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Ci lascia Fernando Botero

Immagine tratta dal libro "El arte de Fernando Botero, di Juan Carlos Botero, Planeta Colombia, 2016"

Immagine tratta dal libro "El arte de Fernando Botero, di Juan Carlos Botero, Planeta Colombia, 2016"

Il mio lavoro

Come ha detto il professor Sgarbi, il mio lavoro è molto diverso da quello della maggior parte degli artisti.
Il problema è decidere la posizione che prende l’artista di fronte al problema dell’arte. Io sono convinto che l’arte debba esaltare l’uomo, aiutarne il pensiero e non denigrarlo. Quando mi pongo di fronte alla pittura vedo qualcosa di bello, piacevole, che mi fa capire meglio com’è un uomo. È così con la pittura impressionista, con Dürer, Vermeer, Tiziano…  

Non capisco perché l’arte oggi debba essere negativa, oscura, perché sia tanto diffusa la passione di oscurare tutto.
Dietro un titolo e la presentazione di un’opera vogliono far pensare che ci sia qualcosa di più, ma non c’è niente! 
Invece la pittura deve seguire un percorso chiaro, e questo è senz’altro più difficile.
È necessaria una riflessione e una vita di lavoro: non è semplice dare questa idea di apparente semplicità.

Il problema dell’arte oggi è che l’artista ha perso la comunicazione con il pubblico.
C’è stato un grande divorzio con l’opinione dell’artista. Molta gente crede di capire quando non c’è niente da capire e si è così creata una situazione completamente opposta a quella della maggior parte degli artisti. Io sono molto convinto di quello che faccio, anche perché ho trascorso una vita a pensare quale dovesse essere l’eccellenza dell’arte. Posso fare qualsiasi cosa nella vita, anche scrivere, per esempio, ma lo farò sempre con questa sensibilità alla forma, con questa sensibilità al volume. 

L’arte è qualcosa di molto profondo, il vero artista può fare qualsiasi cosa e verrà sempre riconosciuto.
Molti artisti invece creano quello che si può definire un prodotto, sono riconosciuti per questo e se il prodotto viene fatto in modo diverso non si riconoscono più, non si capisce più niente del loro lavoro. Questo non dà la giusta impressione di profondità.

Fernando Botero. Ediz. italiana e tedesca

Fernando Botero ha affrontato, e affronta tuttora da protagonista e forte di una propria assoluta autonomia, l'intricata scena artistica del nostro tempo. Saldo nelle sue convinzioni non ha mai ceduto alla tentazione di spacciare il vuoto o il silenzio delle forme per arcani della sua intellettualità.

Il rapporto con la Colombia

Sono informato su tutto quello che succede, leggo i giornali tutti i giorni, cerco di esprimere il mio dolore attraverso il mio lavoro.
Ho fatto una serie di più di cento opere sulla Colombia, tutte ispirate al dramma, alla violenza, al rapimento, alla droga: un’enorme tragedia per la nostra gente, per la nostra terra. Tutte queste opere adesso sono al museo nazionale della Colombia, le ho donate e sono lì da vedere. Ma non hanno nulla a che fare con la serie di quadri ispirati ad Abu Ghraib.
Siamo un paese meraviglioso che sta attraversando un momento di crisi che credo passerà. Tutte le crisi passano, ma in questo momento drammatico sono vicino ai colombiani.

Al centro dell'opera: occhi e sguardo

L’espressione degli occhi viene dall’ammirazione che ho per l’opera di Tiziano, le cui figure non guardano mai lo spettatore, guardano un punto indefinito di fronte a loro. Questo crea una situazione di mistero, di poesia, ed è bello. La stessa cosa si nota anche in Piero della Francesca: c’è questo sguardo, molto speciale, che dà un senso di eternità.

Tutto quello che è stato fatto nell’arte viene incorporato, coscientemente o incoscientemente.
La questione dello sguardo è importante: l’arte non deve mai guardare lo spettatore perché gli occhi hanno una tale forza che quando si osserva un quadro che rappresenta lo sguardo verso lo spettatore, si notano soltanto gli occhi. 
Per vedere una persona - se vuoi vederla davvero - devi chiudere gli occhi. Allora si vede una persona nel suo insieme, altrimenti il magnetismo degli occhi è totalizzante, attira troppo.

È per questo che ho scelto di seguire le orme di Tiziano e Piero della Francesca.
Secondo me, quando si guarda una figura rappresentata in un quadro gli occhi attirano troppo, si guardano solo gli occhi.
Così ho scelto di fare delle figure che, come in Tiziano e in Piero della Francesca, non guardino lo spettatore.

Botero. Donne

Botero è uno dei più famosi artisti viventi: le gioiose, monumentali figure femminili che popolano le sue tele sono fra le immagini più conosciute e sensuali dell'arte del nostro secolo. Il sense of humor e l'ironia che sottendono alle immagini fanno delle opere di Botero un inno appassionato alle donne

Perché dipingo i vescovi

Gli unici che hanno usato immaginazione nel vestirsi, tra gli uomini, sono stati i vescovi, i preti e i matadores
Per noi pittori l’abbigliamento è un problema. Al tempo del Rinascimento la gente si vestiva in modo più sgargiante, giocoso: allora i pittori potevano rappresentare figure che avevano colore, adesso siamo tutti vestiti in grigio, allora dobbiamo improvvisare perché non è facile dare una forma logica a queste figure.
Sono felicissimo di fare lavori sul circo perché posso mettere qualsiasi colore che mi piace inserendolo in una forma logica e senza forzare il senso della rappresentazione e della verità. I vescovi sono fantastici per questo.  

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