Diario di bordo

La Sicilia, tra medicane e linea della palma

Giovedì 28 ottobre 

Leggo sul Corriere della Sera, a proposito dei nubifragi che stanno sconvolgendo la Sicilia un’intervista ad Antonio Navarra, presidente del centro Euro-mediterraneo dei cambiamenti climatici (Cmcc) e professore di meteorologia e oceanografia all’Università di Bologna. «La Sicilia — dice lo scienziato — mostra già segni evidenti di una realtà significativamente mutata. Studiamo con attenzione i medicane, gli uragani locali che nascono nello Ionio occidentale e anche se sono quattro volte più piccoli nel loro vortice ciclonico rispetto a quelli tropicali e con aspetti diversi, sono molto intensi e portano precipitazioni violente sulle coste dell’isola e della Calabria. Per questo abbiamo sviluppato dei modelli teorici con i quali i fenomeni sono diventati abbastanza prevedibili con buona approssimazione…. 

«Tutta l’area è già un hot spot, una macchia calda della geografia. Ora stiamo cercando di capire se con il cambiamento climatico questi fenomeni diventeranno ancora più intensi, se cambierà il loro carattere diventando più frequenti. Non disponiamo ancora di risultati definitivi, ma siamo impegnati a decifrare gli elementi più critici. Certo, la Sicilia per la sua posizione subisce già importanti effetti negativi». 

Mi è venuto in mente che, nel 1963, anche Leonardo Sciascia si era occupato dei cambiamenti del clima. Scriveva:

"Forse tutta l'Italia sta diventando Sicilia... A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso il nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno... La linea della palma... Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato... E sale come l'ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l'Italia, ed è già oltre Roma..."

 

A voi le riflessioni del caso; la mia è semplicemente: perché solo gli scrittori vedono i cambiamenti climatici in anticipo?

 

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