Quando un luogo, uno spazio estraneo si fa via via più familiare, sembra normale arrivare ad abbassare difese, remore e, a volte, anche un contegno dignitoso. Se questo vale per ogni “non luogo” che a poco a poco trasformiamo con l’abitudine e la frequentazione in un nostro spazio o in una intima “comfort zone”, non potete immaginare come una libreria, che abbia spazi fra gli scaffali per permettere a un cliente di leggere o sfogliare qualche libro, si possa trasformare nell’immaginario del lettore di passaggio.
Seguendo le tracce dei più stravaganti oggetti dimenticati in libreria, il più delle volte neanche ricercati nelle ore o nei giorni successivi dai distratti clienti, proviamo a raccontarvi giocando con l’immaginazione, in quali mondi la lettura appassionata può trasportare il lettore.
Sorvoliamo sugli oggetti dimenticati abitualmente: ombrelli, borse, valigie, cappelli, sciarpe e telefonini che sono all’ordine del giorno, e che il più delle volte tornano ai rispettivi proprietari, e soffermiamoci su quelli un po’ più inconsueti.
Che la lettura distolga l’attenzione dall’ambiente circostante, ci renda meno vigili su ciò che ci circonda, è scontato. Un po’ meno se succede al di fuori della propria casa o del divano del proprio soggiorno. Ma il lettore, si sa, si muove disinvoltamente fuori come dentro casa quando è immerso e perso tra le righe di un bel libro! Così più volte troviamo clienti sprofondati in poltrona a piedi nudi. Le scarpe, spesso un po’ più in là, sotto uno scaffale, e quando, gentilmente lo si fa notare al cliente, questi sembra riemergere da un sogno lontano. Copertine sulle ginocchia, e sovente dimenticate sulla poltrona e ritrovate all’indomani, cinture e orologi, questi un po’ curiosi come reperti, ma si sa, la lettura necessita comodità.
É capitato anche di trovare resti di spuntini fossilizzati nascosti tra gli scaffali, bottigliette, ma anche pettini come souvenir di una permanenza protratta nel tempo o ripetuta nei giorni. A dimostrazione di questi “affezionati” lettori: segnalibri fra le pagine di libri lontani dal loro luogo di pertinenza, e dall’ordine alfabetico del loro autore, in spazi conosciuti solo all’abitudinario lettore, non conscio tuttavia dell’esperto occhio del libraio che nota subito l’oggetto fuori luogo e lo risistema a scaffale.
Degni di suggestioni e curiose supposizioni mattutine è stata anche una piantina verde, con tanto di vaso, trovata sugli scaffali, o alcune rose appassite sulle poltrone. Impronte e tracce silenti di solitudini, chissà se volute, (la lettura egoisticamente le richiede), o sofferte e subite. Rose appassite per un appuntamento mancato? Lasciate appositamente come segno di una delusione o di un ricordo sofferto?
A volte un oggetto vuole essere ritrovato senza essere stato smarrito. É il caso di una lettera, trovata nelle pagine di un libro, con appena un angolo esposto. La calligrafia, adolescente, e il sogno di un incontro tra gli scaffali. Non ricordo le parole, ma le emozioni, di chi lasciava un messaggio a un coetaneo, incontrato in libreria, per rivedersi. Inutile dire che la lettera è stata rimessa al suo posto, foriera di romantiche aspettative.
Altre leggende librarie
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