Diario di bordo

Il miglior Undici Settembre

Lunedì 12 settembre

Mai dire 11 settembre, finché non è passato.

Nel 1973, di mattina, a Santiago del Cile, il generale Pinochet bombardò la Moneda; nel 2001, sempre di mattina, bin Laden distrusse le torri gemelle di New York.
Nessuno dei due eventi era previsto, immaginato; e nessuno aveva immaginato che l’11 settembre 2022, con una azione senza troppi precedenti nella storia miliare (forse l’avanzata del generale israeliano Moshe Dayan nella guerra dei Sei Giorni del 1967 gli assomiglia), lo sconosciuto generale ucraino Oleksandr Syrskyi ha provocato la disfatta dell’armata russa nell’est del paese che gli invasori avevano invaso dal febbraio, per "denazificarlo". Ora, come avrebbe detto il generale Armando Diaz nel 1918, “i resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza".
È la vittoria di Davide contro Golia? È la fine di Vladimir Putin? O ci resta ancora da affrontare un lungo inverno?
Gli avvenimenti sono stati così fulminei, che nessuno ora azzarda previsioni; ma certo il paradigma è cambiato: non solo Kiev può vincere la guerra e la Russia non è più in grado di farlo, ma anche i temi di un possibile negoziato si sono spostati, e di molto.

Tutto questo è avvenuto in sei mesi, nel mezzo dell’Europa; se si ripensa a questo periodo, noi italiani dobbiamo ringraziare Draghi, i 150.000 italiani che hanno offerto rifugio agli ucraini, la solidarietà e la decenza del nostro paese chiamato a una grande prova. Ma, naturalmente non ci dimenticheremo la compromisssione delle classi dirigenti italiane con la dittatura di Putin; i Berlusconi, i Salvini, l’ENI, la RAI, gli intellettuali, i giornalisti, i sovranisti, i talk show, le campagne politiche, tutti a lodare l’aggressore come l’uomo che aiuta il nostro export e ci tiene al caldo d’inverno.

Il governo Draghi – adesso forse appare più chiaro -  fu fatto cadere perché sosteneva Kiev e per precedenti accordi con la Russia di Putin.

Il voto cui siamo chiamati il 25 settembre, è in realtà su questo: ma abbiamo ancora 14 giorni di tempo per non farci ridere dietro dal mondo.

Stessi giorni, più o meno, che Ilary ha per restituire i Rolex e Francesco per tirar fuori le sue borsette. E chiuderla lì, per il bene dei figli.  

     

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