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Felicitazioni!: nasce la più bella mostra rock dedicata ai CCCP

Felicitazioni! CCCP. Fedeli alla linea 1984-2024
Felicitazioni! CCCP. Fedeli alla linea 1984-2024 Di Giovanni Lindo Ferretti;Massimo Zamboni;Annarella Giudici;

A trentatré anni dallo scioglimento e a quarant’anni dalla fondazione, per la prima volta i CCCP Fedeli alla linea si rimettono insieme per raccontare la loro storia attraverso un’incredibile mostra-installazione, prodotta da Palazzo Magnani, che da ottobre 2023 a gennaio 2024 illuminerà e riempirà di suoni, colori, immagini e strutture i bellissimi Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia.

La più bella mostra rock (e dintorni) in circolazione?  Nessun dubbio: è Felicitazioni!.

Promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Magnani e dal Comune di Reggio Emilia, e ospitata fino all’11 febbraio nei Chiostri di San Pietro, la mostra celebra con qualche mese d’anticipo i quarant’anni dal primo EP (Ortodossia era il titolo) dei CCCP - Fedeli alla Linea. Sì, proprio loro. Il mitico gruppo punk-rock reggiano di Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, della benemerita soubrette Annarella Giudici e dell’artista del popolo Danilo Fatur, il ballerino-spogliarellista che tanto scandalo diede a suo tempo. Sicuramente il gruppo più situazionista, controverso e inafferrabile della scena indipendente italiana anni Ottanta. Un unicum alle nostre latitudini, per la scelta di essere “fedele alla linea” dell’ideale sovietico. Un'esperienza che non avrebbe potuto nascere se non a Reggio Emilia, per ammissione dei componenti del gruppo, «la città più filosovietica dell’impero americano».

© Paolo Puccini

«Un giorno Annarella, su in montagna nell’Appennino Reggiano dove vivo, mi ha raccontato di un paio di giovani registi che chiedevano d’intervistarci per un documentario sui concerti di alcuni gruppi italiani che il Comune di Melpignano aveva organizzato in Unione Sovietica nel 1989. Lì per lì le ho risposto che certe cose non si possono fare, perché il mondo d’oggi va da un’altra parte. Poi ho accettato e quando ho rivisto la band eseguire Emilia Paranoica sono rimasto folgorato. È stato come se ci fossimo lasciati la sera prima dopo un concerto: stessa complicità, stesso affetto indefinibile», ha raccontato. «I CCCP sono sempre vissuti dentro di me, però erano lontani, finiti. Ritrovarci in quel mondo mi ha fatto dire: sembriamo una cellula risvegliata. Se siamo una cellula risvegliata che cosa ci tocca fare? Annarella e Zamboni avevano già la risposta perché era da un po’ di tempo che pensavano che fosse il caso di festeggiare i 40 anni dei CCCP, ed erano pronti per farlo. D’altronde, Annarella ha conservato tutta la memoria dei CCCP. È lei l’amministratore delegato ed esecutore testamentario dei CCCP. E da quel materiale nasce la mostra».

©️ Eredi di Luigi Ghirri

Parlando della mostra, magistralmente raccolta nell'omonimo libro fotografico pubblicato da Edizioni Interno4, Ferretti l’ha definita come «l’ultimo concerto immobile e stabile dei CCCP». Sarà veramente così, dopo l’inattesa reunion? «Non ci siamo sciolti presto, era proprio il momento giusto», ha tagliato corto Massimo Zamboni. «Il mondo che abbiamo musicato e pensato, e musicato e cantato, stava crollando e, dopo un paio di concerti a Leningrado e Mosca, a un gruppo che si chiama "CCCP" non puoi chiedere di più. Quella era la frontiera da raggiungere ed è stata raggiunta. Credo quindi che abbiamo fatto bene a scioglierci in quel periodo, per quanto sia stato doloroso e incomprensibile per noi stessi…». E allora ben vengano la maxi-mostra reggiana, cui sono collegati due “gran gala-punkettoni”, il 21 e il 22 ottobre al Teatro Valli di Reggio Emilia, una mezza dozzina di incontri di approfondimento ribattezzati Danni collaterali e un florilegio di uscite discografiche tra raccolte e box set in versione rivisitata. Operazione nostalgia? No, semmai una riflessione dall’interno sulla storia culturale, artistica, musicale, estetica e politica direttamente da un gruppo di un mondo che non c’è più. Un’esperienza a suo modo epocale.

Preparatevi ad attraversare un autentico labirinto fatto di informazioni, immagini, parole, costumi e suoni. Già, perché i “curatori” CCCP hanno letteralmente invaso tutti gli spazi dei chiostri benedettini nel cuore di Reggio Emilia, inclusi gli spazi esterni, dove fa persino capolino un pezzo del Muro di Berlino, la città in cui Ferretti e Zamboni si conobbero qualche tempo prima di mettere in piedi il gruppo.

Niente è messo lì per caso e tutto racconta, evitando l’effetto nostalgia, un pezzo del loro "mondo a parte". Sette sono le stanze del primo piano nelle quali scopriamo i loro dischi e le fonti d'ispirazione. Le chicche? Il commovente fai-da-te degli esordi, il tavolo in noce della locale sede del PCI (al quale sedette anche Palmiro Togliatti), la monumentale statua del quartetto in stile sovietico, la prima intervista apparsa sulla stampa mainstream, rilasciata a Pier Vittorio Tondelli, le foto inedite di Luigi Ghirri e i tanti costumi che rimandano all’arte performativa coltivata da Annarella e Fatur.

Santarcangelo di Romagna 1983: il primo concerto dei CCCP fuori da Reggio Emilia, dal balcone di una casa. Fotografia tratta dal libro Felicitazioni! Interno4 edizioni

Salendo al piano successivo, cambia l’atmosfera. Nello spazio immenso che sembra volerci portare in una casa occupata dell’Est Europa degli Anni Ottanta, i titoli delle stanze si fanno più evocativi. Un viaggio fra spiritualismo islamico e ossessione per la psichiatria, in cui c’è spazio anche per ascoltare l’inedito Onde, ricordare il Tuwat di Carpi, la cattedrale punkettona dell’Emilia Paranoica, fare una passeggiata tra le gigantografie della nomenklatura dell’Est comunista e rileggersi gli articoli nei quali furono pesantemente criticati. A ricordarci che l’immagine dei CCCP, a più d’uno, risultava sgradevole.

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