Ora cambia tutto, non fosse altro che il sole, che ha ormai superato l’altezza meridiana e si prepara a scendere; che ad ottobre la notte è ormai svelta ad arrivare e spesso porta pure freddo e pioggia.
Allora alzi un po’ la testa, e cerchi di distinguere tra gli alberi più alti, o tra i tetti delle case; e quel che scorgi è un cielo nero e gonfio, di pesanti nubi scure, come piombo.
Eccolo, l’autunno - almeno, quello che immaginiamo, non ancora segnato troppo dai cambiamenti climatici - i primi freddi, il vento che si alza e trascina le foglie già cadute a terra; e poi la pioggia: che comincia con un rumore prima più sottile e ora sordo e poi monta in un crescendo prima di cominciare a venir giù a dirotto.
Questa volta la storia comincia in un bosco, dove la luce dorata e bassa gioca tra i cespugli colorati, e l'aria ormai fresca porta con sé quell'odore inconfondibile di funghi e di terra.
Ottobre ha sempre condiviso con gli ultimi giorni di settembre i riti della vendemmia; e nel Medioevo si legava pure alle attività dei boschi. Era quello infatti il tempus de glande, il tempo delle ghiande in cui boschi si popolavano di animali e di porcari che, con l'aiuto delle pertiche, battevano le chiome dei faggi e delle querce per far cadere al suolo i frutti: pratica talmente diffusa, questa, che sarebbe finita a simboleggiare i mesi di ottobre e novembre nelle miniature o nei bassorilievi dedicati ai calendari. Se ve ne andate in giro per cattedrali lo vedrete chiaramente.
A Reims per raffigurare ottobre si mostra il vino fermentato nel tino e travasato nelle botti; anche se a Parigi, a Chartres, si preferisce raffigurare in quel mese il tempo di semina, con un uomo già coperto da un mantello, il grano nel suo grembiule e il braccio a lanciare i semi con gesto ampio.
Perché quello era il periodo giusto per i cereali. La fava, innanzitutto, ma anche la segale e il frumento.
Anche le miniature confermano: ne Les Très Riches Heures du Duc de Berry, manoscritto del Quattrocento, fra i più bei libri d’ore mai realizzati, ottobre si rappresenta con la semina dei campi mostrata sullo sfondo di Parigi, con il maestoso castello del Louvre a riempire la scena.
In opere come queste sono sempre i dettagli che fan la differenza: l'uomo a cavallo che fa i solchi passando lo strumento appesantito da una pietra, l'uomo che sparge le sementi, subito beccate dagli uccelli a sinistra, e lo spaventapasseri lì in mezzo ad altri fili stesi per meglio difendere il campo e il seminato.
A suo modo è un tempo di attesa: lo si vede anche nelle feste, o meglio nella loro assenza. Solo alla fine, quando ormai il cambiamento si è fatto evidente, ecco arrivare nuovi momenti di celebrazione.
Quelle di fine ottobre erano notti magiche per molte tradizioni antiche, lo spartiacque fra un anno agricolo e l’altro.
Era il momento in cui la terra, che aveva accolto i semi del frumento destinati a rinascere in primavera, entrava nel periodo del letargo. Il momento in cui i Celti, dall'Irlanda alla Spagna, dalla Francia al nord Italia, dalla Pannonia all'Asia Minore, celebravano il Capo d'anno. In Irlanda lo si chiamava Samuin, ed era preceduto dalla notte conosciuta ancor oggi in Scozia come Nos Galan-gaeaf, “notte delle Calende d'inverno”: una festa che ancora si celebrava all'inizio del Medioevo e che aveva dato ovviamente non pochi pensieri alla Chiesa.
Fu anche per quello, per cristianizzare il tutto, che l'episcopato franco istituì la festa di Ognissanti.
A dire il vero l’idea di celebrare tutti i santi in un sol colpo era parecchio antica e risaliva già alla fine del IV secolo, ma ci sarebbero voluti ancora secoli perché quel giorno diventasse davvero, per tutta la Chiesa d'occidente, la festa d'Ognissanti.
Fu solo papa Sisto IV a renderla di fatto obbligatoria… e si era ormai al 1475.
Ma come ormai sappiamo le feste, quelle che contano davvero, si trasformano, accettano pure nuovi nomi e altre immagini, ma quasi mai le loro radici antiche e più profonde muoiono davvero.
Intanto, prima che giungano le celebrazioni magiche e misteriose dei primi di novembre, potremmo farci un giro a godere dello spettacolo della natura. Se c’è un mese che celebra i colori dell’autunno questo è sicuramente ottobre. Vale per la frutta, vale soprattutto per lo splendore delle foglie sugli alberi. Gli americano lo chiamano foliage: cominciarono a metà Ottocento a far turismo per assistere allo spettacolo delle foglie. I motivi sono tanti, forse in quell’amore crescente per l’autunno c’era anche un ideale pastorale, fatto di giardinaggio e vita all’aria aperta ma anche di acquisto compulsivo di zucche, mele, mais e altri ricordi stagionali. Perchè essendo una nazione costruita sul capitalismo e sul mercato, gli americani spesso celebrano le idee acquistando cose che incarnano quelle idee.
E così alla fine è arrivato anche il nome per dire tutto questo.
O meglio, il suo nuovo senso. Perchè foliage c’era già. Gli inglesi da sempre chiamavano l’autunno autumn, rifacendosi al latino insomma; mentre fu in America che non a caso la stagione si cominciò a chiamare fall, alludendo appunto alla caduta delle foglie. Foliage invece era una parola di origine francese, feuillage, che, almeno dal XV secolo designava una fantasia a un motivo a foglie di carattere ornamentale. Passato all’inglese, nell’America dell’Ottocento indicava ancora soprattutto il fogliame, in generale. Ed è stato solo in tempi molto recenti che ha preso anche il significato di foliage autunnale, cioè dello spettacolo delle foglie che sugli alberi si fanno gialle, rosse ed arancioni (quindi sì: pronunciatelo pure all’inglese, ma dando per buona anche la pronuncia francese, che in fondo ne è la radice).
Adesso quel piacere è ormai condiviso da mezzo mondo e, come sempre capita per le stagioni e, in generale, per le cose umane, dietro le facili idee di vacanza e di fotografie d’effetto, cela quel tanto di profondo che ci lega alla terra e ai suoi antichi cambiamenti. Non fosse che per questo, ne varrebbe la pena: fatevelo un giro in collina, in questi giorni!
Di
| Il Mulino, 2020Di
| Lindau, 2019Di
| Raffaello Cortina Editore, 2018Di
| Feltrinelli, 2020Di
| Adelphi, 2013Di
| Sur, 2018Di
| TopiPittori, 2018Di
| Elliot, 2013Di
| Adelphi, 2016Di
| ViviDolomiti, 2022Di
| Edizioni del Capricorno, 2023Una playlist per il mese di ottobre: consigli d'ascolto
U2, October
James Taylor, October road
Mumford & Sons, October skies
Negramaro, Ottobre Rosso
Lucio Dalla, Malinconia d'ottobre
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