A pochi mesi dalle presidenziali francesi, esce in contemporanea in Francia, per Flammarion, e in Italia, per la Nave di Teseo, Annientare, l’ultimo libro di Michel Houellebecq. La scelta non è casuale, considerando che il romanzo – ambientato in un non lontano 2027 – segue la vita affettiva e lavorativa di Paul Raison, capo di gabinetto e consigliere del Ministro dell’Economia e delle Finanze Bruno Juge.
Paul, come quasi tutti i personaggi del romanzo, sta attraversando un momento complicato: ha un matrimonio alla deriva, vive con la moglie Prudence con cui non condivide più nulla – neanche un ripiano del frigorifero –, ed è immerso nei preparativi delle presidenziali, minacciate dall’operato di un’organizzazione terroristica informatica che provoca la Francia, e non solo.
Michel Houellebecq torna a raccontare il nostro tempo con un romanzo impetuoso e fluviale, ancorandoci alla storia di un uomo, Paul Raison, che, di fronte a una minaccia più grande di lui, tenta di ricomporre i pezzi disallineati della propria vita, e si trova a guardare a Prudence, un amore perduto eppure in qualche modo presente, come all’unica isola protetta di una civiltà in pericolo. Dando vita a una storia d’amore fra le più belle e tormentate della sua letteratura.
La trama inizia così a infittirsi, soprattutto quando il padre di Paul viene colpito da un ictus. Il protagonista si ritrova a dover ricucire i rapporti ormai sbrindellati con i fratelli e a vivere per qualche giorno nella sua vecchia casa nell’incantevole Beaujolais che, con il suo suggestivo paesaggio francese di colorati vigneti, fa da contraltare alla fredda e grigia RSA in cui l’anziano si ritrova ormai a vivere.
La difficoltà dell’evento familiare porta Paul a riallacciare i rapporti con la moglie, il loro amore rinasce e i loro corpi riscoprono una sessualità ormai spenta.
«“Rinunciamo agli shorts, allora...” disse lei accennando un sorriso. Niente affatto, rispose Paul, poteva benissimo mettersi gli shorts per andare in bici, in quella zona c’erano delle bellissime passeggiate da fare in bici. Avrebbe senz’altro potuto trascinarla in un boschetto per scoparla, ricordava di aver letto in una rivista, probabilmente una rivista femminile, che fare l’amore nei boschi rappresentava una fantasia sessuale per il cento per cento delle donne intervistate, doveva esserci qualcosa nella vegetazione che stimolava la loro produzione ormonale, era curioso. Sì, si disse, potevano essere delle vacanze bellissime […]».
Quella che si era preannunciata come una spy story assume, man mano che si consumano le pagine, i tratti di un romanzo familiare, sentimentale, onirico, al limite della saggistica – come un po’ tutti i libri di Houellebecq, anche se qui in misura nettamente minore – che indaga i rapporti umani e la routine lavorativa di un uomo di mezza età.
Nella vita di Paul Raison, che in fondo non è altro che la raffigurazione della vita di ogni uomo, i grandi drammi del mondo non trovano posto: sono la piccola storia individuale e l’amore salvifico di una donna a prevalere. Gli attentati terroristici, la campagna presidenziale, la routine, il mondo al di fuori del nido familiare si annientano davanti ai rapporti umani della sfera personale.
Houellebecq rappresenta, inoltre, un mondo in cui l’arte fatica a ritagliarsi il proprio posto – Aurélien, fratello del protagonista e restauratore di arazzi, nel bel mezzo del divorzio ha difficoltà a trovare un monolocale in affitto a Parigi –, e in cui gli esperti e i tecnici, spogliati della loro freddezza, sono accolti, o meglio eletti, come gli uomini destinati a risollevare le sorti della società. Una società in cui integralismi religiosi – che vanno a creare un moderno e complesso politeismo – il ritorno a un moderno politeismo e agli attentati non sconvolgono più nessuno.
Nel romanzo si scopre un Houellebecq dai toni più sommessi, lontano da Serotonina (La Nave di Teseo, 2019), che dà il meglio di sé nelle pagine in cui trovano spazio la morte, la sofferenza e la malattia; un romanzo in cui le riflessioni filosofiche – seppur più sporadiche – e la contemplazione della natura autunnale aiutano a riconciliarsi con l’esistenza.
Una lettura che spinge a indagare il nostro tempo e l’animo umano, e che proprio sul finire infonde un inatteso senso di pace: confortante da trovare in un romanzo che, in fin dei conti, mette davanti ad alcune delle situazioni più dure della vita.
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