Con l’assegnazione a Jon Fosse del Premio Nobel per la Letteratura 2023 si accende un riflettore importante sulla letteratura e la drammaturgia norvegese.
Volete farvi un’idea? Qui trovate i titoli in commercio di autori norvegesi, per scegliere qualche titolo da cui iniziare, e leggere una breve storia della letteratura di quella nazione
Ragionevolmente i primi nomi che vengono alla mente, quelli più conosciuti dai lettori italiani, sono Henrik Ibsen, Jostein Gaarder, Karl Ove Knausgård e ora Jon Fosse. Ma gli appassionati di thriller citeranno anche Jo Nesbø e Anne Holt.
Nella storia dell’assegnazione dei Nobel si contano altri tre autori norvegesi, di certo al momento meno popolari.
Ecco le motivazioni di queste scelte, che nel corso degli anni testimoniano l’evoluzione della narrativa norvegese
1903 - Bjørnstjerne Bjørnson: “un tributo alla sua nobile, magnifica e versatile poeticità, con la quale si è sempre distinto per la chiarezza della sua ispirazione e la rara purezza del suo spirito”
1920 - Knut Hamsun: “per il suo monumentale lavoro, Il risveglio della Terra”
1928 - Sigrid Undset: “principalmente per la sua imponente descrizione della vita nordica durante il medioevo”
2023 - Jon Fosse: “per le sue opere teatrali e la prosa innovative che danno voce all'indicibile"
Cosa ci rende quello che siamo? Perché conduciamo la nostra vita e non un'altra? Un nuovo anno sta per concludersi e Asle, un anziano pittore rimasto vedovo, ripensa alla sua storia.
Come ha scritto in questi giorni Andrea Maffei su MicroMega, «Il premio Nobel a Jon Fosse nuovamente invita la Letteratura a osservarsi, a studiarsi, a cercare di comprendere che cosa è oggi, che cosa è già stata, che cosa ancora sarà». Ed è l’assunto generale di questa visione letteraria (e potremmo dire anche cinematografica e musicale) che parte da quello che perfettamente hanno sottolineato nel premiare Fosse, “druido della parola sottratta, impronunciabile e inconcepibile”.
Il tema del silenzio, della parola scarnificata, ridotta al suo scheletro e poi quasi abbandonata, un diffuso minimalismo concettuale, sono elementi che possiamo trovare in molti autori norvegesi e generalmente scandinavi.
La forza poderosa dell'indagine introspettiva è insita nel popolo norvegese, chiuso in sé, parco di espansioni sentimentali, ma ricco di vita interiore e costituisce le fondamenta su cui poggia tutta la struttura architettonica di quei romanzi, spesso veri capolavori di analisi psicologica.
Sposata all'avvocato Torvald Helmer, che la coccola come una bambola, Nora è una creatura lieta e piena di vita. Custodisce però un segreto: per poter curare il marito malato ha falsificato la firma del padre e si è così garantita un prestito, ma non è riuscita a ripagarlo.
Il critico francese Edmond Jaloux negli anni Venti del Novecento scriveva: «Amo profondamente la letteratura scandinava perché vi trovo due caratteristiche che mi commuovono in modo speciale: la prima è l'intensità della vita interiore; la seconda, la qualità della poesia che avvolge le sue manifestazioni esteriori. C'è una atmosfera speciale intorno a tutte le opere scandinave, una presenza drammatica della natura o un panteismo spontaneo e senza dogmatismo, una malinconia sognante, una specie di fantastico per metà romantico, fatto di flocchi di neve e di spirito famigliare, che s'insinua stranamente nelle anime in cui crea una misteriosa e soave aspirazione, una predilezione per il sogno, ma così dolce, cosi attraente, cosi femminilmente insinuante, che ogni letteratura che ha per oggetto ii sogno, sembra massiccia di fronte a quella, salvo forse le Commedie fantastiche di Shakespeare e i Racconti di Edgar Allan Poe o di Hoffmann».
Possiamo affermare che a un secolo di distanza questa analisi è ancora valida, pur declinata sulla contemporaneità e – talora – sul romanzo di genere. Come non vedere nelle opere di Jo Nesbø o Anne Holt questi elementi di fondo?
«Io ho già da lungo tempo smesso — scriveva Ibsen in una sua lettera del 17 giugno 1884 — di porre esigenze generali, perché non so più credere che tali esigenze possano essere poste con qualche reale diritto. Penso che noi tutti, l'uno come altro non abbiamo nient'altro e niente di meglio da fare che realizzare noi stessi in spirito ed in verità».
Ingrid è tornata nella sua Barrøy, isoletta a sud delle Lofoten e da tempo immemorabile piccolo regno della sua famiglia, che ne porta il nome. È il 1944, la Norvegia è occupata dai tedeschi e l’ultima generazione dei Barrøy sparsa per il paese.
Essere sé stessi, questa è la formula che hanno adottato quasi tutti gli scrittori scandinavi, desiderosi di far convergere ogni cosa nel centro focale del proprio spirito. Ma questa affermazione assoluta dell'individuo, porta anche a un disperato pessimismo. Anche quando della vita vedono e descrivono il lato umoristico, quel loro riso ha talvolta risonanze strane: può far sorgere il dubbio che sia soltanto superficiale e che sotto si nasconda comunque la maschera tragica del dolore.
Nel 1986, il ventenne Sivert Loyning torna dall’esercito a casa di sua madre nel Sud della Norvegia. Una sera, vede in sogno il padre morto che cerca disperatamente di dirgli qualcosa. Mentre Sivert inizia a indagare sulla vita del padre, gli indizi puntano all’Unione Sovietica.
I lettori italiani sono inevitabilmente legati alla traduzione dei testi e quindi alla scelta editoriale delle case editrici nazionali. Se questo è vero per molti autori stranieri, lo è particolarmente per quelli che scrivono in norvegese.
Dunque dobbiamo basarci principalmente sulle opere tradotte o, al più, sulle edizioni in lingua inglese, che comunque sottostanno a una traduzione.
Facendo di Ibsen un caso a parte, la maggior parte degli autori norvegesi appaiono in un unico catalogo editoriale, non vengono proposti da più case editrici.
Iperborea - il marchio che più ha presentato autori nordici in questi decenni - ci ha fatto conoscere, tra le altre, opere di Roy Jacobsen, Erlend Loe, del Premio Nobel Knut Hamsun, Dag Solstad, Levi Henriksen, dell’altro Premio Nobel Bjørnstjerne Bjørnson, Tove Nilsen, Gunnar Staalesen
La Nave di Teseo - presenta nel suo catalogo Jon Fosse, al momento con tre titoli certamente destinati a aumentare di numero.
Nel catalogo Einaudi troviamo invece la maggior parte delle edizioni di Henrik Ibsen, poi Jo Nesbø, Erling Kagge, Anne Holt, nuovamente il Premio Nobel Knut Hamsun, Ingar Johnsrud.
Feltrinelli - ci propone Karl Ove Knausgård (precedentemente per un breve periodo pubblicato da Ponte alle Grazie).
Longanesi ha tradotto per il pubblico italiano Jostein Gaarder; Marsilio Maja Lunde e ancora Knut Hamsun; Guanda Per Petterson, Linn Ullmann (presente anche nel catalogo Mondadori), Kim Leine; con Adelphi ritroviamo ancora Knut Hamsun e Ludvig Holberg; Garzanti ha tradotto Siri Østli e ancora Henrik Ibsen.
Con Rizzoli abbiamo scoperto Åsne Seierstad, Sigrid Undset Premio Nobel per la Letteratura e altre opere di Ibsen.
Non mancano, infine, le pubblicazioni per bambini e ragazzi: Kim Leine, Stian Hole, Tormod Haugen, Bobbie Peers, Klaus Hagerup, Erlend Loe, Kim Hiorthoy ma anche autori popolari per adulti come Jostein Gaarder, Anne Holt, Maja Lunde, e Jo Nesbø che si sono cimentati con la narrativa per l’infanzia.
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