Il 26 novembre 2022 migliaia di persone hanno partecipato al corteo di Non Una Di Meno contro la violenza di genere a Roma. Alla manifestazione hanno aderito diverse realtà e gruppi di attivisti, tra cui Fridays For Future.
Non è la prima volta che un movimento per il clima partecipa a una protesta femminista, eppure sembra che la scelta desti ancora stupore e continui a essere criticata da chi non vede un legame tra la questione di genere e la lotta per il clima. Le connessioni tra le due cause sono, in realtà, molteplici e interdipendenti e si possono dividere in due tipologie di spiegazioni: sistemiche e pratiche.
A livello di dati e fatti, l’importanza dell’emancipazione femminile per la mitigazione del cambiamento climatico è stata oggetto di diverse ricerche. L’educazione delle giovani donne è al sesto posto nella classifica delle 100 soluzioni più efficaci per fermare la crisi climatica del team di scienziati che ha sviluppato Project Drawdown, uno degli studi più completi e puntuali sui piani e le strategie per fermare l’emergenza in cui ci troviamo. Sempre secondo Project Drawdown, la condivisione della leadership e l’uguaglianza di genere nei possedimenti agricoli possono aiutare a migliorare la produttività agricola in senso ecologico e a proteggere la tenuta del suolo.
Le disuguaglianze legate al genere contribuiscono, inoltre, ad aggravare alcune conseguenze sociali ed economiche della crisi climatica. L’80% delle persone costrette a migrare dai paesi più colpiti dall’emergenza del clima sono donne e parliamo di paesi in cui l'approvvigionamento di risorse come acqua, cibo e legna è proprio un loro compito. Gli eventi atmosferici estremi e i disastri ambientali rendono questo compito più gravoso e fungono da fattore di stress che tende ad aumentare la violenza domestica.
Sebbene i legami tra clima e genere siano innegabili, la voce delle donne è ancora in minoranza nella politica internazionale. Anzi, dal 2019 il numero di donne nelle delegazioni delle Conferenze delle Parti sul clima è diminuito. Nonostante ciò, nell’attivismo per il clima sono sempre più presenti persone che non si identificano nel genere maschile.
Tramite confronti e dialoghi con altre attiviste e attivisti è emersa una coscienza di connessioni tra clima e genere a livello sistemico. Nei movimenti per il clima abbiamo iniziato ad analizzare le cause della crisi climatica, tramite le lenti del femminismo contemporaneo.
Per comprendere di cosa si tratta, è bene sottolineare che l’oppressione di genere è un’arma a doppio taglio: colpisce tanto gli uomini quanto le donne. Il sessismo istituzionalizzato (detto anche patriarcato) rinchiude sia uomini che donne in ruoli angusti e soffocanti. Nel breve ma fondamentale saggio Il femminismo è per tutti, la scrittrice e attivista bell hooks spiega che il femminismo non è un movimento contro gli uomini, ma contro il sessismo.
In secondo luogo, l’oppressione di genere va oltre le dinamiche tra uomo e donna perché il genere stesso non è un binomio, ma uno spettro. La discriminazione e le violenze di ogni tipo variano e si intensificano per le soggettività che non rientrano nell’identificazione di genere binaria. Pertanto, la più recente ondata del femminismo parla di transfemminismo.
Infine, il genere non è l’unica determinante dell’identità e dei vissuti di una persona. Diversi fattori si intersecano nella definizione dei privilegi e delle difficoltà che una persona avrà durante la sua vita.
L’attivista Angela Davis nel suo libro Donna, razza e classe ha evidenziato come questi tre elementi creino per una donna nera un mosaico di oppressione ben diverso e più gravoso di quello di una donna bianca. Le sovrapposizioni e gli incroci tra diverse cause di emarginazione non possono essere ignorati nelle politiche e nelle rivendicazioni per uguaglianza ed equità. È per questo che il transfemminismo contemporaneo si definisce intersezionale.
Di conseguenza, sia il “fattore clima” che il “fattore genere” possono aggravare le condizioni di vita di una persona e diversi dati, tra cui quelli esposti, lo confermano.
Allo stesso tempo, la consapevolezza che il modo in cui viviamo ci sta portando al collasso emerge con più contrasto nella mente di persone che non godono di una serie di privilegi, che permettono di chiudere gli occhi di fronte all’avanzare della crisi climatica.
Forse, capire che il mondo deve davvero cambiare è più semplice per chi ha più difficoltà. Forse, è per questo che nel panorama dell’attivismo internazionale ci sono così tante figure non maschili.
Ma non dimentichiamo gli insegnamenti di bell hooks: il sessismo danneggia tutte e tutti. Non allo stesso modo, sempre con delle disuguaglianze più o meno severe, ma nessuno gli sfugge.
Esattamente come con la crisi climatica. Quindi la presenza di attivisti per il clima a una manifestazione femminista è perfettamente logica. Il clima è anche una questione di genere. Anzi, è una questione femminista.
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