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Kibogo è salito in cielo di Scholastique Mukasonga

La storia di Kibogo è per chi sa ascoltare: viene affidata alle ultime timide fiamme di un falò che sta per spegnersi, quando la serata volge al termine e lascia spazio alla notte. La favola, la leggenda e la fede si mescolano nelle parole della narratrice, che tramanda una storia sopravvissuta ai missionari della Chiesa più accaniti contro le superstizioni.

Scholastique Mukasonga, autrice franco-ruandese, racconta una storia di una portata immensa, eppure di una semplicità disarmante; Kibogo è salito in cielo è il suo ultimo lavoro, datato 2020 e portato in Italia da Utopia Editore, che si riconferma in grado di scovare dei piccoli capolavori.
Il legame con la terra d'origine è nostalgico e spesso doloroso: la penna di Mukasonga trasmette tutta la sua urgenza di raccontare quegli eventi - come il genocidio del Ruanda - che hanno reso il XX secolo un periodo buio: dimenticare non è possibile.

Non si tratta di una mera denuncia (che pure è ben presente nei lavori precedenti, come l'autobiografia Inyenzi ou les Cafards o Nostra Signora del Nilo). Kibogo è salito in cielo ha tutte le caratteristiche di una vera e propria satira, che non si risparmia sulla questione della religione, nello specifico dell'evangelizzazione coatta come strumento di colonizzazione.

Kibogo è salito in cielo
Kibogo è salito in cielo Di Scholastique Mukasonga;

Quando gli abitanti del Ruanda entrano in contatto con i padri missionari cattolici, un nuovo culto si affianca alle antiche credenze locali. Tra le leggende locali, però, ce n'è una molto simile alla storia di Cristo. È un racconto che scavalca il tempo per consegnarsi al mito. Ne è protagonista Kibogo, colui che riportò sulla Terra una pioggia da tempo agognata, salvando gli uomini dalla siccità, per poi essere assunto in cielo.

Negli anni quaranta del secolo scorso la popolazione ruandese entra in contatto con i padri missionari cattolici: l'operazione di evangelizzazione a tappeto, volta a "educare" un popolo che già possedeva una propria cultura antica, è uno degli strumenti di colonizzazione messi in atto dall'Europa. Il re Mutara III sarà il primo a venire battezzato e a promuovere il battesimo per tutti i suoi sudditi, ma, nonostante questa violenza culturale, gli antichi culti non sono facili di sostituire, e il caso vuole (o la portata universale della religione, chissà) che tra le leggende locali ce ne sia una in particolare che ricorda molto la figura di Gesù Cristo.

Questa fatalità causa confusione e non pochi interrogativi: chi è stato ad ascendere in cielo? Kibogo figlio del re, o quel Cristo redentore di cui parlano i missionari? Di chi è stato il merito di aver riportato la pioggia, salvando così la popolazione dalla siccità e dalla carestia? A chi è giusto credere, ai preti bianchi che spruzzano acquasanta promettendo l'assoluzione dai peccati o alle leggende raccontate dalle madri davanti al fuoco? Le antiche credenze ruandesi si scontrano con la parabola dei padri missionari, determinati a portare a termine la loro missione di sostituire ogni tipo di folklore con il cristianesimo europeo.

Questo scontro fra culti raggiunge l'apice quando un prete viene scomunicato per aver osato fondere la parola del vangelo con il martirio di Kibogo, trovando punti d'incontro fra le credenze: il risultato è un racconto estremamente vero, che ci mette in connessione con lo spirito ruandese e ci porta a stringerci attorno al fuoco per intravedere il mito tra le fiamme, mischiando satira, umorismo e un piacere di lettura immenso.

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