Il mondo si divide in due categorie; che poi a voler essere onesti questa frase è talmente inflazionata che ormai si può parlare di categorie subatomiche della socialità. Comunque, non perdiamo il filo, il mondo si divide in due categorie:
Io appartengo alla seconda categoria. E ora vi spiego come sia possibile che chi soffre della magnifica dipendenza dalla lettura come me appena esce dalla routine giornaliera, appena l’aereo stacca l'ombra da terra, il treno lascia la banchina, l’auto supera la prima barriera telepass (dai ci siamo capiti), non la senta più. Basta, l’esigenza svanisce, si fa flebile, è solo un eco.
Apro il libro e dopo tre righe la mente si stacca dalla pagina e va dove vuole....ovunque ma non nella storia che mi stanno raccontando. Ma perché? Semplice: il libro è una porta che conduce in un mondo altro. Leggere è estraniarsi dal presente e dal punto fisico in cui ci si trova. Io, e tanti come me, quando sono in viaggio sono così immersa nel presente fisico e temporale che non voglio andare da nessuna altra parte. In altre parole, se sto dormendo in una casa sull’albero a Plettenberg Bay in Sud Africa, mettermi a leggere Murakami mi infastidisce. Perché mi devo chiudere in una stanza con la protagonista di After Dark quando sono realmente in un luogo bellissimo e posso davvero sentire la notte muoversi fuori dalle finestre con i suoi rumori così poco familiari? Meglio allora scegliere un compagno di viaggio più affine al luogo. In quel caso, per fortuna mi ero portata Un arcobaleno nella notte di Dominique Lapierre, ovvero la storia del Sud Africa dal 6 aprile 1652 ai giorni nostri.
Ho impiegato anni per apprendere questa abilità di fare collimare il luogo con la lettura, per anni ho errato in tutti sensi leggendo Efraim Medina Reyes in Canada, Banana Yoshimoto tra il Nevada e lo Utah, Arto Paasilinna a San Pietroburgo o Herman Koch in Sri Lanka! Naturalmente i libri in questione li ho letti una volta tornata a casa, circondata dai miei mobili, i miei suoni e i miei odori, sulle metropolitane e treni che portano in posti che già conosco.
Ho provato anche a leggere al mare, al lago, al fiume, sull’oceano. Nulla, la linea dell’orizzonte è sempre più interessante che ritrovarmi su una Jeep in Islanda. Ho invece passeggiato per il Vietnam con Oriana Fallaci pronta a spiegarmi come sono andate le cose, mentre Los Angeles ha fatto da sfondo a Buongiorno Los Angeles di James Frey, ed è stato bellissimo. La Giordania è stata magica per tante cose, ma anche grazie a Thomas Edward Lawrence. E se questo non dimostra che ho imparato la lezione, per lo meno sto raddrizzando il tiro.
Il compromesso che ho trovato è partire con dei saggi. In fondo sono sempre ben predisposta a imparare cose nuove o conoscere nuovi punti di vista; trovo quindi che un saggio antropologico (L'altra metà di Dio di Ginevra Bompiani), un saggio di sociologia (Chi sono i padroni del mondo di Noam Chomsky), un saggio sull’evoluzione (La sesta estinzione di Elizabeth Kolbert) o un saggio di fisica (Il grande disegno di Stephen Hopkins) si sposino bene con qualsiasi panorama oltre la pagina.
Partite senza libri non è contemplato, neppure quando in uno zaino devo fare stare tutto ciò che può servirmi per 20 giorni con 3 climi diversi. Piuttosto me li porto in mano tra uno scalo e l’altro maledicendomi. Alcuni viaggiatori hanno optato per l’eBook reader, io non riesco a leggere su schermo e sono troppo naïf per rinunciare alla pagina ci carta. E poi la soddisfazione di vedere il viaggiatore di turno con il bell’eBook reader scarico vagare per l’aeroporto di Doha in cerca di un adattatore per la corrente non ha prezzo! No dai, non sono così meschina. Alla fine un libro gliel’ho anche prestato: un testo di self help comprato in aeroporto per ingannare l’attesa, perché ovviamente: vuoi non comprare un libro in più?
Altre leggende librarie
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| Feltrinelli, 2013Di
| Iperborea, 2002Di
| Neri Pozza, 2018Di
| Feltrinelli, 2014Di
| Einaudi, 2013Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
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