Cosa vuol dire crescere una figlia affetta da una grave disabilità? E come può una madre continuare a prendersene cura, quando lei stessa si ammala?
"Come d’aria" è un libro che fruga dentro il cuore del lettore. Serviva la lingua esatta e implacabile di questa scrittrice per riuscire a sostenere un sentimento tanto feroce. C’è tutta la rabbia e tutto l’amore del mondo nel racconto di questa danza che lega due donne.
A queste domande risponde nel libro Come d’aria, edito da Elliot, Ada D’Adamo, scomparsa lo scorso 1° aprile, pochi giorni dopo la candidatura al Premio Strega. Come d’aria è un libro intenso, penetrante, che racconta una storia che ti colpisce dritto al cuore e ti lascia senza fiato, come solo le storie vere sanno fare. Infatti, Come d’aria è un diario in cui Ada racconta la sua storia e quella di sua figlia Daria, affetta dalla nascita da oloprosencefalia, una grave malformazione cerebrale.
Oscillando continuamente tra passato e presente, Ada racconta di una vita trascorsa tra ospedali, visite mediche, fisioterapia, battaglie quotidiane per il diritto all’inclusione che sembra venire meno in una società che troppo spesso sceglie di chiudere gli occhi e voltarsi dall’altra parte; una vita fatta di difficoltà, sacrifici e rinunce, vissuta al servizio della figlia:
Quando hai un figlio disabile cammini al posto suo, vedi al posto suo, prendi l’ascensore perché lui non può fare le scale, guidi la macchina perché lui non può salire sull’autobus. Diventi le sue mani e i suoi occhi, le sue gambe e la sua bocca. Ti sostituisci al suo cervello. E a poco a poco, per gli altri, finisci con l’essere un po’ disabile pure tu: un disabile per procura.
Ma la storia di Ada e Daria non è fatta solo di sofferenza, ma anche di speranza e gioia per ogni piccola conquista, per ogni giorno in cui Ada riesce a stabilire un rapporto con Daria, che non cammina, non parla e vede pochissimo; eppure madre e figlia riescono a comunicare, in un linguaggio tutto loro, fatto di piccoli gesti, di suoni, di carezze:
Eravamo abbracciate sul divano, il nostro posto delle coccole serali. Tu mi hai sorriso e, con la tua voce senza parole, hai commentato la notizia con una modulazione di suoni così articolata da lasciarmi interdetta. Era come se avessi compreso perfettamente quello che ti stavo dicendo. In quel momento ho avuto la certezza che stavamo comunicando davvero, con una modalità che non so spiegare, che non passa dal linguaggio verbale (non per te, almeno) ma che arriva dritta, senza indugi, e che riempie tutti i sensi.
Ma ecco che un nuovo terremoto arriva a scuotere il già fragile equilibrio: Ada scopre di avere un tumore metastatico alla mammella. Per lei, che ha sempre amato la danza, è terribile sentirsi intrappolata in un corpo che non la sostiene più come un tempo. Ma Ada, anche stavolta, capisce di dover reagire e di dover continuare a lottare: se non per sé stessa, almeno per sua figlia, che ha bisogno di lei. E sarà proprio la malattia ad avvicinarla ancora di più a Daria:
Per lungo tempo ho pensato che la mia malattia fosse incompatibile con la tua, che i nostri corpi malati non potessero convivere e, soprattutto, che non potessero parlarsi. Invece ogni comunicazione continua a passare attraverso il corpo, anche se malato. Anzi, oso dire in virtù del suo essere malato.
Con la massima sincerità e senza mai scivolare nel pietismo o nell’autocommiserazione, Come d’aria racconta la storia di una resilienza e di un coraggio straordinari, che ci insegna ad amare la vita e a saperne cogliere la bellezza, anche nei momenti più difficili.
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