Arrivi e partenze

Rancore è il nuovo giallo di Gianrico Carofiglio

Illustrazione di Laura Bornea, 2021 - la sigla delle interviste "Il profumo delle pagine" è cantata da Laura Salvi - compositore Marco Zoppi

Illustrazione di Laura Bornea, 2021 - la sigla delle interviste "Il profumo delle pagine" è cantata da Laura Salvi - compositore Marco Zoppi

Nel sentir parlare Gianrico Carofiglio di scrittura ci si accorge subito del suo tono di voce misurato e dell’attenzione con la quale sceglie le parole. Forse è proprio da questi particolari che emerge il rigore dell’uomo di legge.

“Quando scrivo, cerco di attenermi alle norme di The Elements of style, uscito negli anni Trenta. In particolare, alla regola 17: evitate le parole non necessarie. Di idiosincrasie ne ho tante, ma forse la più spiccata è che in generale detesto – detesto davvero – le esercitazioni di stile, quella scrittura fatta per far vedere quanto si è bravi a maneggiare la nostra lingua. La trovo al limite dell'immoralità letteraria”

E di crimini – non solo stilistici – Gianrico Carofiglio se ne intende.
Prova ne sia il suo ultimo romanzo giallo, Rancore, che trova ancora al centro della scena la misteriosa ex PM Penelope Spada. Un vero e proprio caso di nomen omen, perché la protagonista del libro racchiude in sé la tenace pazienza dell’eroina omerica e l’affilata astuzia di chi ha imparato a guardarsi sempre le spalle.

Rancore
Rancore Di Gianrico Carofiglio;

Un barone universitario ricco e potente muore all'improvviso; cause naturali, certifica il medico. La figlia però non ci crede e si rivolge a Penelope Spada, ex Pm con un mistero alle spalle e un presente di quieta disperazione. L'indagine, che sulle prime appare senza prospettive, diventa una drammatica resa dei conti con il passato, un appuntamento col destino e con l'inattesa possibilità di cambiarlo

“Il personaggio di Penelope per me è stato un po’ una scommessa” ammette Gianrico Carofiglio “perché non capita spesso di vedere una protagonista femminile raccontata in prima persona da un uomo. Su di lei avevo incentrato anche il mio libro precedente (La disciplina di Penelope, NdR), che originariamente doveva restare un romanzo solitario… ma, come spesso capita, il personaggio ha preteso un maggiore spazio vitale. Ha voluto raccontare sé stessa e la propria visione del mondo”.

Una visione del mondo spesso disincantata, in cui non si ha paura di ammettere che il sistema dei delitti e delle pene su cui si basa la giustizia italiana è spesso fallace: la punizione inflitta al colpevole dalla legge spesso non è altro che “un’illusione ottica”, perché ciò di cui la vittima ha davvero bisogno per poter andare avanti con la propria vita è soltanto la verità.

Ne Rancore, Gianrico Carofiglio onora la lezione del maestro di sempre Dostoevskij e ci regala una propria personalissima versione di un Delitto e castigo ambientato nel marciume del baronato universitario milanese.

Il crescendo di suspence è la cifra stilistica dello scrittore, che però nella nostra intervista ci ricorda perché non si debba mai tentare di ingannare il lettore: “Barare è vietatissimo. Il mio è più un gioco di prestigio, e come tale ha le sue regole… non si può basare su trucchi da quattro soldi. Per dirla in modo elementare, chiunque potrebbe intuire chi è il colpevole, perché nel corso del libro fornisco al lettore tutti gli elementi per capirlo. Il mestiere dello scrittore consiste nel dissimularli”.

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