Cari tutti, state cominciando a diventare un po’ pesanti, ma va bene, nessun problema, da oggi iniziamo a diventare responsabili.
Il giorno in cui Emma ha deciso di scrivere un fumetto sul clima, non aveva idea di cosa la aspettasse. Per conoscere ciò che non sapeva, si è rivolta, com’è giusto in questi casi, a conoscenti più esperti di lei. Ignara di tutto, è stata travolta da uno tsunami di informazioni. È così che la sensazione di vuoto che aveva sentito fino a quel momento è stata riempita da libri corposi, resoconti e articoli sul clima.
Cinque mesi. Inizia così il nuovo libro di Emma, che già ci aveva stregato con Bastava chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano. E i mesi di studio si leggono tutti nelle pagine di Cambiamo il sistema non il clima!
Il volume, diviso anche graficamente in tre capitoli differenti, analizza il cambiamento climatico dalle sue più lontane, mica tanto, origini per arrivare alle soluzioni che mettiamo in atto per frenare la sua avanzata. Ma prima di farci travolgere dalla crisi climatica come Mulan dagli Unni, andiamo per gradi.
C’era una volta un tale James Watt. Beh, cari lettori, immaginate questo uomo vestito in maniera molto elegante, capelli lunghi e bavero bianco. È con lui che inizia la nostra storia e quella dell’ammalarsi del clima. James Watt fu l’inventore della macchina a vapore, utile nella produzione di cotone nelle fabbriche. Peccato per un piccolo particolare: il carbone.
Inizialmente rifiutata, la macchina a vapore di Watt zitta zitta rimpiazzò le energie rinnovabili e inesauribili che avevano sempre mosso le macchine. Certo, la macchina a vapore non parlò e nemmeno Watt lo fece dopo i numerosi rifiuti iniziali. Per loro parlarono i sindacati che a gran voce chiedevano migliori condizioni di lavoro.
Pensi che la borraccia che porti sempre con te possa salvare il pianeta? Che riciclare diligentemente possa fare la differenza? O forse credi che le nuove tecnologie ci salveranno? Sono tutte false soluzioni che ci raccontano un'enorme bugia, e cioè che possiamo tranquillamente continuare a consumare, produrre, inquinare come abbiamo fatto finora.
Perché, però, iniziare proprio da James Watt? Perché è lui il colpevole! La macchina a vapore è stato il primo, fatale passo in avanti che ci ha fatto entrare in un mondo più… caldo. È Andreas Malm che ce lo dice ed Emma ce lo disegna.
Bah, come può una semplice macchina a vapore essere definita un passo addirittura fatale? Dal 1850, pochi anni dopo quindi, la temperatura media sulla superficie terrestre è aumentata di 1,1°C che a noi può sembrare una cosa da nulla e invece…
Intervallata da disegni semplici e molto chiari, come lo stile di Emma ci ha abituati già con il suo primo libro, la voce dell’autrice e dei tanti altri cui ha attinto per scrivere questo fumetto dialogano tra di loro piazzando tutte le carte in tavola. Tra le constatazioni di realtà che tutti noi possiamo osservare e le previsioni che si possono fare da qui a qualche anno, la conclusione può essere una sola. È vero, è vero, non sarà la fine dell’umanità, ma di certo quella della civiltà così come la conosciamo ora.
Dobbiamo quindi impegnarci in due compiti di pari urgenza: limitare quanto più possibile il riscaldamento per mettere in salvo la nostra civiltà, ma anche prevedere un adeguamento a quelle conseguenze climatiche sulle quali ormai è troppo tardi per agire.
Correre verso la fine della nostra civiltà e vedere che i nostri governi lo sanno da diversi decenni provoca in noi la reazione che potrebbe avere un bambino di fronte al primo esperimento che vede. Mi correggo. In mezzo a quelle reazioni di stupore, accompagnate da un “ma come è possibile?”, in noi si cela una grande rabbia.
Ed ecco che in questa storia entra in gioco un nuovo personaggio: il capitalismo. Sì, James, non hai tutta la colpa di questa situazione! Sulla falsariga della sua storia, però, e della scelta energetica del carbone al posto di energie rinnovabili, le decisioni che hanno condotto a questa crisi climatica sono state prese, indovinate un po’, da poche persone da e per se stesse.
E l’obiettivo principale di questa minoranza non è il futuro dell’umanità, ma l’accumulo di capitale (soldi, insomma).
Tra disegni ironici, ritratti che parlano di chi ha provato a lanciare l’allarme nel corso degli anni, Emma ci mette di fronte tutte le soluzioni che pensiamo possano aiutarci. Pensiamo? Ebbene sì, riciclo, scienza, crediti di carbonio sono tutte soluzioni inutili. Inutili forse no, ma disperse nel mare di chi queste accortezze non lo segue, di chi dai crediti fugge e di quelle povere bottiglie che sognavano di vivere in eterno e invece scoprono che anche il loro riciclo ha una fine.
Ma allora questa Emma ha intenzione solamente di minare le nostre certezze o di far entrare un po’ di positività nel suo fumetto? È questo il compito del capitolo tre, l’ultimo. Con un invito, Rimboccarsi le maniche, l’autrice stila una lista di ciò che deve cambiare e degli strumenti politici con i quali agire. Rimuovere il superfluo, ridurre le emissioni. Ma anche prendere coscienza riguardo all’urgenza di agire noi. Sì, perché per Emma gli Stati sono troppo corrotti dagli industriali per farlo di propria iniziativa. Tocca a noi.
Ed è questa la conclusione di Cambiamo il sistema non il clima! di Emma. Una conclusione dolce amara, che prende atto di un mondo in crisi, ancora perso nella ricerca di soluzioni non efficaci e guidato da pochi che pensano da sé e per sé. Militare è vero richiede tempo ed energia, ma se dal suo piccolo questo fumetto diventa non un arrivo, ma una tappa in questo cammino, allora chi verrà dopo di noi ci ringrazierà per averlo fatto.
Spero di trasmettere, con questa storia, quello che ho sentito scrivendola: la comprensione, l’indignazione, la voglia di agire, di costruire il mondo di domani.
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