tra Croz e la figlia di Nevio si rivelerà fondamentale nella storia.
Mio padre è abituato ad andare in campagna ogni mattina a trafficare nell'orto, nel pollaio, dove ha sempre qualcosa da fare. Poi li lo vanno spesso a trovare i contadini del vicinato e i suoi amici storici, i compari d'avventura. Stanno per ore all'ombra degli alberi e parlano soprattutto dei tempi di una volta...
Infatti il professore, dopo un periodo di degenza, offre la sua disponibilità alla figlia di Nevio, Fosca, ad accompagnare il padre in questi giri di campagna, che apriranno nuovi (o ritrovati) orizzonti al nostro protagonista.
Mi è molto piaciuta, specialmente nella prima parte del libro, la scrittura ricca di dialoghi che ha usato Faggiani, perché in maniera fluida ma avvolgente ci fa entrare in questa realtà di personaggi, tutti divertenti e pieni di spunti, che ruotono intorno all'albero di gelso, disegnando così un mondo di altri tempi. Infatti la compagnia degli amici di Nevio ci farà scoprire tante particolarità su questa pianta, ma anche tutto sul ciclo vitale dei bachi da seta che nascono tra le sue foglie, e come in tutto ciò ci sia la rappresentazione di quel mondo rurale che è stato spina dorsale delle generazioni passate.
Sapevo di larici e abeti, di faggi e querce di sughero, di metodi di coltivazione degli alberi e del loro taglio, di ecosistemi...di chimica dei suoli, botanica forestale e altro ancora, ma della vita e dell'utilizzo del gelso non conoscevo niente o quasi, e comunque non cose così specifiche, che poi a sentirle raccontare era decisamente meglio che leggerle su un testo universitario
Bellissime pagine di vita vissuta che attraverso la natura ci fanno riflettere su certi valori che non dovremmo mai dimenticare. E fra tanti rimandi al mondo naturale non poteva mancare il sorgere di un nuovo amore.
Non è facile raccontare in modo coinvolgente le cose più semplici della vita quotidiana, quella fatta di rapporti umani, delle conversazioni che si possono fare tutti i giorni con amici o nuove conoscenze su quanto ci capita di vivere, in questo caso particolare, ad esempio, esplorando il mondo del gelso come metafora della natura. Faggiani penso ci sia riuscito: con toni diretti ma ammalianti, infatti, ci porta nelle esistenze dei personaggi con tutte le loro sfaccettature per regalarci un invito a non dimenticare le nostre radici, a riconoscere e rispettare l'ambiente che ci circonda, ma soprattutto a saper ascoltare le persone, a cogliere se ci colpiscono le loro esperienze come arricchimento personale.
Diamo molta importanza a noi stessi, oppure crediamo di essere spettatori privilegiati di quello che succede intorno, ma siamo solo una minuscola parte di quel complesso ingranaggio che è la natura!
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