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Il ladro d'arte Stéphane Breitwieser

Qualcuno può definirlo un amatore ossessivo, qualcun altro un criminale ingiustificabile ma diversi saranno rimasti affascinati dalle sue prodezze, agile e scaltro come Lupin.
Stéphane Breitwieser in fondo voleva solo per sé dei pezzi unici, relegati in piccoli musei europei, ed è passato all’azione.
Nel libro The Art Thief di Michael Finkel uscito negli Stati Uniti Stéphane si definisce così:

Un collezionista d’arte dallo stile poco ortodosso

Stéphane Breitwieser

Tra il 1994 e il 2001 l’abile ladro ha rubato più di 300 opere, un bottino che venduto nel mercato nero gli avrebbe fatto guadagnare una bella fortuna. Ma il protagonista della nostra storia non era interessato ai soldi, perché lo muoveva la passione per l’arte e quella di possederla. E così possiamo immaginarlo mentre gira per casa e osserva con un certo orgoglio la refurtiva.

Nel libro racconta cosa l’ha spinto a intraprendere questa “gloriosa” carriera. Da piccolo ha vissuto in una casa-museo piena di opere d’arte, tutte sottratte dal padre quando i genitori si sono separati.

Ma oramai la passione era scattata ed era tale da non potersi fermare di fronte alla poca disponibilità economica. Così Stéphane non ha avuto altra scelta.

Visto l’alto numero di colpi andati in porto, necessariamente dovevano tutti avere alle spalle dei piani ben congegnati che, come nei migliori film del genere, tenessero conto della piantina dell'edificio e del sistema di videosorveglianza e sicurezza dei musei.

Ma il nostro “eroe” non era un professionista, agiva spinto dall’istinto, al momento, elaborando un piano in pochi minuti alla vista di qualcosa che attirava la sua attenzione.

La sua strumentazione era essenziale: un soprabito e un coltellino svizzero per togliere i chiodi e il silicone apposto sui bordi dei vetri protettivi. Nascosta la refurtiva in un borsone, chiacchierava con molta disinvoltura con qualche sorvegliante e poi si dirigeva all’uscita, ben contento dell’esito della sua gentile visita.

E così tra l’attenzione a scegliere pezzi di piccole e medie dimensioni, la scarsa protezione di alcune opere e sistemi di allarme non sofisticati per budget molti ridotti in realtà museali di secondaria importanza, Stéphane ha realizzato il sogno di una vita.

Ma tutti i sogni hanno un prezzo. Il suo, scontato forse, è stato l’arresto nel 2001.

Chissà se sa che sua madre, dopo la cattura, ha gettato o distrutto gran parte della refurtiva…

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