Finalmente. Sono andato a vedere un concerto. Dal vivo. Il 26 maggio, all'Alcatraz di Milano, ho visto e sentito (entrambe le cose molto importanti: vedere e sentire) gli Einstürzende Neubauten. Per dire quanto li amo e li conosco, riesco a scrivere il nome senza usare Google, faticando solo per quei due puntini sulla "u". Eppure, per una somma di circostanze non del tutto spiegabili, pur amandoli da una quarantina di anni, era la prima volta che assistevo a un loro concerto, dal vivo.
Ve lo dico subito, l'attesa è valsa la pena. Uno dei più bei concerti che io abbia mai visto, sentito. All'uscita, eravamo in tanti a dirlo, estranei fra noi eppure compagni di tanti viaggi. Non chiamateci boomer, non dopo un concerto degli Einstürzende Neubauten!
L'album segna la quintessenza della produzione della band, aprendo un'altra inaspettata porta in 40 anni di continua ricerca sonora da parte di un gruppo di musicisti molto sperimentale riuniti intorno alla leggendaria figura di Blixa Bargeld. Questo gruppo, come quasi nessun altro, è riuscito a creare un cosmo musicale. Ha, infatti, costruito il proprio genere combinando in modo unico un suono tagliente e all’avanguardia con una poetica molto sofisticata.
Ho visto e sentito, dunque, suonare cose come carrelli della spesa, tubature edili, bidoni, fusti per la benzina, lastre di acciaio, materassi, sacchetti di plastica, compressori... ma anche basso, tastiere e batteria. Soprattutto, ho visto cantare Blixa Bargeld, maestoso e ironico, dolente e istrionico. Parecchio simpatico, affabile. Uno chansonnier dadaista e rumorista, in brani che, quasi sempre, potevano essere ricondotti alla forma di canzoni.
Un tempo non erano così o, forse, negli anni Ottanta non eravamo pronti e i dischi degli Einstürzende Neubauten ci sembravano splendidamente ardui, difficili. Di certo, un po' sono pure cambiati loro. E i pezzi, in buona parte, erano tratti dal loro album più recente: Alles in Allem, uscito nel terribile 2020, senza destare lo scalpore e l'ammirazione che avrebbe meritato. Una raccolta, sì, di canzoni. Senza scelte semplici, figuriamoci, eppure tutte assimilabili fin dal primo ascolto. Da consigliare anche a chi non ha mai ascoltato la band di Blixa Bargeld. E non soltanto sua.
Dal vivo, malgrado il fascino magnetico di Bargeld, sono rimasto incantato dalla performance di Alexander Hacke. La faccia e gli occhiali come quelli dello zio bonario che vedi ai pranzi di Natale, postura, grinta e tatuaggi da bassista death metal, sebbene i giri di basso siano lenti e ipnotici.
La spina dorsale di una formazione tutta composta, comunque, da musicisti straordinari per versatilità, precisione, impegno e, che ci crediate o no, enorme simpatia.
Insomma, è stata una festa. Rovinata, proprio all'uscita, da una notizia arrivata come un'onda sismica: la morte di Andy Fletcher, dei Depeche Mode.
Noi, di quella generazione lì, abbiamo amato entrambe le band: Einstürzende Neubauten e Depeche Mode. Entrambe capaci di sperimentare, di trovare suoni nuovi per tempi nuovi, creando allo stesso tempo dei classici. I DM sono sempre stati molto più "popolari", però in un senso positivo, nobile. Fletcher era una presenza discreta, quasi nell'ombra, a metà fra il musicista e il manager. Tuttavia il senso di perdita è enorme e mi auguro che i Depeche Mode riescano a superare anche questa crisi.
Non la prima, peraltro, in una carriera stellare.
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