La prima volta che si sono visti uno era ubriaco su una Rolls-Royce Silver Wraith e l'altro lo guardava. È un'amicizia casuale quella di Terry Lennox e Marlowe, nata in modo inusuale. Terry è lasciato ubriaco sulla strada da una bionda bellissima e appariscente, Marlowe si prende cura di lui.
Inizia così Il lungo addio di Raymond Chandler, il suo sesto romanzo.
Terry e Marlowe sono amici? Sicuramente amici di drink. Tra un cocktail e un altro, il loro legame si mantiene stabile fino alla sera in cui il primo si presenta e chiede al secondo di accompagnarlo a prendere un aereo. Destinazione: oltre confine.
Il lungo addio è il canto del cigno di Marlowe, nero come il peccato, nero come il genere che, con noncuranza, Chandler aveva inaugurato e portato ai massimi splendori. È il suo romanzo più complesso, più compiuto e sentito, e in uno dei protagonisti - lo scrittore Roger Wade - è dato leggere in filigrana un larvato autoritratto. Acquistare delicatezza senza perdere forza, si augurava Chandler a inizio carriera, e ora il dono è suo, è nelle sue mani.
Terry Lennox mi ha portato un sacco di guai. Ma i guai, in fondo, sono il mio mestiere
Un omicidio, una fuga, una prigione. Guai. Lennox si presenta alla porta di Marlowe e confessa di aver ucciso la moglie, una donna viziosa e molto, molto ricca.
Dal giorno dell'omicidio, poi, è tutto un susseguirsi di eventi, indagini e misteri che si ingarbugliano nelle pagine di un volume consistente che diventa quasi materiale quando leggiamo la sua scrittura e vediamo davanti agli occhi le sue immagini.
Marlowe viene incarcerato per favoreggiamento, le accuse poi cadono, Lennox viene trovato morto. A casa, in quell'appartamento in cui Marlowe aveva portato il suo amico, "l'ubriaco più gentile che abbia visto", arriva una lettera di confessione e un ritratto. Terry, però, prima di morire invia anche cinquemila dollari, un compenso per l'aiuto ricevuto.
Da qui inizia il lungo periodo di depressione che avvolge la vita di Marlowe. Prima la morte di Lennox, poi la prigione e infine l'essere ingaggiato come detective privato dalla bellissima Eileen Wade. Ma che legame c'è tra i Wade e Lennox? Perché sembra che ci sia sempre qualcosa di sbagliato? Ma soprattutto, che ruolo ha Marlowe all'interno di questo quadro?
Di certo Il lungo addio non è il Capolavoro, ma è un grande esempio del noir, di quello che oggi non è più. Con i suoi pregi e i suoi difetti, il romanzo riesce a ricordarci cosa dovrebbe essere questo genere. Non macabro, non deviante, ma uno sguardo sincero sulla realtà: un mondo ricco e decadente nel quale nessuno è felice e nessuno fa lo sforzo di sembrarlo. Forse, l'unico che ci riusciva era proprio Lennox.
Pur pubblicato nel 1953, Il lungo addio è drammaticamente attuale. Un libro che, coraggiosamente, parla in maniera chiara di e a un mondo corrotto dalla vacuità.
Di un'attualità che ha un gusto un po' vintage è anche Marlowe che esplicitamente si fa portavoce di tutti quelli che preferiscono il mondo corrotto della metropoli alla vita sicura e tranquilla, ma insignificante, del paese di provincia. In lui leggiamo il rifiuto dei valori tradizionali, dalla religione al sogno americano. In lui leggiamo il vero tema di questo romanzo: l'amicizia.
Marlowe fa tutto per amicizia. Non si fa mai pagare, paga lui il conto di quelli che, professandosi amici, poi non saldano il conto umano e cercano di pagare in contanti, non in sentimenti. Il lungo addio intesse quindi relazioni umane frustrate, tossiche, che portano a un'unica grande verità che più attuale non poteva essere: la solitudine.
E quando arriva la solitudine, l'unica soluzione è cercare di fingere di stare insieme condividendo un drink, o forse due, o forse tre.
Quella frase poteva benissimo essere un ritornello che gli ronzava in testa mentre era lì a marinare nell’alcol
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