Bassa marea

Il ritorno dei biglietti da visita

C’è una scena memorabile in American Psycho, il romanzo del 1991 di Bret Easton Ellis ambientato nella New York dei giovani banchieri rampanti, in cui il protagonista muore d’invidia per il biglietto da visita di un collega, più bello, più raffinato e certamente più costoso del suo. Da allora sono passati più di trent’anni e, nell’era degli smartphone e di LinkedIn, la business card sembrava una specie in via di estinzione, spazzata via dalla rivoluzione digitale. Una volta molti di noi le collezionavano come preziose figurine.
Adesso le abbiamo buttate tutte via, perché quelle informazioni le teniamo sul cellulare o le troviamo sul web con un clic.
L’ultimo colpo glielo ha inflitto la pandemia: chi vorrebbe scambiare rettangolini di carta potenzialmente carichi di germi, per poi doverne ricopiare i dati sul telefonino?

Risposta: un sacco di gente, stando alle statistiche.
Nell’ultimo anno il fatturato di Vista, una delle maggiori aziende al mondo specializzate nella stampa di biglietti da visita, è cresciuto del 10 per cento. Un articolo del Financial Time riferisce di un recente convegno di banchieri nella City di Londra dove tutti scambiavano business cards con lo stesso entusiasmo di Patrick Bateman, il protagonista di “American Psycho”, e dei suoi amici.
Con la differenza che quelli di oggi nella cittadella della finanza londinese non sono tutti giovani e maschi, come nel romanzo del ‘91, ma di entrambi i sessi e di ogni età.

Significa che è tornato di moda il biglietto da visita? Sì e no.
Nel senso che molti uomini d’affari, professionisti e lavoratori di qualunque campo ne hanno di nuovo una scorta nel portafoglio, ma nella maggior parte dei casi è un biglietto da visita diverso da quelli di una volta: contiene infatti un codice a barre o altri tipi di tecnologia che consentono di scaricare digitalmente sul telefonino i contatti stampati sul cartoncino. Basta puntarci sopra lo smart phone e te li ritrovi immediatamente in rubrica. In un certo senso, non è cambiato nulla: la business card rimane uno status symbol, come ai tempi di “American Psycho”. Ma in un altro senso è cambiato tutto: dopo averla ricevuta e inquadrata sul cellulare, la si può tranquillamente buttare via, perché non serve più a niente.   

Altre riflessioni di Enrico Franceschini

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente