La trilogia della Patria del giornalista e scrittore Enrico Deaglio è una raccolta in presa diretta dei fatti più importanti che hanno segnato la storia del nostro paese dal 1967 al 2020. I volumi:
Estratto da Patria 1978-2010 di Enrico Deaglio, pp. 657-658
Ma davvero è successo tutto questo? In un libro di novecento pagine, una cavalcata in quel vero romanzo che è stata l'Italia degli ultimi trent'anni. È come guardare un film sulla nostra vita, in cui gli avvenimenti sono raccontati mentre succedono.
Rimini, 14 febbraio 2004
Il corpo senza vita di Marco Pantani viene scoperto la mattina del 14 febbraio 2004, giorno di San Valentino, nella stanza D5 del residence Le Rose di Rimini. La stanza è a soqquadro. L'autopsia certifica che il campione è morto per un’overdose di cocaina.
Da tempo Pantani soffriva di una depressione tremenda e aveva cercato nella droga una via di fuga. Nonostante l'inchiesta giudiziaria non abbia rivelato di violenza sul cadavere del campione tali da avvalorare l'ipotesi di un omicidio, i suoi tifosi, milioni in tutto il mondo, continuano a non credere alla versione dei fatti formulata dai giudici, e pensano che Pantani sia stato ucciso, o meno costretto al suicidio.
La sua tomba a Cesenatico è un luogo di pellegrinaggio; ogni anno la fondazione che i genitori hanno istituito a suo nome vende online migliaia di gadget in ogni parte del mondo. Nessuno dei grandi campioni del passato, né Coppi, né Barrali, né Anquetil hanno ricevuto un tale omaggio da morti. Il culto di Pantani assomiglia a quello di un santo e le e oscure della sua morte non l'hanno per niente scalfito, anzi.
Lance Armstrong l'ha definito il più grande scalatore di tutti i tempi.
Marco Pantani, romagnolo di Cesena, classe 1970, iniziò a correre da bambino. In realtà il suo sogno era quello di diventare un grande calciatore, ma la bicicletta da corsa che il nonno Sotero gli regalò quando frequentava ancora le elementari, segnò il suo destino.
La sua carriera fulminea è stata perseguitata dalla sfortuna; due cadute, nel '95 e nel '97, rischiarono di interromperla per sempre. Con grande sofferenza riuscì a risalire in sella e a chiudere la stagione del 1998 con la doppia vittoria al Tour e al Giro, un'impresa toccata solo ai grandissimi, qualcosa che non si vedeva dai tempi di Fausto Coppi.
Il suo regno era la salita, aveva inventato uno stile di corsa, scattava a mani basse sul manubrio, come fanno i velocisti negli ultimi cento metri prima del traguardo, ma lui così scalava le montagne.
Una volta un giornalista gli chiese: «Perché vai così forte in salita?». Lui rispose: «Per abbreviare la mia agonia».
Il lungo declino che lo portò fino alla morte ebbe inizio il pomeriggio del 5 giugno 1999, al termine della tappa del Giro d'Italia che arrivava a Madonna di Campiglio.
Gli riscontrarono un valore di ematocrito superiore al limite consentito dai regolamenti, possibile segno di assunzione di Epo. Lui negò sempre. Fu sospeso, processato, indagato, accusato dai giornalisti di essere dopato.
Solo la morte è riuscita a riabilitarlo. L'autopsia e le perizie tossicologiche eseguite sul suo corpo dimostrano che i suoi organi sono puliti, senza traccia di doping
Di
| Rizzoli, 2005Di
| Villaggio Maori, 2016Di
| Libreria Pienogiorno, 2022Di
| 66thand2nd, 2014Di
| Rizzoli, 2021Di
| Chiarelettere, 2017Di
| Feltrinelli, 2018Di
| Il Saggiatore, 2010Di
| Feltrinelli, 2020Potrebbero interessarti anche
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