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Il male detto di Roberta Fulci

Quella sensazione sulla lingua e sul palato, che quando l’acqua è come piace a me, frizzantissima, è un po’ come ficcarsi in bocca un puntaspilli, be’, non ho dubbi: è un dolore

Che cos’è il dolore? Questa è la domanda da cui Roberta Fulci è partita per sviluppare Il male detto (Codice) il suo studio su come umani e animali percepiscano il dolore. Potrebbe essere scontato definire il dolore, perché si tende a pensare che sia quella sensazione, quel sentimento, che si prova quando qualcosa fa male. Cado dalla bicicletta, sento dolore al ginocchio. La mia relazione d’amore finisce, è un episodio che reputo “doloroso”. La morte di una persona cara è dolorosa.

Sì, possiamo usare il dolore declinato in vari aspetti, ma effettivamente cos’è? Da dove nasce e soprattutto perché? Esiste un modo per evitare di sentire dolore?

Il male detto. Che cosa chiamiamo dolore

Come si spiega il dolore fisico a chi non l’ha mai provato? Si può misurare? La nostra idea di dolore cambia con l’esperienza, l’ambiente e la cultura? Soprattutto, che cosa chiamiamo dolore? Roberta Fulci si avventura in un’indagine che la porta a ripercorrere storie incredibili e a dialogare con i protagonisti della ricerca sul dolore.

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Se ce lo chiedessero, tutti vorremmo smettere di provare dolore. Nessuno vorrebbe sentire quel fastidio del ginocchio sbucciato o del cuore spezzato in senso figurato. Eppure, forse non abbiamo mai considerato quanto il dolore sia un aspetto fondamentale della vita delle persone.

Non posso definire cos’è il dolore, neanche dopo un saggio e uno studio approfondito come questo, perché il dolore per me non può essere la stessa cosa per tutte le persone che leggeranno questa recensione. Certamente potrei mettermi a ripetere tutte le nozioni scientifiche che ho appreso leggendo lo studio della dottoressa Roberta Fulci, ma per quello vi lascio alla lettura. Per quanto riguarda la parte emotiva penso che siate voi a dover cercare il vostro dolore e a doverlo analizzare.

Prendete questo libro ed entrate nella vostra sfera emotiva, esplorate le vostre emozioni e la vostra psiche: potreste accorgervi che in realtà si prova dolore anche bevendo della semplice acqua frizzante.

Non ci sarà mai più un momento in cui mi immergerò nel mio dolore come ho fatto leggendo queste pagine. Forse dovrebbe essere una lettura obbligatoria, anzi ne sono più che convinta. Se si decide di lasciare il dolore da parte, senza analizzarlo, tutto può essere doloroso, anche un brutto voto a scuola. Per questo è necessario scavare a fondo, così da non fare più confusione tra dolore e fastidio, dolore e delusione, dolore e rabbia.

Il libro prende in analisi la storia della famiglia Marsili e dei suoi componenti affetti da una rara malattia, l’insensibilità congenita al dolore, che gli impedisce di provare dolore. Sì, malattia. Non ho sbagliato termine, si tratta proprio di un vero malessere che porta a vivere una vita difficile. Il dolore, per quanto ci sembri non necessario, è uno degli elementi fondamentali del nostro essere viventi.

Se provo dolore fisico capisco che qualcosa deve essere aggiustato, il mio corpo mi manda una richiesta d’aiuto. Se non provassi niente, potrei andarmene in giro a spasso con una caviglia rotta, o una spalla lussata.

I due fratelli avevano il senso del tatto, erano in grado di distinguere tra caldo e freddo, ma non conoscevano il dolore fisico. Bello, no? No, non bello, e già il fatto che ci si possa staccare la lingua a morsi dà un’idea di che cosa comporti essere insensibili al dolore

Potrebbe veramente capitarmi di tutto, e il fatto che non succeda è perché il mio corpo mi ha insegnato che è giusto provale dolore.

A te che stai leggendo le mie parole consiglio di prendere questo libro e cercare di capire anche tu perché il dolore esiste e deve esistere.

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