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Elliott Erwitt: il maestro del carpe diem fotografico

Immagine tratta dal libro "Elliott Erwitt" di Angela Madesani, Silvana 2013

Immagine tratta dal libro "Elliott Erwitt" di Angela Madesani, Silvana 2013

La fotografia è tutta qui: far vedere a un’altra persona quel che non può vedere perché è lontana, o distratta, mentre tu invece sei stato fortunato e hai visto

All'età di 95 anni ha chiuso gli occhi nel sonno definitivo il celebre fotografo statunitense Elliott Erwitt, lasciando però in eredità il suo sguardo immortale sul mondo.

Scatti in bianco e nero, ma senza tempo, i suoi, che hanno segnato la storia della fotografia e la memoria (fotografica) collettiva: del 1953 è “New York City, l'ironico scatto che vede come soggetto un chihuahua seduto di fianco al piede di una donna; al 1955 risale “California Kiss“, l'intenso bacio di un ragazzo e una ragazza immortalato dallo specchietto retrovisore di una macchina, mentre ancora più intensa è la fotografia che ritrae il bambino con il foro di un proiettile sul finestrino, scattata in Colorado in quello stesso anno.

Specializzato in fotografia pubblicitaria e documentaria, con il suo obiettivo Erwitt si è fatto fotografo-testimone di un'epoca. E nel crogiolo d'intrighi politici che fu la Guerra Fredda, ad esempio, egli riuscì più volte a cogliere gli attimi più eloquenti, riuscendo nell'impresa di ricucire per immagini il frammentato corso della storia e creandone un discorso bellissimo e memorabile. E sempre fortemente umoristico.

Qualche volta ho fatto foto che forse erano utili. Segregazione razziale, Guerra fredda… Ma non l’ho fatto in modo premeditato. Le fotografie non si preparano, si aspettano. Si ricevono.

La sua arte fu quella quindi di cristallizzare i momenti di svolta del proprio tempo e trasformarli in Storia. Ricordiamo, ad esempio, la fotografia che egli scattò a Mosca nel 1957 nella Piazza Rossa in occasione dell'anniversario della famosa Rivoluzione d’Ottobre, con la quale Elliott Erwitt fu il primo a mostrare agli occhi del mondo i temuti armamenti russi. Lo scatto divenne subito uno scoop internazionale.

Ma ci sono anche scatti come “Il dibattito della cucina” che sono frutto di fortunate coincidenze. O comunque, del suo innegabile talento nel trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto. Durante la fiera dell’elettronica di Mosca del 1959, infatti, come racconta lo stesso Erwitt, pur trovandosi lì per fotografare frigoriferi… il suo obiettivo finì per immortalare l’allora concorrente alla presidenza Richard Nixon mentre puntava il dito sul petto del segretario del partito comunista Nikita Kruscev.

Senza dimenticare che, durante il suo breve mandato da fotografo ufficiale alla casa bianca, ebbe occasione di assistere ai funerali per il tragico assassinio del presidente J.F.Kennedy (1963), di cui ci ha lasciato degli scatti di forte carica emotiva: al centro della foto, di fianco alla sagoma del fratello del presidente, Robert Kennedy, colpisce il velo scuro di una donna nella sua maschera di dolore, la vedova Jacqueline Kennedy.

Viaggiare è fondamentale per avere nuovi stimoli

Nella sua vita ed anche, ma non solo, per via della sua carriera, il viaggio ha sempre avuto un ruolo cruciale. Nato nel 1928 in Francia, figlio di una famiglia di emigranti russi, dopo un iniziale periodo parigino, il padre architetto scelse di trasferirsi a Milano con la famiglia, dove Elliot visse fino all’età di 10 anni. Poi, a causa delle leggi razziali di Mussolini, visto che i suoi genitori erano ebrei di origini russe, lui e la sua famiglia dovettero nuovamente scappare e si trasferirono definitivamente a New York, la città che lo ha accolto definitivamente e fatto diventare grande.

«Grazie a Mussolini sono americano» è la dedica che apre la sua autobiografia, facendo fin da subito sfoggio del suo rinomato umorismo: una tratto che definirà sempre la sua vita nonché la sua carriera di artista.

Di me dicono che sono un umorista: le mie foto dei cani che saltano quando gli abbaio, o suono la trombetta… La cosa più difficile e utile al mondo è far ridere la gente

Oltre ai temi di grande portata storica, infatti, di cui si fa interprete grazie alla sua fotografia, nel lungo corso della sua carriera Erwitt rivolge spesso l'interesse e l'obiettivo a soggetti più ordinari: come i cani, appunto, che diventano soggetti straordinari. Con il loro atteggiamento irriverente, per nulla limitato dalla cività e dalle regole comuni portate avanti nei salotti dei padroni, proprio ai cani egli dedicherà quattro dei suoi libri: Son of Bitch (1974), Dog Dogs (1998), Woof (2005) e Elliott Erwitt's Dogs (2008). Ciò che, ai suoi occhi, rende i cani dei soggetti così straordinari è il loro atteggiamento irriverente, per nulla limitato dalla civiltà o dalle comuni regole portate avanti nei salotti dai loro padroni.

In ogni caso, il periodo americano fu fondamentale nel dare una svolta al suo nome di fotografo. Dopo avers studiato fotografia a Los Angeles e cinema alla New School for Social Research di New York, egli partì nei primi anni '50 al seguito dell'esercito americano in Francia e in Germania con la sua macchina fotografica. Poi, tolta l'uniforme, la grande occasione arrivò grazie all’incontro con Roy Stryker e Robert Capa.

Fu proprio Capa nel 1953 ad offrigli l’opportunità di unirsi alla Magnum Photos. Da quel momento Elliott Erwitt si iniziò ad occupare anche di fotografia pubblicitaria, senza però mai dimenticare di portare con sé nei suoi viaggi in giro per il mondo la sua fedele Leica M3.

Nel 1969 è diventato presidente della Magnum, affermandosi come una delle figure più di spicco, e non contento di limitare le infinite sfaccettature della sua creatività, negli anni Settanta Erwitt si lanciò in una serie di nuove sfide e progetti, intrecciando la fotografia alla scrittura, nel ruolo di documentarista e sceneggiatore di molte serie televisive.

I suoi libri e le sue fotografie sono ancora oggi dei capisaldi, imprescindibili, per chi si avvicina ancora a questo mondo e noi ne vogliamo sancire il suo testamento artistico con la sua bellissima definizione di fotografia (stranamente non umoristica):

La fotografia è il lavoro dell’anima

La fotografia di Elliott Erwitt

Fotografie ritrovate, non perse. Ediz. illustrata

Di Elliott Erwitt | Contrasto, 2021

Scatti personali

Di Elliott Erwitt | Mondadori Electa, 2015

Unseen

Di Elliott Erwitt | TeNeues, 2002

Elliott Erwitt. Ediz. italiana, inglese e francese

Di Angela Madesani | Silvana, 2013

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